Gli anni a Quadra (1878-1893)


 Il tre marzo 1878 furono stipulati i “Capitoli” ovvero i diritti e i doveri del curato nei confronti della sua curazia e del parroco di Santa Croce suo diretto superiore. Dal documento emerge il gran numero di impegni a livello sacerdotale a cui era sottoposto il curato di Quadra: impegni che danno ancora più importanza all’opera di don Lorenzo quale fondatore della cooperazione trentina, studioso dell’emigrazione, giornalista, politico e quant’altro. Le numerose attività che vedevano impegnato il curato giudicariese a un livello quasi “stacanovistico” furono probabilmente all’origine della precoce morte a soli cinquantuno anni.
Qui di seguito si analizzano brevemente gli snodi fondamentali dei “Capitoli” stipulati tra la “rappresentanza della Quadra ed il Sacerdote Don Lorenzo Guetti”. Per quanto riguarda le messe si stabiliva nei giorni feriali una celebrazione la mattina presto. Tutte le domeniche il curato poteva celebrare “la S. Messa sempre bassa” e fare la spiegazione del vangelo solo una volta al mese. Doveva recarsi alla parrocchia e “assistere il Paroco nelle Feste di I e II Classe, le terze domeniche d’ogni mese, le Feste del titolare della Chiesa Parrocchiale, nelle funzioni della Settimana Santa, nella solennità del Rosario, e di M.V. Addolorata, avvertendo che nelle Feste di I Classe, del Rosario e dei Titolari dovrà intervenire anche alle funzioni del dopo pranzo, preavvisando di ciò il suo popolo, onde possa esso pure intervenire”. Alla luce di tali obblighi si comprende la volontà di don Lorenzo di modificare “le Capitolate”.
Bivedo con la chiesa (anni '30)

Nelle altre domeniche, nel corso del pomeriggio, il curato doveva spiegare in chiesa il Catechismo sia ai fanciulli che agli adulti e nei sei mesi invernali era tenuto a “catechizzare i fanciulli e fanciulle delle scuole secondo le leggi vigenti”. La “Capitolata” stabiliva anche la sommissione al parroco di Santa Croce di cui era necessario richiedere il consenso sia per esercitare i diritti di stola che per celebrare le messe per i defunti.
Per quanto riguarda i diritti, il Curato poteva usufruire della canonica come pure “dell’orto solito, la fontana, e più la pezza di terra confinante l’orto a settentrione”. Conosciamo, alla luce di un documento inedito, in che modo don Lorenzo gestiva e coltivava questi terreni:

E) Stato attuale dei due stabili ed orto usufruiti dal Rev. Sig. Curato che cede al successore
1. Orto- Prescindendo dagli alberi da frutto esistenti, il terreno si trova coltivato e seminato parte a patate e fagiuoli e parte a cavoli capucci ben atecchiti.
2. Prato sopra l’orto con entro lo scarso fieno di primo raccolto e N. 54 giovani innesti di pomo e pero, due ciliegi appena innestati mediante compenso di f. 10 per ogni ramo innestato e riuscito.
3. Prato sotto l’orto con 3 fila d’ alberi fruttiferi, quaranta produttivi, quattro giovani, con in fondo un impianto di gelsi a siepe con sopra N. 17 diciassette piante di pomo selvatico appena innestate”

Dallo stesso documento emerge inoltre che Don Lorenzo possedeva “un casoto di legno” in mezzo all’orto e “N. 6 arnie ripiene d’api con altre tre create a sistema antico”.
Il segreto per fare della Quadra la base di partenza di tutte quelle realizzazioni che lo avrebbero reso famoso fu quello di restare sempre fedele a questo suo programma di vita: “nato contadino e sempre vissuto tra contadini provai le loro miserie, conobbi le loro croci e vessazioni, indovinai i loro bisogni e cercai di aiutarli”.
Risulta molto difficile analizzare nella loro totalità le attività di cui si occupò don Guetti negli anni di permanenza alla Quadra dal 1878 al 1893: l’emigrazione, la politica, l’autonomia del Trentino, la cooperazione, l’agricoltura, ma non solo, in quanto i suoi interessi travalicarono anche questi macrosettori. È il caso dell’attività come prete-pompiere, i numerosi articoli scritti in difesa della capra, l’importanza della famiglia, il ruolo centrale della messa e tanti altri. L’attività in tutti questi settori può essere paragonata a un fiume con numerosi affluenti che portano acqua e ingrossano il fiume principale. Affluenti che nel caso del settore cooperativo ebbero un grande successo, mentre in altri settori, come quello politico, ebbero risultati minori nonostante l’impegno profuso dal prete giudicariese. Tante esperienze diverse accomunate da un unico denominatore: l’interesse verso gli ultimi.

(Continua con Fiavé: gli ultimi anni 1893-1898)

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