giovedì 1 marzo 2012

Il III centenario di San Luigi Gonzaga

"La Famiglia Cristiana", 15 luglio 1891 (Festeggiamenti a Santa Croce per il III centenario dalla morte di San Luigi Gonzaga),

CORRIERE DELLE GIUDICARIE
S. Croce 13 luglio. Quale spettacolo mai più visto dava ieri il colle di S. Croce durante tutta la giornata! Archi trionfali in tutti i lati, bandiere colossali che sventolavano sul piazzale in tutti i colori i più smaglianti, con altre numerose dalle antenne degli archi e dalla guglia del campanile; palloncini colorati innanzi alla facciata della chiesa e attorno al colle da dove s'estolle il colossale monumento della Croce. Una folla di popolo giudicariese di qua e di là del Durone da non potersi numerare, ma che ad occhio e croce ben si potea supporre di circa 7 mila persone. Suoni della musica di Roncone, cori popolari, spari di mortaretti fino a 700, fuochi bengalici d'artificio fino alle ore 10 di notte, ed illuminazione della facciata della chiesa con bellissimo trasparente di W. S. Luigi Gonzaga. Ben riuscito il giuoco popolare alle bocce di sei vecchioni del paese in costume del secolo passato, che si dovette poi abbreviare nella ressa del popolo che attorniava quei 6 individui che assieme contavano 500 anni. Tutto questo in piazza. - Imponentissima ed eficantissima sopratutto la festa religiosa preceduta da triduo solenne. In tutti i tre di precedenti il popolo stipato pendea estatico dalle labbra dotte, eloquentissime dell'oratore, il Canonico Lenzi oriundo di Bologna. I tribunali di penitenza erano assiepati dì e notte. La Comunione generale dei soli ragazzi e ragazze superò i 500 individui, quella degli adulti i 700, senza contare centinaia d'altri che non potendo farne parte si comunicarono nelle loro curazie.
Processione a Santa Croce
La S. messa solenne cantata dal presidente del comitato per le feste veniva accompagnata da scelta musica sacra. Fece ottimo effetto la messa VI dell'Haller cantata da 60 cantori, quasi tutti novelli, dei tre cori di Madice, Saone e Quadra, i quali poi cantarono i vespri con musica e durante la processione. Al panegirico del Santo, lettosi dopo il vespro, la chiesa rigurgitava di popolo in modo che si attribuì a miracolo il non lamentare la minima disgrazia. La marcia della processione era veramente imponente ed edificante. Precedevano la croce ed uno stendardo dei ragazzi portanti bandiere colorite, seguivano: la croce e lo stendardo dei giovani, altra croce e stendardo degli adulti. La Compagnia del SS. Sacramento (confratelli con candela), lo stendardo e la croce dei cantori e della musica banda, la statua del Santo in mezzo a torcie e 4 stendardi, il clero, croce e stendardo dei sindaci, la Compagnia del SS. Sacramento (consorelle tutte in velo bianco con candela), croce e stendardo delle ragazzette con mazzetti di fiori, croce e stendardo delle giovani, croce e stendardo delle donne. Davanti alla casa Salvadori un arco trionfale lasciava passare la sola processione e trattenea la folla immensa degli spettatori. Vicino a Druedo alla svolta della processione eravi un'altro arco trionfale (sistema Eiffel) di 22 metri d'altezza, ed un altro all'ingresso del piazzale a doppio arco gotico, dal quale fino alla chiesa stavano serrate due enormi masse di popolo che avrebbe fatto sussultare il cuore più scettico. Chiudea la cerimonia religiosa il Te Deum cantato da tutto il popolo.
Ad tre 6 pom. il Comitato per le feste passava all'estrazione del vaso della fortuna; e dal palco ai piedi della gran Croce, ove si gridavano le grazie, lo spettacolo di tutto quel popolo, di piccoli e grandi, di giovani e vecchi, di donne e di uomini, di contadini e signori, di preti e laici, imponea solennemente e facea allargare il cuore con i palpiti della più gran gioia.
Nissuna disgrazia in tanta calca, nissun stravizio in tanta arsura di sete, nissuna rissa in tanta varietà di persone, tutto un entente cordiale di cis e transduroniani, di indigeni e forestieri; un trionfo infine della fede avita, ed uno smacco rabbioso del cerbero infernale e di quei pochi che ancora lorda la sua bava pestilenziale.
Le cose si fanno o non si fanno, ed i figli di S. Croce in tutta la loro proverbiale generosità han fatto capire che veramente han fatto un III Centenario di S. Luigi degno di essere ricordato ai posteri con bianchi marmi albo signanda lapillo.
R.
Nel prossimo numero daremo l'elenco delle vincite, il quale ci venne favorito dal Comitato promotore.

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