giovedì 13 aprile 2017

Don Mentore ai lettori

Almanacco Agrario pel 1893, pp. 155-164
Articolo di don Guetti sull'Almanacco Agrario pel 1893 riguardante l'emigrazione trentina di fine ottocento verso l'America considerata in base alla tipologia (singola o famigliare) e all'età degli emigranti.


Una parola, data da un galantuomo, diventa obbligo; l’anno scorso vi lasciava con un a rivederci ad un altro anno, e quindi m' è gioco forza ritornare a voi almeno con due parole. Ma vedete in quale critico momento si trova egli il vostro povero D. Mentore! Proprio in questi dì ha dovuto fare l'atto più eroico, sebbene amoroso, che possa toccare in vita ad un figlio, quello cioè di assistere al genitore moribondo, e dopo averne ricevuta la paterna benedizione, colla sua sacerdotale benedizione chiudergli per sempre quegli occhi mille volte cari e benedetti! Ed ora Don Mentore è orfano! E sapete voi, o lettori, che cosa voglia dire essere orfani? Vuol dire essere morti per metà! Quindi, scusate, se in tali circostanze il mio scrivere per l'Almanacco questa volta sarà breve e non del tutto lindo e corretto, dolce e dilettevole, quale voi desiderate. Se l' ottimo Iddio ci terrà vivi faremo di più altra volta; intanto col cuore in mano a voi tutti l' anno 1893 sia prospero e felice. 

* * * 
L' EMIGRAZIONE AMERICANA NEL TRENTINO.

Ohe? Don Mentore? Vi pare un tema da Almanacco agrario quello segnato in testa a quest' articolo? Se venite a parlare dell' America, non parlate del Trentino, e se ci fate scappare i lavoratori, mancheranno le braccia per svolgere le zolle delle nostre campagne e... Benedetti voi! Lasciatemi parlare; leggete quello che scrivo, meditatelo, e poi... sì, sì,. ove abbiate a farmi delle obiezioni, delle critiche, od altro; vi lascio liberi, liberissimi di farlo. Anzi è quello che desidero; perché nelle botte o risposte risalta più lucida la verità. Intanto vi so dire, che questo tema dell' emigrazione trentina all'America, è dei più importanti tra noi presentemente. Alcuni de' nostri lo trattarono quà e là sui patrii giornali, a data occasione, ed in vario senso, ma a mio modo di vedere il tema non è peranco esaurito. Anzi resta là ancora quasi quasi un enigma. Non vi aspettate però, ch' io sia quello da dire la parola perentoria od esauriente su ciò; no, non sono da tanto. Mi contenterò solamente di dire alcunché e col solo fine di fare un po' di luce in argomento, a tutto maggior bene morale e materiale di questa nostra cara patria. 

L' emigrazione americana è un bene o un male? 

A questa domanda, posta innanzi a brucia pelo e così secca secca, non si può rispondero subito assolutamente con un sì o un no. Mancano ancora moltissimi dati statistici, ed altri documenti e prove, per dettare con sicurezza una sentenza di favore o di disapprovazione. La statistica fatta sette anni fa, ci portò invero un po' di luce, ma non tntta; più ancora tante circostanze in allora favorevoli, ora non lo sono più. Il movimento emigratorio, diretto da una parte, venne per lo più cambiato in altra e così dicasi di altre od altre osservazioni ed esami che dovrebbonsi avere innanzi agli occhi prima di rispondere categoricamente alla domanda se per noi è utile o dannosa l'emigrazione. Il paese desidera di vedere una ristampa della Statistica americana colla aggiunta dei mutamenti avvenuti in questo settennio ultimo, e speriamo di vederla in breve; intanto però lasciate che vi dica il mio debole parere, giusta l'esperienza fatta, per quali persone può essere utile o dannosa l' emigrazione. Presso di noi emigrano famiglie intiere, o soli individui di famiglia. Questi individui poi variano assai d' età e stato. Sonvi ragazzi dai 14 ai 25 anni, sonvi degli ammogliati dai 25 ai 50 anni, sonvi altri in età avanzata dai 50 ai 60. Discorriamo qualche cosa di ognuna di queste classi d'emigrati. 

Emigrazione di famiglie intiere. 

L'emigrazione di famiglie intiere diventa affare serio assai, se prima di fare il passo, non si studia la posizione. Quando la famiglia emigra, perché troppo difficile le riesce la vita in patria, ed emigra in modo permanente dirigendosi alle colonie agricole già costituite di altri compatriotti nell'America del Sud, con tutta probabilità questa famiglia cambierà in meglio, e per lei sarà vantaggiosa quindi l'emigrazione. Una famiglia, che possiede qualche bene stabile il cui provento congiunto coi proventi della mano d'opera de' suoi membri, è appena sufficiente per vivere anche parcamente, non farà mai bene ad emigrare in America; il semplice motivo di andare a star meglio, non può giustificare il difficile e pericoloso passo di passare l'Oceano. Anche in America si recita e si canta la Salve Regina senza cambiare le parole in hac lacrimarum valle. Anche colà bisogna guadagnarsi il pane ed il paradiso col sudore vultus tui. Quindi quelle famiglie che nel nostro Trentino possono vivere anche strusciando un poco, non emigrino; ma animando i proprii membri all'attività, e a maggiore economia, procurino di trovare quì la propria America. Iddio benedirà i loro sforzi, perché così facendo antepongono ai beni materiali che si aspetterebbero in America, quelli religiosi tanto abbondanti e facili qui da noi. Si danno poi altre famiglie che nulla posseggono in beni stabili, e che non godono neppure la vicinanza di ricchi e caritatevoli possidenti, ai quali potrebbero fare da coloni o mezzadri, e che, mentre crescono di anno in anno in bocche di consumo, scemano in speranza di migliore avvenire? Per queste fia la ben venuta l' emigrazione americana. Emigrino pure nelle colonie agricole del Brasile o delle altre Repubbliche americane del Sud, là troveranno quello che non possono aver quì, cioè il vitto necessario. Perchè poi il passo porti a buon punto, devono prima conoscere, per giuste informazioni, le buone qualità della colonia che prescelgono e per non andare ingannati nè materialmente nè moralmente, si rivolgano alle Società di S. Raffaele che esistono ovunque, e anche qui·da noi, e da queste avranno protezioni ed aiuti tanto nella partenza che nell' arrivo e nella dimora al luogo designato. 
Ma, si dirà ; ove troveranno poi queste famiglie i mezzi per pagare il tragitto da questo all'altro mondo? Tante volte, come avvenne in questi ultimi anni, le famiglie morigerate di bravi contadini si accettarono gratuitamente sui porti d' Europa per essere trasportate nelle colonie americane, e perciò si dovrebbero attendere per lo più queste occasioni favorevoli per emigrare. Inoltre non poche volte queste famiglie restando forzatamente in patria vanno ad aggravare le casse comunali e le congregazioni di carità, aumentando quel proletariato che dà tanto fastidio a' governi e governati. Non sarebbe quindi denaro sprecato se le casse comunali, provinciali ed erariali si alleggerissero di un poco col facilitare il trapasso di queste famiglie all'America. Sarebbe un tanto di risparmiato per un non lontano avvenire. In questo modo l'emigrazione diverrebbe precisamente una valvola doppia di sicurezza, uscendo il vapore sovrabbondante e pericoloso che restando nella caldaia la farebbe scoppiare. Vale a dire, mentre si darebbe libero sfogo per vivere altrove a tante famiglie, si salverebbe l'erario comune che altrimenti verrebbe consumato per tanti poveri infelici che restano in paese. Per queste famiglie adunque ritengo utile l' emigrazione americana. 

 Emigrazioni di soli individui. 

Dopo le troppo famose emigrazioni di famiglie intiere, avvenute a precipizio nel nostro Trentino dal 1870 al 1880, ora non è così frequente l'emigrazione di tal sorta, ma sì invece è frequentissima, quasi quotidiana, quella di singoli individui. Questo fenomeno lo ritengo un buon indizio nel movimento emigratorio, ma esso pure deve farsi con giudizio e non a casaccio, se non si vogliono serie e disastrose conseguenze. Anzi tutto anche quì si devono evitare gli estremi. – Dissi più sopra che gli individui che emigrano variano d' età dai 14 ai 60 anni. – Ebbene, io scarto subito e dico dannosa l'emigrazione dei troppo giovani e dei troppo vecchi. Quella dei troppo giovani, pericolosa o dannosa pel lato morale specialmente, e quella dei troppo vecchi pel lato materiale. E per vero un ragazzo che non abbia ancora passato i 17 anni, difficilmente sarà assodato nella dottrina religiosa e nell'educazione cristiana in modo, che non venga meno nella fede in America, ove è così raro il sentire una predica o un' istruzione catechistica. Sarà difficilissimo che questi teneri rampolli, staccati così presto dal ceppo paterno, possano vivere rigogliosi, anzi facilmente avvizzirebbero, o sarebbero gettati a terra dai frequenti colpi dei venti pestilenziali, cioè rovinati dalle false massime e dai cattivi esempi in cui di frequente s'inciampa nelle troppo libere aure americane. Dunque pei giovani sotto ai 17 anni non è fatta l' emigrazione. Ma anche ai troppo vecchi non ritengo che dessa sia vantaggiosa. Vecchio ritengo l' emigrante quando ha compiuto i 50 anni. La esperienza, che feci fin quì, mi diede per risultato: che individui attempati difficilmente s'usano alla vita dell'emigrante, tanto differente dalla vita nostra paesana. La sua salute se ne risente; è facile nell'attempato l' attacco della nostalgia, e prima di compiere lo scopo del suo emigrare, già sospira la patria. Anzi quasi sempre ritorna ad affari incompiuti e quando si viene al resoconto finale, si trova che coll'andata e col ritorno è quasi tutto consumato il guadagno. Restino dunque anche questi a tutela dei patri lari, si mettano ad economizzare contro facili abusi e con una vita più sobria e morigerata si preparino invece ad emigrare dal tempo all'eternità, quando Iddio li chiamerà fra non molto tempo. 

Emigrazione di giovani dai 18 ai 22 anni. *) 

L'emigrazione temporaria e di soli individui, che risulta materialmente più vantaggiosa all'esperieuza fatta da tanti, è quella dei giovani dai l8 ai 22 anni. I ragazzi si trovano negli anni del maggiore sviluppo fisico e qui da noi hanno già appreso a sufficienza la necessaria istruzione religiosa nei frequenti insegnamenti che ogni Domenica si impartiscono nelle nostre chiese. Il giovane giunto a quell'età restando in patria trova purtroppo in tante compagnie maligni che gli danno occasione di consumare denaro 
 *) Con tutto il rispetto per la competenza dell' egregio Don Mentore in materia, ci permettiamo di osservare che le condizioni qui descritte ed i riflessi derivatine potranno riferirsi a casi singoli, non mai però essere riguardati e quindi applicati como una norma generale. (Nota dei compilatori). 
 in crapule e bagordi, e poche sono le occasioni di fare buoni guadagni per la famiglia. È un lamento generale di tanti genitori che ragazzi di questa età fino all'epoca della coscrizione sono più di aggravio che di vantaggio alle famiglie. Invece quasi tutti questi ragazzi che ultimamente emigrarono in America e specialmente nell'America del Nord, portarono tali sussidii in casa da far risorgere da morte a vita tante povere famiglie. Cosicché Don Mentore è di opinione che piuttosto di vedere tanti giovinastri oziosi gironzolare quà e là le feste e le Domeniche mangiando denaro in bettole ed in balli, e dando gratis lezioni di moralità alle ragazze, è meglio, mille volte meglio che vadino a seppellirsi sotto terra nelle miniere di carbon fossile degli Stati Uniti per risuscitare di quando in quando con qualche sterlina per i loro genitori che in brevi anni gli aspettano poi per la coscrizione. Ma ahi! dirà quì qualcuno, proprio la coscrizione è quell'osso duro che si attraversa nella gola di tante famiglie, e di tanti giovani che... Capisco; ma il proprio dovere bisogna farlo sempre, e quindi anche questo di servire la patria. I nostri giovani che emigrano in America prima della coscrizione, lo fanno solo pel bisogno della famiglia, e appena questo bisogno è soddisfatto, ecco tosto ritornano e si presentano per soddisfare i loro obblighi verso lo Stato. Vero, che in questo punto vi sono de' rigori per quelli che sono pigri a presentarsi; ma spero, che coloro i quali rimpatriano entro l’anno primo o secondo di leva, non incontreranno in avvenire altri rigori maggiori di quelli cui sono soggetti gli altri che restano a casa, molto più che anche questi generalmente vengono aggregati alla milizia nel secondo o terzo anno di leva. Dato dunque e concesso che l'autorità militare diventi un po' benigna coi nostri giovani emigrati che ritornano nel primo o secondo anno di leva, io ritengo utile l'emigrazione di questi ragazzi, perché con ciò occuperebbero i 3 ai 4 anni prima della leva con profitto delle loro famiglie, mentre, restando in patria, sarebbero loro più di aggravio anziché di vantaggio. Per essere più sicuri del buon esito, procurino questi giovani emigranti di mettersi sotto la direzione di qualche compaesano più adulto, il quale faccia loro da padre durante l'emigrazione.

Emigrazione degli ammogliati. 

Passata la coscrizione, i figli de' nostri contadini, generalmente parlando, pensano tosto ad accompagnarsi, al matrimonio. Pur troppo questo passo importantissimo si fa da tanti senza riflessione, senza calcolo alle conseguenze, senza preparazione, e di quì que' tanti matrimoni infelici che rovinano le famiglie e la società. Non mancano però di quelli che per poter alla meno male mantenere moglie e prole, prima di accompagnarsi, emigrano alla America per farsi una buona dote, e questi non li condanno, ma anzi li lodo; tre o quattro anni di America dopo la leva e prima del matrimonio non sono anni perduti, ma anni guadagnati pel futuro benessere della famiglia. Ma non posso lodare giammai que' cotali, che s' affrettano ad ammogliarsi subito dopo la leva e poi piantano là la giovane moglie, dopo pochi mesi di unione, e passano i mari per guadagnare il necessario alla futura famiglia. Questi matrimonii presto fatti e tosto disfatti mi suonano malissimo sotto tanti aspetti, e più di tutto sotto l' aspetto morale e religioso. Eppure quanti da noi emigrano in queste condizioni! Dato il bisogno, non trovo da condannare que' padri che emigrano quando vedono moltiplicarsi attorno alla mensa le bocche consumatrici, e quasi tutti questi ammogliati da anni trovano un esito buonissimo nella loro emigrazione senza sconcerti morali, ma, ripeto, non vorrei veder mai matrimoni disfatti ancora nel primo o secondo anno coll'emigrazione del marito. Quindi senza fermarmi a sviscerare più a lungo questo punto importante, mi permetta il lettore che conchiuda. L' emigrazione del padre di famiglia e carico di figliuoli, tante volte può stare, e riuscirà vantaggiosa, ma non così quella di un ammogliato di recente, per cui quest' ultima non è da consigliarsi, anzi da condannarsi. 

Conchiudiamo: 

Dal poco detto fin quì, in base alle esperienze fatte, si ha questa conclusione: 
Non è da consigliarsi e quindi non è utile l'emigrazione di troppo giovani sotto ai 17 anni e dei troppo vecchi sopra ai 50 anni. 
Non è da consigliarsi e quindi non è utile 1'emigrazione degli ammogliati recentemente. 
Non è da consigliarsi e quindi non è utile l'emigrazione di famiglie intiere che, possono vivere in patria anche con qualche sensibile sacrificio. 
Invece potrà essere utile e vantaggiosa l' emigrazione di famiglie intiere, che prevedono probabilmente di non poter vivere in patria senza gli aiuti dei pubblici fondi, e che sieno disposte ad emigrare in colonie agricole già costituite e nelle quali trovansi dei nostri connazionali. 
Potrà essere utile e vantaggiosa l'emigrazione dei giovani dai 18 anni fino all'epoca della leva sotto la tutela di qualche provetto compaesano. 
Potrà essere utile e vantaggiosa l'emigrazione di giovani fuori di leva e prima di passare al matrimonio. 
Potrà essere utile e vantaggiosa anche l'emigrazione di padri di famiglia prima dei 50 anni, quando il numero della prole si fa troppo superiore ai mezzi di sussistenza. 
Finisco col far voti che persone, più competenti di me, trattino per largo e per lungo questo interessantissimo tema della emigrazione, e che ci sia dato di vedere una ristampa della statistica, emigratoria coi cambiamenti successi dal 1885 in poi, raccomandando ai nostri Consorzii di prestarsi nella bisogna qualora venissero richiesti. 

Detti e proverbi paesani sui mesi dell'anno. 

Gennaio. 
La polvere di gennaio empie il granaio. 
Bello da Natale, brutto da Pasqua. 
Poca epatta poca gratta e viceversa. 
Febbraio. 
Se piove o nevica dalla Ceriola dall'inverno siamo fuora. 
Da S. Agata la terra fiata. 
A metà febbrarot tanto il dì che la not. 
Marzo. 
Il sole di primavera non fa bella ciera. 
Da San Benedetto la rondine sul tetto. 
Aprile. 
Aprile tutti i giorni un barile (d' acqua però). 
Aprile del dolce dormire. 
A tutto aprile non ti scoprire – a maggio va adagio – in giugno allarga il pugno. 
Maggio. 
Maggio asciutto grano per tutto. 
Maggio ben fiorito ti fa ricco. 
Anche il sol di maggio fa male al capo col suo raggio. 
Giugno. 
È un anno sopraffino se casca il fior d' ulivo sul baldachino (cioè se l' ulivo getta via il fiore al Corpus Domini). 
Se piove dall' Ascensa (Ascensione) per quaranta dì non siamo senza (acqua). 
Viri Galilei, è tempo di gettar via i gonnei (gabbâno). 
Luglio. 
Luglio è il re de' galantuomini (cioè fa sempre caldo). 
Agosto. 
L' acqua d' agosto rinfresca il bosco. 
S. Lorenzo dalla gran caldura, S. Vincenzo dalla gran freddura; l' uno e l' altro poco dura. 
Nuvola rossa o vento o goccia; nuvola rossa di sera bel tempo si spera. 
Zappami d'agosto se vuoi buon mosto. 
Sereno di not, è come vecchia che va di trot. 
Settembre. 
Quando piove la mattina tutto il giorno pioviggina. 
Da S. Croce fichi, pane e noce. 
Ottobre. 
Da S. Luca il frumento nella zucca (è finita la semina). 
Se nevica sulla foglia, non nevica più ancor si voglia. 
Novembre. 
Da S. Martino si travasa il vino. 
S. Andrea viene colla sua famea (freddo e neve). 
Da S. Caterina il freddo si raffina. 
Dicembre. 
Da S. Lucia c'è freddo che brucia. 
Da Natale un bel fuoco e buon boccale. 

I nostri vecchi benedetti 
Stampavano proverbi e detti 
Al calor del focolaio 
Coll' umor de' boccaletti. 
Se i proverbi adesso non valgon più Cagione è che il boccale è tolto giù. 

D. Mentore.

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