martedì 21 febbraio 2012

L'emigrazione nelle Giudicarie

"La Voce Cattolica", n. 61, 28 maggio 1881 (L'emigrazione dalle Giudicarie in  Argentina, nel Regno d'Italia e nel nord Europa)

L'emigrazione nelle giudicarie. Abbiamo da Lomaso questa interessante relazione: il popolo giudicariese già fino ab antico emigra regolarmente nei mesi invernali in cerca di lavoro nel limitrofo Regno d'Italia. Quest'emigrazione, sia per la popolazione numerosa che abita queste valli, sia per il clima troppo rigido dell'inverno che impedisce ogni utile lavoro nella campagna, fu sempre ritenuta utile anzi necessaria, e perciò durerà sempre finché il numero de' nati d'ogni anno supera di gran lunga i morti, e le famose ghiacciaie dell'Adamello stanno qui sopra noi vestite di bucato. I nostri geologi trovano le traccie de' ghiacciai perfino tra mezzo agli oliveti d'Arco; chi sa mai, che i nostri tardi nipoti non trovino un dì gli ulivi alle falde della Tosa e le zangole delle nostre malghe cambiate in tante tinozze per la vendemmia? Allora, ma allora solamente, si darà un bell'addio alle pianure lombarde e si resterà a casa propria, benedicendo al progresso... geologico! Ma per adesso, mentre il nostro sole ci riscalda con una media in gennaio di 2°1/2 Reamur sotto zero, non potranno a meno i nostri uomini di solcare il caro Benaco al novembre colla scure e la sega in ispalla od altro simile gioiello, abbandonando i vecchi, le donne, i ragazzi, alla sorveglianza del curato e del capocomune, per ritornare poi a Pasqua più robusti in salute e con qualche lira in saccoccia per far tacere, la lima importuna del compare ricevitore.
Il parlare contro quest'emigrazione sarebbe per lo meno inutile; va anzi lodata, ed è a desiderarsi che continui come per il passato, se non si vuole finir col morir di fame. E' ben vero che abbiamo fatto un bel progresso specialmente in pastoreccia e caseificio, e se i nostri caselli, non sono proprio alla svedese e le nostre vacche non sono puro tipo svizzero o tirolese, sono però giudicariesi e rendenesi, e tanto basta perché sì le vacche che i loro frutti girino il mondo liberamente senza altri passaporti corredati di certe marche particolari; ma ad onta di tutto questo, c'è un progresso orribile di balzelli comunali, distrettuali ecc. cha fa necessario alla maggior parte dei nostri uomini lo svernar, non nelle maremme, ma sì sui fienili del regno d'Italia.
Anche dal lato morale, stando sempre al mio giudizio, che vale quello di un altro qualunque, non troverei nulla da condannare in quest'emigrazione. In prima gli emigrati vanno in un paese della medesima fede e della stessa lingua, e secondariamente vivono a gruppi di dieci o dodici sotto la direzione di un capo compaesano, che per lo più fa da padre ai più giovani; abitano i paesi di campagna con tutta la comodità di santificar le feste, di udire la parola divina, e ricevere i SS. Sacramenti, come fossero a casa propria. Non nego che da parecchi anni sia entrata nell'Italia superiore travestita di libertà, la licenza ad ogni mal fare, ma c'è però il clero che predica forte e zela con coraggio la salute delle anime, ed i nostri vanno ogni Domenica ad ascoltarlo volentieri e con ciò si mantengono buoni, o meglio tali quali partirono.
In questi ultimi anni fatalmente l'emigrazione invernale in Italia si diminuì a cagione dell'emigrazione ai lavori delle strade ferrate. Ho detto fatalmente, perché quest'emigrazione fu proprio fatale per questi paesi sotto ogni aspetto. Primieramente, dovendo per lo più andare al settentrione, questi giovani lavoratori abbandonavano il paese quando c'era più bisogno di lavoro, nell'estate, e le terre restavano prive di braccia robuste. Secondariamente, se sulle prime si mandava a casa un po' di denaro, perché nell'emigrato continuava l'economia imparata a casa e nell'Italia, poco tempo dopo non si pensò punto alla patria, ai genitori. La solita corrispondenza epistolare non si manteneva più, ed avvenne quello che tutti lamentano, cioè in pochi anni i nostri giovani ritornano a casa dai lavori delle strade ferrate, senza un soldo in saccoccia e con tutti i sette vizii capitali addosso. Ma, grazie a Domine Iddio, pare che questo flagello vada ora diminuendo, specialmente dopo di aver pagato un buon contributo al traforo del Gottardo in morti, feriti ed ammalati. Sarà un bene per tutti noi ed una fortuna pel paese quando avrà fine, simile emigrazione.
E l'emigrazione per la Merica non è conosciuta ancora in Giudicarie? Piano con questa benedetta America; sì, la conosciamo anche noi e forse meglio degli altri. Sentite. Con lode di questa gente, bisogna dire, che riguardo all'emigrazione americana, i giudicariesi operano da giudiziosi veramente e non fecero come tanti altri, forse più spensierati che bisognosi, coll'emigrare in massa ed alla cieca. - La faccenda qui da noi sta in questi precisi confini. - L'emigrazione a famiglie intiere non si conosce affatto, ma si limita a soli individui di qualche famiglia. Già da molto tempo qualcuno de' nostri s'allontanava dalla patria e finiva in America, ma era qualche avventuriero accompagnato più dalla compassione che dal desiderio di essere imitato. Ultimamente ritornò qualcuno di questi primi emigrati dalla repubblica Argentina con un buon peculio, e con buone notizie. Al suo ritorno per l'America lo seguirono altri, e questi alla loro volta rimpatriarono con qualche sterlina in saccoccia. Dopo pochi mesi questi ultimi ritornarono a Buenos Ayres con più numerosa comitiva, cosicché nella sola parrocchia di Lomaso si contano ora più di 50 (cinquanta) individui emigrati nella repubblica Argentina e quasi tutti sparsi quà e là in una medesima provincia verso le pianure del Pampas. Sono quasi tutti figli di famiglia ed emigrano temporariamente colla speranza di tornare dopo di avere ammanito un po' di peculio per migliorare lo stato domestico dei loro famigliari lasciati in Europa. I lavori a cui sono occupati colà si limitano esclusivamente a quelli dell'agricoltura e della pastoreccia a prezzo per lo più fisso mensilmente in servizio di qualche gran possidente di Buenos Ayres. La mercede è discreta, per non dir buona, e chi usa economia e lavora con costanza e fedeltà, ogni anno può mandare una bella sommetta alla sua famiglia. Il clima è mite e sano; la posizione topografica è quasi piana intieramente senza monti e senza boschi; il cibo quotidiano è la carne di vacca e di pecora. La comunicazione con Buenos Ayres, che dista dagli emigrati due giornate, si fa per ferrovia e parte colla posta cavalli (Galèra). Le abitazioni per lo più sono isolate lungo la strada principale ed in continua relazione perciò colla capitale.
Manca però il principale a questi nostri americani, cioè l'opportunità di santificar le feste coll'ascoltar la S. Messa, la predica e ricevere i SS. Sacramenti regolarmente. Di quando in quando, ed alle volte ogni settimana, passano di là i missionari cattolici, e con quest'occasione possono tutti soddisfare ai bisogni dell'anima. La spesa pel viaggio fino a quella parte ammonta per ogni persona a fior. 120. - Ma nissuno parte alla cieca o alla sorte, ma aspetta sempre un invito di un fratello, d'un parente o d'un amico che colà lo chiami, cosicché tutti coloro che fin qui sono partiti per quella volta si trovano ben collocati e contenti della loro situazione. Le arie veramente buone dell'Argentina non sembrano sì pestilenziali come quelle settentrionali d'Europa, perché non levano la mente e non corrompono il cuore. Tutti questi emigrati infatti scrivono di frequente e non di rado con acchiusa qualche cambiale facile a scontarsi anche presso le nostre banche. La patria resta loro impressa nel cuore così che appena credono di poter far senza America, ritornano giulivi ai loro monti e ritornati non portano lo scandalo né il lusso, ma invece una buona volontà di lavorare e di far bene. Se questa emigrazione continua così ben regolata come al presente, sarà utile, utilissima, e servirà come ancora di salvezza nel presente patatrack finanziario.
Conchiudo dunque (sarà una conclusione da miope, poco importa) a mio modo così: per le Giudicarie è necessaria l'emigrazione invernale in Italia; è utile, intesa come sopra, l'emigrazione anche in America, ma è dannosissima sotto ogni aspetto l'emigrazione ai lavori delle strade ferrate.
R.


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