Almanacco Agrario pel 1893, pp. 155-164
Articolo di don Guetti sull'Almanacco Agrario pel 1893 riguardante l'emigrazione trentina di fine ottocento verso l'America considerata in base alla tipologia (singola o famigliare) e all'età degli emigranti.
Una parola, data da un galantuomo, diventa obbligo; l’anno scorso vi lasciava con un a rivederci ad un altro anno, e quindi
m' è gioco forza ritornare a voi almeno con due parole. Ma vedete
in quale critico momento si trova egli il vostro povero D. Mentore!
Proprio in questi dì ha dovuto fare l'atto più eroico, sebbene amoroso,
che possa toccare in vita ad un figlio, quello cioè di assistere al
genitore moribondo, e dopo averne ricevuta la paterna benedizione,
colla sua sacerdotale benedizione chiudergli per sempre quegli occhi
mille volte cari e benedetti! Ed ora Don Mentore è orfano! E
sapete voi, o lettori, che cosa voglia dire essere orfani? Vuol dire
essere morti per metà! Quindi, scusate, se in tali circostanze il
mio scrivere per l'Almanacco questa volta sarà breve e non del
tutto lindo e corretto, dolce e dilettevole, quale voi desiderate. Se
l' ottimo Iddio ci terrà vivi faremo di più altra volta; intanto col
cuore in mano a voi tutti l' anno 1893 sia prospero e felice.
*
* *
L' EMIGRAZIONE AMERICANA NEL TRENTINO.
Ohe? Don Mentore? Vi pare un tema da Almanacco agrario
quello segnato in testa a quest' articolo? Se venite a parlare dell' America, non parlate del Trentino, e se ci fate scappare i lavoratori,
mancheranno le braccia per svolgere le zolle delle nostre campagne
e... Benedetti voi! Lasciatemi parlare; leggete quello che scrivo,
meditatelo, e poi... sì, sì,. ove abbiate a farmi delle obiezioni,
delle critiche, od altro; vi lascio liberi, liberissimi di farlo. Anzi
è quello che desidero; perché nelle botte o risposte risalta più lucida la verità. Intanto vi so dire, che questo tema dell' emigrazione
trentina all'America, è dei più importanti tra noi presentemente.
Alcuni de' nostri lo trattarono quà e là sui patrii giornali, a data
occasione, ed in vario senso, ma a mio modo di vedere il tema
non è peranco esaurito. Anzi resta là ancora quasi quasi un enigma.
Non vi aspettate però, ch' io sia quello da dire la parola perentoria
od esauriente su ciò; no, non sono da tanto. Mi contenterò solamente di dire alcunché e col solo fine di fare un po' di luce in
argomento, a tutto maggior bene morale e materiale di questa
nostra cara patria.
L' emigrazione americana è un bene o un male?
A questa domanda, posta innanzi a brucia pelo e così secca
secca, non si può rispondero subito assolutamente con un sì o
un no. Mancano ancora moltissimi dati statistici, ed altri documenti
e prove, per dettare con sicurezza una sentenza di favore o di
disapprovazione. La statistica fatta sette anni fa, ci portò invero
un po' di luce, ma non tntta; più ancora tante circostanze in
allora favorevoli, ora non lo sono più. Il movimento emigratorio,
diretto da una parte, venne per lo più cambiato in altra e così
dicasi di altre od altre osservazioni ed esami che dovrebbonsi
avere innanzi agli occhi prima di rispondere categoricamente alla
domanda se per noi è utile o dannosa l'emigrazione. Il paese
desidera di vedere una ristampa della Statistica americana colla
aggiunta dei mutamenti avvenuti in questo settennio ultimo, e
speriamo di vederla in breve; intanto però lasciate che vi dica
il mio debole parere, giusta l'esperienza fatta, per quali persone
può essere utile o dannosa l' emigrazione. Presso di noi emigrano
famiglie intiere, o soli individui di famiglia. Questi individui poi
variano assai d' età e stato. Sonvi ragazzi dai 14 ai 25 anni, sonvi
degli ammogliati dai 25 ai 50 anni, sonvi altri in età avanzata
dai 50 ai 60. Discorriamo qualche cosa di ognuna di queste classi
d'emigrati.
Emigrazione di famiglie intiere.
L'emigrazione di famiglie intiere diventa affare serio assai,
se prima di fare il passo, non si studia la posizione. Quando la
famiglia emigra, perché troppo difficile le riesce la vita in patria,
ed emigra in modo permanente dirigendosi alle colonie agricole
già costituite di altri compatriotti nell'America del Sud, con tutta
probabilità questa famiglia cambierà in meglio, e per lei sarà
vantaggiosa quindi l'emigrazione. Una famiglia, che possiede qualche
bene stabile il cui provento congiunto coi proventi della mano
d'opera de' suoi membri, è appena sufficiente per vivere anche
parcamente, non farà mai bene ad emigrare in America; il semplice motivo di andare a star meglio, non può giustificare il difficile e pericoloso passo di passare l'Oceano. Anche in America
si recita e si canta la Salve Regina senza cambiare le parole in
hac lacrimarum valle. Anche colà bisogna guadagnarsi il pane ed
il paradiso col sudore vultus tui. Quindi quelle famiglie che nel
nostro Trentino possono vivere anche strusciando un poco, non
emigrino; ma animando i proprii membri all'attività, e a maggiore
economia, procurino di trovare quì la propria America. Iddio
benedirà i loro sforzi, perché così facendo antepongono ai beni
materiali che si aspetterebbero in America, quelli religiosi tanto
abbondanti e facili qui da noi. Si danno poi altre famiglie che
nulla posseggono in beni stabili, e che non godono neppure la
vicinanza di ricchi e caritatevoli possidenti, ai quali potrebbero
fare da coloni o mezzadri, e che, mentre crescono di anno in
anno in bocche di consumo, scemano in speranza di migliore avvenire? Per queste fia la ben venuta l' emigrazione americana.
Emigrino pure nelle colonie agricole del Brasile o delle altre Repubbliche americane del Sud, là troveranno quello che non possono
aver quì, cioè il vitto necessario. Perchè poi il passo porti a buon
punto, devono prima conoscere, per giuste informazioni, le buone
qualità della colonia che prescelgono e per non andare ingannati
nè materialmente nè moralmente, si rivolgano alle Società di S.
Raffaele che esistono ovunque, e anche qui·da noi, e da queste
avranno protezioni ed aiuti tanto nella partenza che nell' arrivo e
nella dimora al luogo designato.
Ma, si dirà ; ove troveranno poi queste famiglie i mezzi per
pagare il tragitto da questo all'altro mondo? Tante volte, come
avvenne in questi ultimi anni, le famiglie morigerate di bravi
contadini si accettarono gratuitamente sui porti d' Europa per essere
trasportate nelle colonie americane, e perciò si dovrebbero attendere
per lo più queste occasioni favorevoli per emigrare. Inoltre non
poche volte queste famiglie restando forzatamente in patria vanno
ad aggravare le casse comunali e le congregazioni di carità, aumentando quel proletariato che dà tanto fastidio a' governi e governati.
Non sarebbe quindi denaro sprecato se le casse comunali, provinciali
ed erariali si alleggerissero di un poco col facilitare il trapasso
di queste famiglie all'America. Sarebbe un tanto di risparmiato per
un non lontano avvenire. In questo modo l'emigrazione diverrebbe
precisamente una valvola doppia di sicurezza, uscendo il vapore
sovrabbondante e pericoloso che restando nella caldaia la farebbe
scoppiare. Vale a dire, mentre si darebbe libero sfogo per vivere
altrove a tante famiglie, si salverebbe l'erario comune che altrimenti verrebbe consumato per tanti poveri infelici che restano in
paese. Per queste famiglie adunque ritengo utile l' emigrazione
americana.
Emigrazioni di soli individui.
Dopo le troppo famose emigrazioni di famiglie intiere, avvenute
a precipizio nel nostro Trentino dal 1870 al 1880, ora non è così
frequente l'emigrazione di tal sorta, ma sì invece è frequentissima,
quasi quotidiana, quella di singoli individui. Questo fenomeno lo
ritengo un buon indizio nel movimento emigratorio, ma esso pure
deve farsi con giudizio e non a casaccio, se non si vogliono serie
e disastrose conseguenze. Anzi tutto anche quì si devono evitare
gli estremi. – Dissi più sopra che gli individui che emigrano
variano d' età dai 14 ai 60 anni. – Ebbene, io scarto subito e dico
dannosa l'emigrazione dei troppo giovani e dei troppo vecchi.
Quella dei troppo giovani, pericolosa o dannosa pel lato morale
specialmente, e quella dei troppo vecchi pel lato materiale. E per
vero un ragazzo che non abbia ancora passato i 17 anni, difficilmente sarà assodato nella dottrina religiosa e nell'educazione
cristiana in modo, che non venga meno nella fede in America,
ove è così raro il sentire una predica o un' istruzione catechistica.
Sarà difficilissimo che questi teneri rampolli, staccati così presto
dal ceppo paterno, possano vivere rigogliosi, anzi facilmente avvizzirebbero, o sarebbero gettati a terra dai frequenti colpi dei venti
pestilenziali, cioè rovinati dalle false massime e dai cattivi esempi
in cui di frequente s'inciampa nelle troppo libere aure americane.
Dunque pei giovani sotto ai 17 anni non è fatta l' emigrazione.
Ma anche ai troppo vecchi non ritengo che dessa sia vantaggiosa.
Vecchio ritengo l' emigrante quando ha compiuto i 50 anni. La
esperienza, che feci fin quì, mi diede per risultato: che individui
attempati difficilmente s'usano alla vita dell'emigrante, tanto differente dalla vita nostra paesana. La sua salute se ne risente; è
facile nell'attempato l' attacco della nostalgia, e prima di compiere
lo scopo del suo emigrare, già sospira la patria. Anzi quasi sempre
ritorna ad affari incompiuti e quando si viene al resoconto finale,
si trova che coll'andata e col ritorno è quasi tutto consumato il
guadagno. Restino dunque anche questi a tutela dei patri lari, si
mettano ad economizzare contro facili abusi e con una vita più
sobria e morigerata si preparino invece ad emigrare dal tempo
all'eternità, quando Iddio li chiamerà fra non molto tempo.
Emigrazione di giovani dai 18 ai 22 anni. *)
L'emigrazione temporaria e di soli individui, che risulta
materialmente più vantaggiosa all'esperieuza fatta da tanti, è quella
dei giovani dai l8 ai 22 anni. I ragazzi si trovano negli anni del
maggiore sviluppo fisico e qui da noi hanno già appreso a sufficienza la necessaria istruzione religiosa nei frequenti insegnamenti
che ogni Domenica si impartiscono nelle nostre chiese. Il giovane
giunto a quell'età restando in patria trova purtroppo in tante
compagnie maligni che gli danno occasione di consumare denaro
*) Con tutto il rispetto per la competenza dell' egregio Don Mentore
in materia, ci permettiamo di osservare che le condizioni qui descritte ed i riflessi derivatine potranno riferirsi a casi singoli, non mai però essere riguardati
e quindi applicati como una norma generale. (Nota dei compilatori).
in crapule e bagordi, e poche sono le occasioni di fare buoni
guadagni per la famiglia. È un lamento generale di tanti genitori
che ragazzi di questa età fino all'epoca della coscrizione sono più
di aggravio che di vantaggio alle famiglie. Invece quasi tutti questi
ragazzi che ultimamente emigrarono in America e specialmente
nell'America del Nord, portarono tali sussidii in casa da far risorgere
da morte a vita tante povere famiglie. Cosicché Don Mentore è di
opinione che piuttosto di vedere tanti giovinastri oziosi gironzolare
quà e là le feste e le Domeniche mangiando denaro in bettole
ed in balli, e dando gratis lezioni di moralità alle ragazze, è meglio,
mille volte meglio che vadino a seppellirsi sotto terra nelle miniere
di carbon fossile degli Stati Uniti per risuscitare di quando in
quando con qualche sterlina per i loro genitori che in brevi anni
gli aspettano poi per la coscrizione. Ma ahi! dirà quì qualcuno,
proprio la coscrizione è quell'osso duro che si attraversa nella
gola di tante famiglie, e di tanti giovani che... Capisco; ma il
proprio dovere bisogna farlo sempre, e quindi anche questo di
servire la patria. I nostri giovani che emigrano in America prima
della coscrizione, lo fanno solo pel bisogno della famiglia, e appena
questo bisogno è soddisfatto, ecco tosto ritornano e si presentano
per soddisfare i loro obblighi verso lo Stato. Vero, che in questo
punto vi sono de' rigori per quelli che sono pigri a presentarsi;
ma spero, che coloro i quali rimpatriano entro l’anno primo o
secondo di leva, non incontreranno in avvenire altri rigori maggiori di quelli cui sono soggetti gli altri che restano a casa, molto
più che anche questi generalmente vengono aggregati alla milizia
nel secondo o terzo anno di leva. Dato dunque e concesso che
l'autorità militare diventi un po' benigna coi nostri giovani emigrati che ritornano nel primo o secondo anno di leva, io ritengo
utile l'emigrazione di questi ragazzi, perché con ciò occuperebbero
i 3 ai 4 anni prima della leva con profitto delle loro famiglie,
mentre, restando in patria, sarebbero loro più di aggravio anziché di vantaggio. Per essere più sicuri del buon esito, procurino questi
giovani emigranti di mettersi sotto la direzione di qualche compaesano più adulto, il quale faccia loro da padre durante l'emigrazione.
Emigrazione degli ammogliati.
Passata la coscrizione, i figli de' nostri contadini, generalmente parlando, pensano tosto ad accompagnarsi, al matrimonio.
Pur troppo questo passo importantissimo si fa da tanti senza
riflessione, senza calcolo alle conseguenze, senza preparazione, e
di quì que' tanti matrimoni infelici che rovinano le famiglie e la
società. Non mancano però di quelli che per poter alla meno male
mantenere moglie e prole, prima di accompagnarsi, emigrano alla
America per farsi una buona dote, e questi non li condanno, ma
anzi li lodo; tre o quattro anni di America dopo la leva e prima
del matrimonio non sono anni perduti, ma anni guadagnati pel
futuro benessere della famiglia. Ma non posso lodare giammai
que' cotali, che s' affrettano ad ammogliarsi subito dopo la leva
e poi piantano là la giovane moglie, dopo pochi mesi di unione,
e passano i mari per guadagnare il necessario alla futura famiglia.
Questi matrimonii presto fatti e tosto disfatti mi suonano malissimo
sotto tanti aspetti, e più di tutto sotto l' aspetto morale e religioso.
Eppure quanti da noi emigrano in queste condizioni! Dato il
bisogno, non trovo da condannare que' padri che emigrano quando
vedono moltiplicarsi attorno alla mensa le bocche consumatrici,
e quasi tutti questi ammogliati da anni trovano un esito buonissimo
nella loro emigrazione senza sconcerti morali, ma, ripeto, non
vorrei veder mai matrimoni disfatti ancora nel primo o secondo
anno coll'emigrazione del marito. Quindi senza fermarmi a sviscerare più a lungo questo punto importante, mi permetta il lettore
che conchiuda. L' emigrazione del padre di famiglia e carico di
figliuoli, tante volte può stare, e riuscirà vantaggiosa, ma non
così quella di un ammogliato di recente, per cui quest' ultima
non è da consigliarsi, anzi da condannarsi.
Conchiudiamo:
Dal poco detto fin quì, in base alle esperienze fatte, si ha
questa conclusione:
Non è da consigliarsi e quindi non è utile l'emigrazione
di troppo giovani sotto ai 17 anni e dei troppo vecchi sopra ai
50 anni.
Non è da consigliarsi e quindi non è utile 1'emigrazione
degli ammogliati recentemente.
Non è da consigliarsi e quindi non è utile l'emigrazione
di famiglie intiere che, possono vivere in patria anche con qualche
sensibile sacrificio.
Invece potrà essere utile e vantaggiosa l' emigrazione di
famiglie intiere, che prevedono probabilmente di non poter vivere
in patria senza gli aiuti dei pubblici fondi, e che sieno disposte
ad emigrare in colonie agricole già costituite e nelle quali trovansi
dei nostri connazionali.
Potrà essere utile e vantaggiosa l'emigrazione dei giovani
dai 18 anni fino all'epoca della leva sotto la tutela di qualche
provetto compaesano.
Potrà essere utile e vantaggiosa l'emigrazione di giovani
fuori di leva e prima di passare al matrimonio.
Potrà essere utile e vantaggiosa anche l'emigrazione di padri
di famiglia prima dei 50 anni, quando il numero della prole si
fa troppo superiore ai mezzi di sussistenza.
Finisco col far voti che persone, più competenti di me, trattino per largo e per lungo questo interessantissimo tema della
emigrazione, e che ci sia dato di vedere una ristampa della statistica,
emigratoria coi cambiamenti successi dal 1885 in poi, raccomandando ai nostri Consorzii di prestarsi nella bisogna qualora venissero
richiesti.
Detti e proverbi paesani sui mesi dell'anno.
Gennaio.
La polvere di gennaio empie il granaio.
Bello da Natale, brutto da Pasqua.
Poca epatta poca gratta e viceversa.
Febbraio.
Se piove o nevica dalla Ceriola dall'inverno siamo fuora.
Da S. Agata la terra fiata.
A metà febbrarot tanto il dì che la not.
Marzo.
Il sole di primavera non fa bella ciera.
Da San Benedetto la rondine sul tetto.
Aprile.
Aprile tutti i giorni un barile (d' acqua però).
Aprile del dolce dormire.
A tutto aprile non ti scoprire – a maggio va adagio – in
giugno allarga il pugno.
Maggio.
Maggio asciutto grano per tutto.
Maggio ben fiorito ti fa ricco.
Anche il sol di maggio fa male al capo col suo raggio.
Giugno.
È un anno sopraffino se casca il fior d' ulivo sul baldachino
(cioè se l' ulivo getta via il fiore al Corpus Domini).
Se piove dall' Ascensa (Ascensione) per quaranta dì non
siamo senza (acqua).
Viri Galilei, è tempo di gettar via i gonnei (gabbâno).
Luglio.
Luglio è il re de' galantuomini (cioè fa sempre caldo).
Agosto.
L' acqua d' agosto rinfresca il bosco.
S. Lorenzo dalla gran caldura, S. Vincenzo dalla gran freddura; l' uno e l' altro poco dura.
Nuvola rossa o vento o goccia; nuvola rossa di sera bel
tempo si spera.
Zappami d'agosto se vuoi buon mosto.
Sereno di not, è come vecchia che va di trot.
Settembre.
Quando piove la mattina tutto il giorno pioviggina.
Da S. Croce fichi, pane e noce.
Ottobre.
Da S. Luca il frumento nella zucca (è finita la semina).
Se nevica sulla foglia, non nevica più ancor si voglia.
Novembre.
Da S. Martino si travasa il vino.
S. Andrea viene colla sua famea (freddo e neve).
Da S. Caterina il freddo si raffina.
Dicembre.
Da S. Lucia c'è freddo che brucia.
Da Natale un bel fuoco e buon boccale.
I nostri vecchi benedetti
Stampavano proverbi e detti
Al calor del focolaio
Coll' umor de' boccaletti.
Se i proverbi adesso non valgon più
Cagione è che il boccale è tolto giù.
D. Mentore.
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