venerdì 11 gennaio 2013

I. Tradizione della Santa Croce

I.
Tradizione della S. Croce.
La prima pagina de "La croce taumaturga di
Bleggio" di don Lorenzo Guetti
Nella storia patria in generale, e in quella di questa Parrocchia in particolare, non troviamo nominata questa croce miracolosa che soltanto nell'anno 1672 e precisamente nell'elenco dei parrochi di Bleggio, al nome del Parroco Giorgio Lazoli di Riva, che vien nominato Archipresbiter S. Crucis (Arciprete di S. Croce). Resta perció assicurato che la Croce insigne era già allora in venerazione, e non da poco tempo, se questa fino d'allora ebbe tanta forza da mutare l'antico e romano nome di Bleggio in quello di S.Croce. Più in su da quest'epoca non abbiamo documenti certi della nostra Croce, ma solo tradizioni più o meno plausibili e poche che resistano alla critica.
Non faremo accenno alla diceria della comparsa miracolosa di tre croci allo spiazzo sul monte di S.Martino; una quella di Bleggio, l'altra quella di Lomaso sopra Godenzo, la terza scomparsa, non si sa dove; chi la vuole nel Banale in luogo ignoto, chi fuggita sulla riviera bresciana. Altre simili tradizioni da filò,che ancora si ripetono da pie vecchierelle, non hanno nissuna anche meno lontana probabilità di sussistenza e quindi si tralasciano.
La tradizione, che più davvicino si fa al vero, è la seguente: Un antico pastore di capre o pecore, uomo tutto fede e pietà, portandosi al pascolo sulle falde del monte Bracco ossia di S.Martino, per contentare la sua devozione e recitare le sua preci con più fervore assieme a que' ragazzi che andavano con lui alla guardia di que' minuti animali, pensò di formarsi una Croce e quivi ai suoi piedi prostrarsi in pio esercizio di orazione. Con legno quindi di larice, che si trovava in abbondanza in cima al monte, si fece alla meglio una gran Croce, e scelse il miglior posto per collocarla. L'unico piano inclinato, che si prestasse alla bisogna, era appunto il luogo detto Alla Guarda, perchè di là si vedono e si guardano tutte le Giudicarie esteriori che come in ameno anfiteatro ti si presentano alla vista. Questo piano è tutto seminato di massi erratici di granito e sopra il maggiore, che sta in orlo al piano verso la valle, il nostro buon'uomo piantò la Croce, scavandovi un buco capace a sostenerla di fronte alle scosse dei venti.
Quivi, continua la tradizione, il divoto pastore ogni giorno che vi ascendeva col gregge era solito ripetere le sue divozioni, e quivi pure le faceva ripetere ai varii ragazzi che mano mano lo assistevano nella custodia degli animali cornuti e lanuti.
Con ciò piano piano si introdusse la divozione a questa Croce, che se limitata al pastore ed ai ragazzi da principio, si estese poi ad altri, ed eccone il come, sempre giusta la medesima tradizione.
Essendo la Croce, come si disse, posta nell'unico piano inclinato che abbia il monte suddetto, ne veniva, che ascendendo il contadino o discendendo con carri od altri veicoli, quivi si dovesse fermare per riposare alquanto, ed essendo il popolo giudicariese sempre di fede viva e quasi dica naturalmente pio, era conseguenza che vedendo la Croce, si scoprisse il capo, o avvicinandosi alla medesima o stando dalla strada la invocasse con qualche prece.
Quando poi a qualcuno, sia nel lavoro del monte, sia nel discendere, avveniva qualche pericoloso accidente, spontaneo sorgeva nella sua mente il pensiero di raccomandarsi a quella Croce, e: Santa Croce benedetta, aiutatemi! Era l'invocazione, che gli usciva tosto dalle labbra.
Avveniva una burrasca, minacciava tempesta, scrosciava il turbine, alla Croce si volgeva, la Croce pregava. Se veniva liberato dal pericolo, se la bufera passava senza danno, egli attribuiva alla Croce la grazia e la liberazione.
I ragazzi che ritornavano dal pascolo, gli uomini che discendevano dal monte e che esperimentavano la virtù della Croce, raccontavano l'avvenuto a que' di famiglia, ed in ispecie alle loro donne. Queste, de devoto femmineo sexu, per curiosità naturale non saranno mancate di correre di quando in quando lassù per vedere la Croce tanto rinomata e nominata dai loro uomini.
Siccome però alle nostre donne non restava un tempo più libero dalle molteplici occupazioni di quello dei giorni festivi e domenicali, questi erano da loro prescelti per fare una scappata lassù, e là soddisfare alla loro divozione.
Finché la cosa rimaneva limitata a pochi, non faceva nissuna impressione, né dava nissun motivo, né a discorsi, né a critiche, né ad altro. Ma quando la divozione passò nel mondo femminino, si estese a tutta la parrocchia e più oltre. Le grazie ottenute si raccontavano e forse si ingrandivano; sicché il concorso, specialmente nei giorni festivi e d'estate, si faceva più numeroso, e fu osservato dal Clero.
Anzi non poche volte si vedevano le funzioni della Chiesa al dopo pranzo mezze deserte, perché i devoti ascendevano a frotte il monte. Si fu allora che il Clero pensò sul serio a questa nuova divozione e decise di regolarla nel miglior modo per la salute delle anime.
Proibire al popolo di ascendere il monte, pareva un fare ostacolo alla pietà; lasciare fuggire lassù tanta gente, e vedersi la Chiesa parrocchiale vuota al tempo della dottrina, non poteva stare. Dunque? Ecco la felice combinazione.
Si trasporti la Croce venerata dal monte nella Chiesa parrocchiale, e così si avvicinerebbe l'oggetto di venerazione ai divoti ed in pari tempo essi sarebbero sempre presenti alle istruzioni ed alle altre funzioni ecclesiastiche. E così la Croce dal luogo della Guarda sarebbe stata portata nella Chiesa parrocchiale di Bleggio.
Quando ciò sia avvenuto non ci è dato di saperlo, ma dallo stile dell'altare, e dalle grazie segnate in cronaca, e da qualche tabella votiva si potrebbe arguire che ciò sia avvenuto circa il 1600.
L'origine poi delle solenni processioni, che nelle maggiori necessità si fanno colla Croce insigne dalla Parrocchia fino sul monte, al luogo del primo culto, si deduce da questo.
Nelle maggiori distrette non vedendosi il popolo esaudito pregando la S. Croce nella Chiesa parrocchiale, avrà reclamato che fosse riportata al luogo pristino, sperando con ciò più efficace intercessione, ed il fatto avendo provata non vana questa fede, si venne a stabilire in tali circostanze questo atto solenne e commovente della processione al monte.



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