Fu la stessa Dieta tirolese a favorire interventi che agevolassero la
diffusione cooperativa: nel 1881, per suo diretto impulso, era nato
il Consiglio provinciale d’agricoltura, un’agenzia pubblica con
il compito di favorire la ripresa e la razionalizzazione del settore
primario. I Consorzi agrari distrettuali furono dirette emanazioni di
questo organo. Tali enti si occupavano di promuovere migliorie
agricole, l’istruzione agraria, discutere e interferire sulle
sovvenzioni offerte dallo stato ma anche promuovere l’acquisto
cumulativo di sementi o scorte agrarie. Fu proprio l’ideale
democratico sviluppatosi all’interno di questi enti che riuscì a
vincere la diffidenza dei contadini e fu alla base del successivo
sviluppo delle Famiglie cooperative.
I consorzi agrari distrettuali agivano tramite delegati per le varie zone e avevano due organi di stampa: “L’Almanacco Agrario” a partire dal 1883 e il “Bollettino” dal 1885. Il Consorzio agrario distrettuale di Santa Croce era nato nel 1883 sotto la presidenza di
don Luigi Bellotti cooperatore del parroco Guadagnini.
Successivamente aveva rivestito questa carica il parroco Giovanni
Battista Lenzi.
Due particolari testimonianze riguardano l'attività svolta da un delegato, Antonio Merli, per conto del consorzio agrario di Santa Croce. Nel primo documento il delegato riferiva riguardo alla riscossione
della tassa sociale e al fatto che vi erano lamentele riguardanti il
mancato ricevimento dell’ “Almanacco Agrario”. Inoltre
avvertiva che gli avvisi riguardanti il solfato di rame e le sementi
erano stati tolti dalla bacheca prima che molta gente avesse potuto
vederli.
Nel secondo Antonio Merli raccontava della sua visita in casa della
zia del defunto Romedio Merli per riscuotere il conto del solfato di
rame. La donna però riferiva che finché il medico Parisi di Premione non le avrebbe dato le cento corone che le doveva non poteva
pagare il conto ed esibiva un foglietto, probabilmente del medico, in
cui stava scritto “che lastagaquietta che da qualche volta che
pasera igefaro gli suoi contii”. Nel 1889 il neo-presidente del Consorzio di Santa Croce don Guetti
infatti sostenne che “si facessero al Ponte delle Arche depositi
di pompe irroratrici [..] e di solfato di rame.” I soci
comprarono venti pompe con l’aiuto del consorzio che coprì un
terzo della spesa.
Tutto ebbe inizio nel 1888 con la presidenza del Consorzio di Santa
Croce nelle mani del parroco don Lenzi. In seguito alla gelata del maggio 1887 il Consorzio aveva ottenuto un sussidio di 700 fiorini
dall’Eccelsa Giunta Provinciale per i contadini poveri, per
“comperare una rispettiva quantità di grano da cedersi agli
agricoltori bisognosi a 10 soldi almeno sotto il costo”.
In un primo momento questa posizione, sostenuta dal presidente e
dal segretario don Guetti, costituiva la minoranza del consiglio
mentre la maggioranza si espresse perché “il Consorzio col
sussidio elargito comperi tanto grano turco e, […], venga
distribuito gratis, a mezzo dei curatori d’anime, agli agricoltori
più bisognosi”.
Già nel 1888 don Lorenzo aveva intuito che con questo sussidio
sarebbe potuto nascere un magazzino cooperativo: “Questo
eventuale magazzino consorziale mi avrebbe i colori verdi di bella
speranza, perché potrebbe finire in un magazzino cooperativo, e voi
sapete quanto buon sangue mi fa questa parola, quando è associata
agli interessi agricoli del nostro paese”.
La
proposta della maggioranza, come spiega don Lorenzo, non
fu tuttavia messa in pratica sia per le oggettive difficoltà
nell’individuare le persone più bisognose sia perché la stessa
Giunta provinciale aveva ordinato di seguire le idee della minoranza
su invito della presidenza consorziale. Una
nuova istanza della precedente minoranza sostenne l’acquisto
cumulativo di farina e “si
convenne dai Delegati consorziali che il prezzo della farina fosse
minore di 2 soldi il kg, ossia fiorini 2 al quintale sotto il costo
posto al ponte delle Arche, affinché i contadini bisognosi
prescelti, sentissero un reale vantaggio dall’azione di soccorso
intrapresa dal Consorzio”.
L’azione
del Consorzio di smercio cumulativo di farina inferiore al prezzo del
mercato costituì un successo e fu ripetuta due volte. In seguito
tuttavia, il parroco Lenzi fu costretto a dimettersi dalla carica di presidente del Consorzio il 21 agosto 1888 probabilmente a causa dello scompiglio suscitato dalle proteste dei mercanti di grani e dai mugnai. Il Consorzio decise di continuare le distribuzioni di farina: furono
acquistati 300 quintali di farina dati in più riprese a ben 800
famiglie bisognose.
Da queste esperienze don Lorenzo ricevette stimoli e conferme
sull’importanza di dedicarsi alle realizzazioni cooperative e
propose al Consiglio provinciale d’agricoltura di studiare uno
statuto semplificato per favorire la nascita nei paesi di Casse
rurali sul modello Raiffeisen. Nacque così una fitta collaborazione tra il segretario del Consiglio
provinciale d’agricoltura Giovanni de Zotti e don Guetti. Ma mentre
si lavorava nella prospettiva di fondare una Cassa rurale nacque “per
circostanze accidentali” una cooperativa di smercio e consumo. Alcuni possidenti del Bleggio, come lo stesso don Guetti ci racconta, avevano chiesto a dei mulattieri di ritirare per loro conto alcune
merci a Trento e Riva visti i prezzi più convenienti rispetto a
quelli esercitati in paese, ma i negozianti dei paesi si erano
opposti. Per questo motivo i privati, prendendo spunto dagli statuti
dei magazzini cooperativi portati dagli emigranti ritornati dal
Piemonte, fondarono una cooperativa. Senza dubbio l’impegno di don
Lorenzo svolse un ruolo fondamentale in questo processo come emerge
da questo articolo.
“Due
anni fa mi si presentano alcuni miei amici popolani e mi colpiscono a
bruciapelo con questa domanda: -Lei signor Curato, ci deve fare un
piacere.- Ed è? -Quest’inverno siamo stati in Piemonte; abbiamo
visto e provato quanto bene fanno colà i magazzini cooperativi; Lei
deve aiutarci a metter su qualche cosa di simile anche qui da noi.-
[..] -E la prossima domenica, finite le funzioni della sera, gli
amici furono puntualmente in canonica, e la cosa fu combinata [..]
Confronti di statuti di qua, consigli e pareri di là, fatto sta che
dopo due mesi si aveva abboracciato uno statuto qualunque che veniva
preletto ai primi futuri soci. [..] Consultai notai, avvocati, e
perfino consiglieri di tribunale, finalmente dopo un anno si poté
presentare lo statuto all’approvazione dei soci, e indi chiedere
che la prima Società cooperativa di acquisto o smercio di generi di
prima e più comune necessità fosse iscritta nei pubblici Registri
Consorziali”.
Finalmente
il 28 settembre 1890 a Villa, piccola frazione del Bleggio, nasceva la «Società cooperativa di smercio e consumo», che
don Guetti salutò così: «S.
Croce, 1 ottobre. Una buona notizia fresca fresca. Domenica
scorsa 28 settembre fu costituita qui una Società Cooperativa
di smercio e consumo con futuro magazzino di generi di prima e
comune necessità. Ne venne già nominata la prima Presidenza,
la quale deve ottenere la superiore approvazione e così dare
principio a una istituzione di belle speranze».
Primo presidente della
cooperativa di Villa fu Claudio Bleggi da Tignerone (1836-1905);
era celibe e apparteneva a famiglia benestante, con numerose
proprietà terriere; persona onesta e religiosa, lasciò un
legato di ben 2.000 corone in favore dell’Ospitale-Ricovero di Santa Croce. La prima direzione era composta da Luigi Bleggi
da Sesto (nato nel 1848, sposato con Virginia Parisi), Giuseppe
Serafini da Duvredo (nato nel 1852, marito di Angela Caliari),
Domenico Onorati «Marchese» da Bono (nato nel
1824, marito di Anna Buratti); Luigi Martini da Santa Croce
(nato nel 1838, marito di Eugenia Crosina), Antonio Frerotti da Madice (nato nel 1834, sposato con Veronica Martini, esecutore
con Antonio Rocca della scalinata che conduce al monumento alla
Croce presso lo spiazzo della pieve del Bleggio) e dal maestro
Daniele Speranza da Duvredo. Del consiglio di sorveglianza
facevano parte don Lenzi e Cesare Bleggi da Villa (nato nel
1841, marito di Maria Ravelli)
Don Lorenzo anche nel periodo successivo si prodigò per far conoscere e apprezzare l'attività della nuova cooperativa. Ne è un esempio la testimonianza riportata a questo link.
Don Lorenzo anche nel periodo successivo si prodigò per far conoscere e apprezzare l'attività della nuova cooperativa. Ne è un esempio la testimonianza riportata a questo link.
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