L’attività politica, nonostante gli insuccessi proseguì fino a
poco prima della morte il 19 aprile 1898 a soli cinquantuno anni per
un cancro all’esofago. La sicura morte gli fu pronosticata un mese
prima e da allora, come ricordò don Geremia Dalponte suo collega fin
dai tempi del seminario, cercò solo “con pietosi accorgimenti
di ingannare sé ed altrui sul conto del suo male”. Probabilmente
don Lorenzo da tempo si era reso conto della natura del suo male; ne
è testimonianza la pubblicazione sulle colonne dell’“Almanacco
Agrario” del “Testamento di don Mentore” in cui nell’ultimo
capitolo dava appuntamento in cielo ai suoi contadini per cui tanto
si era prodigato. La probabile causa della prematura
scomparsa, come sottolineava lo stesso don Dalponte, era da
ricercarsi nell’iper-attivismo di don Lorenzo nei confronti degli
ultimi della società a livello sociale, politico e religioso.
Un’attività così intensa che aveva notato anni prima lo zio don
Lorenzo Guetti senior: “Ancor tre anni di vita: non può durarla
così”. Il primo aprile 1898 tornò da Vienna e per dieci giorni riprese le sue consuete attività come dimostra una lettera datata 5 aprile 1898 in cui rispondeva, quale presidente della cooperativa di Fiavé ad alcune richieste della Cassa distrettuale per ammalati di Tione.
Ma il peggioramento era imminente e fu così che il 19 aprile 1898 prima di morire “fece
radunare attorno a sé i fratelli, cui diede l’ultima benedizione
ed i più santi ricordi”.
Ecco come il quotidiano liberale “Alto Adige” ricordava il giorno
del suo funerale:
“Imponenti oltre ogni dire riuscirono gli estremi onori resi
alla salma di questo benemerito sacerdote, tali da dare solenne
affermazione al grande amore, all’intenso affetto, all’alta
stima, che con una vita di sacrificio consacrata al bene dei suoi
simili aveva saputo ispirare ai suoi curaziani [..]”.
“Lungo tutto il percorso da Fiavé a Vigo in cui si impiegarono
più di due ore, con una processione lunga oltre 2 kilometri, uomini,
donne e fanciulli preganti e piangenti che alla loro volta si univano
al corteo [..]”
“Calava la sera quando, coperta la bara, la moltitudine si
staccava a malincuore dal cimitero di Vigo donde si scorgono quasi
tutti i paeselli del tranquillo ed ameno bacino di Giudicarie ed in
cui il povero Don Lorenzo aveva espresso il desiderio di essere posto
a dormire l’ultimo sonno, quasi presago che il suo spirito
tutelare, non indarno invocato saprà indicare nei momenti difficili
ai vicini e ai lontani, coll’esempio luminoso della sua vita
mortale, la retta via dell’onesto, e del vero che convien seguire a
chi vuol ben meritare del Paese e lasciare tanta eredità d’affetti”.
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