mercoledì 1 maggio 2013

Schizzi di storia contemporanea V (a, b)

"La Famiglia Cristiana", 26 febbraio 1892

Dalla Montagna, 24 Febbraio.
5. Le elezioni suppletorie alla Dieta. a) Accordi impossibilitati. – In conseguenza della dimissione del mandato di tutti i nostri deputati dietali, divennero necessarie nuove elezioni di supplemento. Di fronte alle cose avvenute alla Dieta nell'ultima sua sessione, quale era la risposta più naturale, più giusta e più parlante che dovea dare il Trentino? Quella sicuramente, di rieleggere tutti i dimissionari. Lo stadio raggiunto lo richiedeva, e questo sarebbe stato un punto d' appoggio per saltare in avanti di un buon tratto e forse arrivare alla meta anzi il tempo creduto.
Ma a ciò fare s' incontrava lo spauracchio nero del compromesso, il quale, dinninguardi, non si dovea mai più risuscitare, cascasse il mondo tutto ! Dunque?.. Ognuno per la sua via, ecco il palladio della salvezza della patria! Ed i puritani si fanno redivivi, ingrandiscono a forza di lenti convesse la rovina del cattolicismo che sarebbe derivata da una nuova tregua coi liberali. Sempre generosi però i clericali nazionali! Non volete compromessi? Non volete tregua? Ebbene; anche senza compromessi la concordia potrà essere salva, basta che il bene del paese ci stia a cuore sinceramente. I clericali camminino per la loro via sull'esempio delle elezioni di marzo, ma non dimentichino il paese; e la nota nazionale che li fece trionfare nelle elezioni dell'impero, non sia dimenticata in queste per la Dieta: anzi qui è il vero campo di accentuarla quanto mai.
Benissimo. Via le chiesuole, unione di tutti i clericali in un sol corpo compatto e forte. Tanto meglio, riusciremo invincibili. Formiamo un programma netto, franco, esplicito, sinceramente, apertamente nazionale, migliore ancora di quello per le elezioni al Consiglio dello impero, giacché quì ora si tratta della autonomia desiderata, voluta ad oltranza da tutto il paese. Dunque all'opera ...
E quì incominciano le dolenti note. Vecchi e giovani conferiscono per raggruppare tutte le forze clericali in un sol fascio e spingerle a battaglia cor unum et anima una, per Dio e per la Patria trentina. I veterani di ieri sono i capitani dell'oggi, e questi spiegano chiaramente ch'essi sono pronti a combattere fino all'ultimo quando sulla bandiera appaia luminosa la scritta della nazionalità subito dopo quella della Religione. Ma il paese, dopo una lunga storia dolorosa, e dopo gli ultimi fatti dietali, è fermamente convinto, che si debba venire a quella tattica di combattimento che astensione si chiama, arma temuta dagli avversari, e proficua ai deboli. Noi – così i veterani – non vogliamo star contro al paese in questo suo giusto criterio, noi stiamo per l'astensione francamente. Le ragioni, che a ciò fare ci persuadono sono molte e forti, fra cui questa; che fra le nostre file vi sono tutti i deputati dimissionari, i quali se venissero eletti non possono ritornare colà dove si ebbero quello schiaffo di data sì recente. Questa è la via che fu intravveduta e incominciata dai nostri maggiori, rotta poi da inesperti figli, ma che ora con felici auspici s'incamina dai tardi nipoti.
– Ma questa è la via dei liberali, e non deve essere la via nostra ...
– No, è la via del Trentino tutto; i liberali la capirono meglio di noi e presto; e se noi non vogliamo dividerci dal paese, se noi non vogliamo tirarci adosso un enorme addebito di antinazionalità, dobbiamo battere anche noi l'astensione.
– Ma su questo punto noi non andiamo d' accordo, insistono i novellini; e per essere un po' più creduti lo fanno dire e ripetere da un maggiore di loro che prese a capitanarli, abbandonando così i commilitoni d'un tempo. Noi stiamo per l’intervento alla Dieta.
È inutile il sottomettere loro gli argomenti più convincenti, le ragioni più forti, i bisogni più urgenti che militano per l'astensione; essi, senza argomenti, senza ragioni, si ostinano nell'intervento.
– Ma se vi ostinate in ciò, avrete tutti i clericali del Trentino divisi, la gran maggioranza sarà a voi contraria, sarà proprio un perdere quello che si ebbe guadagnato nelle elezioni di marzo, vi mostrerete proprio antinazionali, antitrentini, e fatti apposta per fare gli affari dei vostri avversari.
Tutto fiato sprecato. Que' pochi, come fossero nati allora, o come calamitati da una fata importuna, si vollero tener fissi nel programma dell'intervento. Ora, la gran maggioranza clericale, che era per l'astensione, sì doveva assoggettare ad una debole minoranza che volea l'intervento? Non già; sarebbe stato il più enorme tradimento. Fu quindi impossibile l'intendersi e l'accordarsi.
Ma ecco le fatali conseguenze: i veterani abbassano le armi di fronte alla tracotanza delle reclute, che da sole vogliono intervenire pella salvezza della patria, ed i nobilmente illusi per non essere chiamati massoni nè tirolesi, per non giurare certi patti, diedero un addio al mondo e si fecero frati. Poco su poco giù erano queste le ultime parole di un indimenticabile trapassato, colle quali faceva il suo testamento politico.
b) gli interventi in evoluzione.
Il partito dell'intervento, fattosi così padrone solo ed assoluto del campo, ben presto s'accorse d'avere assunto una gravissima responsabilità. Spaventato dall'abisso aperto per sua colpa nel campo clericale, viste le grosse forze che col suo operare sarebbero ridotte all'inazione, considerato come il paese con solenne plebiscito avrebbe lasciato i pochi giovani capitani senza milizie, ben si guardò dal pronunziare in pubblico la parola intervento con quella sicumera che ripetevasi nelle riunioni.
Le elezioni suppletorie alla dieta batteano alla porta; il tempo incalzava; i liberali aguzzavano le armi con più ardore nella fidanza ch'essi soli ora avrebbero spiegata la bandiera voluta dal paese; non c'era dunque tempo da perdere. Ma guai al nuovo partito se avesse spiegata apertamente la bandiera dell'intervento! Un enorme fiasco elettorale sarebbe venuto ad ecclissare non solo, ma a distruggere i suoi pretesi allori di marzo! – Dunque cambiamo bandiera? – No; sarebbe dare ragione troppo presto ai fratelli abbandonati. – Meno male però; il rinsavire non è colpa, ma merito. – È troppo presto ancora il tempo della penitenza; ma dunque che cosa si fa? I puritani dovranno venire alle mezze misure? Non è meglio questo ripiego? Sulle parole della bandiera, ove sta l'intervento, ci metteremo un doppio taccone, di un luccicare tale, che abbaglierà molti; ecco le magiche scritte: Indipendenza da ogni partito dissenziente dai principi cattolici, e libertà d' intervenire o meno, di andare o restare. Vero, che l'operazione sarà fatta in modo che quegli dagli occhi sani vi intravvedranno la scritta primiera; ma i miopi sono tanti ancora, e vedrete che la schiera che seguirà il nuovo vessillo non sarà piccola. (Continua)

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