Il tre marzo 1878 furono stipulati i “Capitoli” ovvero i diritti
e i doveri del curato nei confronti della sua curazia e del parroco
di Santa Croce suo diretto superiore. Dal documento emerge il gran
numero di impegni a livello sacerdotale a cui era sottoposto il
curato di Quadra: impegni che danno ancora più importanza all’opera
di don Lorenzo quale fondatore della cooperazione trentina, studioso
dell’emigrazione, giornalista, politico e quant’altro. Le
numerose attività che vedevano impegnato il curato giudicariese a un
livello quasi “stacanovistico” furono probabilmente all’origine
della precoce morte a soli cinquantuno anni.
Qui di seguito si analizzano brevemente gli snodi fondamentali dei
“Capitoli” stipulati tra la “rappresentanza della Quadra ed
il Sacerdote Don Lorenzo Guetti”. Per quanto riguarda le messe
si stabiliva nei giorni feriali una celebrazione la mattina presto.
Tutte le domeniche il curato poteva celebrare “la S. Messa
sempre bassa” e fare la spiegazione del vangelo solo una volta
al mese. Doveva recarsi alla parrocchia e “assistere il Paroco
nelle Feste di I e II Classe, le terze domeniche d’ogni mese, le
Feste del titolare della Chiesa Parrocchiale, nelle funzioni della
Settimana Santa, nella solennità del Rosario, e di M.V. Addolorata,
avvertendo che nelle Feste di I Classe, del Rosario e dei Titolari
dovrà intervenire anche alle funzioni del dopo pranzo, preavvisando
di ciò il suo popolo, onde possa esso pure intervenire”. Alla
luce di tali obblighi si comprende la volontà di don Lorenzo di
modificare “le Capitolate”.
Bivedo con la chiesa (anni '30) |
Nelle altre domeniche, nel corso del pomeriggio, il curato doveva
spiegare in chiesa il Catechismo sia ai fanciulli che agli adulti e
nei sei mesi invernali era tenuto a “catechizzare i fanciulli e
fanciulle delle scuole secondo le leggi vigenti”. La
“Capitolata” stabiliva anche la sommissione al parroco di Santa
Croce di cui era necessario richiedere il consenso sia per esercitare
i diritti di stola che per celebrare le messe per i defunti.
Per quanto riguarda i diritti, il Curato poteva usufruire della
canonica come pure “dell’orto solito, la fontana, e più la
pezza di terra confinante l’orto a settentrione”. Conosciamo,
alla luce di un documento inedito, in che modo don Lorenzo
gestiva e coltivava questi terreni:
“E)
Stato attuale dei due stabili ed orto usufruiti dal Rev. Sig. Curato
che cede al successore
1. Orto- Prescindendo dagli alberi da frutto esistenti, il terreno
si trova coltivato e seminato parte a patate e fagiuoli e parte a
cavoli capucci ben atecchiti.
2. Prato sopra l’orto con entro lo scarso fieno di primo
raccolto e N. 54 giovani innesti di pomo e pero, due ciliegi appena
innestati mediante compenso di f. 10 per ogni ramo innestato e
riuscito.
3. Prato sotto l’orto con 3 fila d’ alberi fruttiferi,
quaranta produttivi, quattro giovani, con in fondo un impianto di
gelsi a siepe con sopra N. 17 diciassette piante di pomo selvatico
appena innestate”
Dallo stesso documento emerge inoltre che Don Lorenzo possedeva “un
casoto di legno” in mezzo all’orto e “N. 6 arnie ripiene
d’api con altre tre create a sistema antico”.
Il
segreto per fare della Quadra la base di partenza di tutte quelle
realizzazioni che lo avrebbero reso famoso fu quello di restare
sempre fedele a questo suo programma di vita: “nato contadino e
sempre vissuto tra contadini provai le loro miserie, conobbi le loro
croci e vessazioni, indovinai i loro bisogni e cercai di aiutarli”.
Risulta molto difficile analizzare nella loro totalità le attività
di cui si occupò don Guetti negli anni di permanenza alla Quadra dal
1878 al 1893: l’emigrazione, la politica, l’autonomia del
Trentino, la cooperazione, l’agricoltura, ma non solo, in quanto i
suoi interessi travalicarono anche questi macrosettori. È il caso
dell’attività come prete-pompiere, i numerosi articoli scritti in
difesa della capra, l’importanza della famiglia, il ruolo centrale
della messa e tanti altri. L’attività in tutti questi settori può
essere paragonata a un fiume con numerosi affluenti che portano acqua
e ingrossano il fiume principale. Affluenti che nel caso del settore
cooperativo ebbero un grande successo, mentre in altri settori, come
quello politico, ebbero risultati minori nonostante l’impegno
profuso dal prete giudicariese. Tante esperienze diverse accomunate
da un unico denominatore: l’interesse verso gli ultimi.
(Continua con Fiavé: gli ultimi anni 1893-1898)
(Continua con Fiavé: gli ultimi anni 1893-1898)
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