mercoledì 1 maggio 2013

Schizzi di storia contemporanea V (e)


"La Famiglia Cristiana", 2 marzo 1892

Dalla montagna, 28 febbraio
e) Impressioni varie.
Tante teste, tanti pareri. La circolare-programma è già in mano ai presunti capi elettori. I pochi purissimi, sparsi (rari nantes) nel pelago tridentino, i quali si aspettavano dal Comitato un programma esplicito d'intervento (come ne dovea venire dalle premesse) si scandolezzarono da ingenui nel ricevere un programma quale non lo avrebbero forse concepito gli schiavi del liberalismo, cioè i nostri clericali che furono. Uh! si diceva, lasciare libertà di andare o restare è troppo. Bisogna intervenire assolutamente; c'è l' affare della scuola; ci sono i nostri fratelli d'Innsbruck che ci aspettano senza fallo; c'è il Governo che ci desidera! È troppo, è troppo! Ma ecco i puritani a rassicurare gl'ingenui, come qualmente in tempo di lotta gli stratagemmi ci vogliono, e che questo, data la fonte d'origine, era proprio tale. E que' buoni si acquetarono.
Ma la gran maggioranza del paese clericale-nazionale intese il latino, e lasciò dormire la circolare-programma; e, per non dire peggio, la mise agli atti fra i pezzi da non evadersi. Non mancarono gli ursorii; ma fu un predicare al deserto. Udite dalla bocca stessa dei compilatori la dolente nota, in data 2 dicembre, dunque tre mesi dopo precisi:
Questo programma.... dall' epoca nella quale venne proposto fino a qui, fu da taluni messo in sospetto, male interpretato, combattuto, trascurato. Dove troveremo la causa di questi sospetti, di queste cattive interpretazioni, di queste trascuranze? Nei dimissionari, dicono quelli del Comitato. È vera questa accusa, o meglio non sarà colpa di coloro stessi, che postisi ad ingaggiare una lotta di fronte alla volontà del paese, non ebbero il coraggio di dire le cose nette e chiare? Si gridò ancora alla mistificazione; ma chi mistificò il paese, se non coloro che usarono i mezzi termini, che fecero le evoluzioni, e che da interventisti sfegatati si coprirono poscia colla veste della guerra al liberalismo e dell'ibis redibis non di andare o non andare alla, Dieta? Ma, si ripete, furono i liberali che vennero fuori col tranello dell'astensione per aver modo di vincere qualche seggio; chè altrimenti sarebbero restati vinti in tutti i collegi. Invece, si può rispondere, i liberali conobbero meglio la situazione, capirono che il paese vuole l'astensione e non già un partito; e sostennero il paese in questo punto, e l'astensione con ciò divenne la condizione sine qua non d'essere patriotti o meno.
Ma v'ha di più. I liberali per guadagnare proseliti al loro partito, lasciate le fisime, assunsero di appoggiare tutti que' candidati che a priori stavano per l'astensione, di qualunque colore essi fossero; e que' clericali stessi, che furono sconfessati e rigettati dal Comitato cattolico, perché astensionisti, anche questi furono proposti dai liberali. Fu politica quella, e politica veramente ammirabile! Col purismo si va poco avanti ai tempi che corriamo! Il Comitato cattolico avea belli e preparati, se li voleva, nove candidati già esperti e ben voluti dal paese; se li avesse accettati e vi avesse aggiunti degli altri nomi per formare la dozzina, quella dozzina sarebbe riuscita; ma si volle rinnegarli, o per farli suoi il Comitato pretendeva da loro che si battezzassero colle acque torbide del suo nuovo programma politico. E da qui venne quell'enorme errore che portò la confusione nel campo cattolico. Lo vedremo nei preparativi immediati alle elezioni e nelle elezioni stesse. (Continua)

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