I.
Tradizione
della S. Croce.
La prima pagina de "La croce taumaturga di Bleggio" di don Lorenzo Guetti |
Nella storia
patria in generale, e in quella di questa Parrocchia
in particolare, non troviamo nominata questa croce miracolosa che
soltanto nell'anno 1672 e precisamente nell'elenco dei parrochi di
Bleggio, al nome del Parroco Giorgio Lazoli di Riva, che vien
nominato Archipresbiter
S. Crucis (Arciprete
di S. Croce). Resta perció assicurato che la Croce insigne era già
allora in venerazione, e non da poco tempo, se questa fino d'allora
ebbe tanta forza da mutare l'antico e romano nome di Bleggio in
quello di S.Croce. Più
in su da quest'epoca non abbiamo documenti certi della nostra Croce,
ma solo tradizioni più o meno plausibili e poche che resistano alla
critica.
Non
faremo accenno alla diceria della comparsa miracolosa di tre croci
allo spiazzo sul monte di S.Martino; una quella di Bleggio, l'altra
quella di Lomaso sopra Godenzo, la terza scomparsa, non si sa dove;
chi la vuole nel Banale in luogo ignoto, chi fuggita sulla riviera
bresciana. Altre simili tradizioni da filò,che
ancora si ripetono da pie vecchierelle, non hanno nissuna anche meno
lontana probabilità di sussistenza e quindi si tralasciano.
La
tradizione, che più davvicino si fa al vero, è la seguente: Un
antico pastore di capre o pecore, uomo tutto fede e pietà,
portandosi al pascolo sulle falde del monte Bracco ossia di
S.Martino, per contentare la sua devozione e recitare le sua preci
con più fervore assieme a que' ragazzi che andavano con lui alla
guardia di que' minuti animali, pensò di formarsi una Croce e quivi
ai suoi piedi prostrarsi in pio esercizio di orazione. Con legno
quindi di larice, che si trovava in abbondanza in cima al monte, si
fece alla meglio una gran Croce, e scelse il miglior posto per
collocarla. L'unico piano inclinato, che si prestasse alla bisogna,
era appunto il luogo detto Alla
Guarda, perchè
di là si vedono e si
guardano tutte
le Giudicarie esteriori che come in ameno anfiteatro ti si presentano
alla vista. Questo piano è tutto seminato di massi erratici di
granito e sopra il maggiore, che sta in orlo al piano verso la valle,
il nostro buon'uomo piantò la Croce, scavandovi un buco capace a
sostenerla di fronte alle scosse dei venti.
Quivi,
continua la tradizione, il divoto pastore ogni giorno che vi
ascendeva col gregge era solito ripetere le sue divozioni, e quivi
pure le faceva ripetere ai varii ragazzi che mano mano lo assistevano
nella custodia degli animali cornuti e lanuti.
Con
ciò piano piano si introdusse la divozione a questa Croce, che se
limitata al pastore ed ai ragazzi da principio, si estese poi ad
altri, ed eccone il come, sempre giusta la medesima tradizione.
Essendo
la Croce, come si disse, posta nell'unico piano inclinato che abbia
il monte suddetto, ne veniva, che ascendendo il contadino o
discendendo con carri od altri veicoli, quivi si dovesse fermare per
riposare alquanto, ed essendo il popolo giudicariese sempre di fede
viva e quasi dica naturalmente
pio,
era conseguenza che vedendo la Croce, si scoprisse il capo, o
avvicinandosi alla medesima o stando dalla strada la invocasse con
qualche prece.
Quando
poi a qualcuno, sia nel lavoro del monte, sia nel discendere,
avveniva qualche pericoloso accidente, spontaneo sorgeva nella sua
mente il pensiero di raccomandarsi a quella Croce, e: Santa
Croce benedetta, aiutatemi!
Era l'invocazione, che gli usciva tosto dalle labbra.
Avveniva
una burrasca, minacciava tempesta, scrosciava il turbine, alla Croce
si volgeva, la Croce pregava. Se veniva liberato dal pericolo, se la
bufera passava senza danno, egli attribuiva alla Croce la grazia e la
liberazione.
I
ragazzi che ritornavano dal pascolo, gli uomini che discendevano dal
monte e che esperimentavano la virtù della Croce, raccontavano
l'avvenuto a que' di famiglia, ed in ispecie alle loro donne. Queste,
de devoto femmineo sexu, per curiosità naturale non saranno mancate
di correre di quando in quando lassù per vedere la Croce tanto
rinomata e nominata dai loro uomini.
Siccome
però alle nostre donne non restava un tempo più libero dalle
molteplici occupazioni di quello dei giorni festivi e domenicali,
questi erano da loro prescelti per fare una scappata lassù, e là
soddisfare alla loro divozione.
Finché
la cosa rimaneva limitata a pochi, non faceva nissuna impressione, né
dava nissun motivo, né a discorsi, né a critiche, né ad altro. Ma
quando la divozione passò nel mondo femminino, si estese a tutta la
parrocchia e più oltre. Le grazie ottenute si raccontavano e forse
si ingrandivano; sicché il concorso, specialmente nei giorni festivi
e d'estate, si faceva più numeroso, e fu osservato dal Clero.
Anzi
non poche volte si vedevano le funzioni della Chiesa al dopo pranzo
mezze deserte, perché i devoti ascendevano a frotte il monte. Si fu
allora che il Clero pensò sul serio a questa nuova divozione e
decise di regolarla nel miglior modo per la salute delle anime.
Proibire
al popolo di ascendere il monte, pareva un fare ostacolo alla pietà;
lasciare fuggire lassù tanta gente, e vedersi la Chiesa parrocchiale
vuota al tempo della dottrina, non poteva stare. Dunque? Ecco la
felice combinazione.
Si
trasporti la Croce venerata dal monte nella Chiesa parrocchiale, e
così si avvicinerebbe l'oggetto di venerazione ai divoti ed in pari
tempo essi sarebbero sempre presenti alle istruzioni ed alle altre
funzioni ecclesiastiche. E così la Croce dal luogo della Guarda
sarebbe stata portata nella Chiesa parrocchiale di Bleggio.
Quando
ciò sia avvenuto non ci è dato di saperlo, ma dallo stile
dell'altare, e dalle grazie segnate in cronaca, e da qualche tabella
votiva si potrebbe arguire che ciò sia avvenuto circa il 1600.
L'origine
poi delle solenni processioni, che nelle maggiori necessità si fanno
colla Croce insigne dalla Parrocchia fino sul monte, al luogo del
primo culto, si deduce da questo.
Nelle
maggiori distrette non vedendosi il popolo esaudito pregando la S.
Croce nella Chiesa parrocchiale, avrà reclamato che fosse riportata
al luogo pristino, sperando con ciò più efficace intercessione, ed
il fatto avendo provata non vana questa fede, si venne a stabilire in
tali circostanze questo atto solenne e commovente della processione
al monte.
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