Come è noto la chiesa esercitava un notevole
potere sulla scuola di quei tempi. Il decano era anche ispettore
scolastico del distretto che comprendeva il decanato. Ricopriva
questo ruolo nella nostra zona il decano di Lomaso don Costante
Dalrì. L’Ordinariato, ovvero la Curia, fino al 1869, corrispondeva in un
certo senso all’attuale provveditorato agli studi (Sovrintendenza
scolastica). Gli insegnanti dovevano seguire e sorvegliare i loro
alunni anche durante le funzioni religiose assistendo con loro alla
messa quotidiana tutti i giorni feriali dell’anno scolastico. Nei
giorni festivi dell’anno scolastico dovevano partecipare con i loro
alunni alla messa detta comunemente “messa granda” e almeno ogni
due mesi, insieme con loro, assistere ai Santi Sacramenti.
Campo Lomaso attorno al 1940 |
Nel 1869 venne votata la legge scolastica
fondamentale dell’Impero che decise le sorti della scuola fino al
1918. Una riforma che demandando allo stato “il
diritto di suprema direzione su tutto il ramo dell’istruzione e
dell’educazione” stabiliva precisi limiti nel rapporto tra scuola e chiesa. Le
attribuzioni affidate all’Ordinariato passarono alle autorità
politiche provinciali e quelle affidate ai decani, quali ispettori,
passarono alle autorità politiche distrettuali
(capitani distrettuali). Nonostante questa legge, la chiesa continuò
a rivestire un ruolo preponderante per l’istruzione scolastica
delle valli trentine fino alla prima guerra mondiale.
In seguito si analizza come il decano di Lomaso
Costante Dalrì nel 1880 rendeva conto al vescovo riguardo allo stato
delle scuole del decanato:
“Lo
stato delle scuole del Decanato del Lomaso non si raccomanda
granfatto. Chè ove un tempo l’immediato curator d’anime in
vigilava solerte, perché si aprissero a tempo debito, e
premurosamente si frequentassero, ora si dà principio ordinariamente
alla scuola solo verso la fine del mese di Novembre, e si disertano
al primo spuntare della primavera.
Si
arroge, che lungo il verno le mancanze alla scuola sono in massima
moltissime; adducendosene a scusa da chi lecessivo freddo, da chi la
neve, da chi la mancanza di calzari, da chi altre frivole scuse.
I
signori Maestri eccitati in massima dai Cattechisti, si addoperano
per farre un tal disordine, ma indarno; perocchè né gli Ispettori
Scolastici Locali non rinvengono ordinariamente bastevole appoggio;
nell’Ispettore distrettuale neppure perché di troppo lontano
/stanziato a Rovereto/ e nelle autorità comunali,
non per mancanza di buona volontà, ma per posizione, non trovano
quella fortezza ed energia che sarebbero pure tanto necessarie.
Se
poi qualche maestro o maestra, rendesi meritevole di riprensione, e
fors’anche di deposizione del proprio ufficio, nissuno se ne assume
il compito di farlo, per deferenza o per timore, o per la morale
certezza di tirargli addosso un processo.
In
quanto alla distribuzione dei premi d’incoraggiamento, fin qui non
destò che dei lagni forti e spiacenti, non sempre infondati.
La
spiegazione del catechismo nelle singole scuole, si tenne
regolarmente; dove con ordinaria, dove con somma diligenza; dovunque
in genere lodevolmente per parte del clero, come parzialmente fu
riferito ufficiosamente al P.V. Ordinariato dallo scrivente al
termine della visita scolastica pegli esami di religione.
È
poi a deplorarsi, come già ne scrissi la molteplice varietà delle
edizioni, discordanti le une dalle altre, e uniformandosi solo negli
errori sì di stampa, che di dottrina”.
Anche i curati, a cui spettava la sorveglianza
sulla scuola locale, spesso si lamentavano del penoso stato in cui si
trovavano le infrastrutture e sul fatto che non venissero frequentate
dai ragazzi. È il caso del curato di Cavrasto, Felice Volani, che ne
parlava in risposta alla visita vescovile del 1885 “La
frequentazione non principia che coll’imperversare dell’inverno,
e cessa subito che il tempo si fa migliore quando non sia
assolutamente trascurata la scuola, per l’emigrazione invernale
degli arrotini e spazzacamini dall’età di 8 a 14 anni”.
Il Grand Hotel Terme di Comano negli anni '20 |
Nei capitoli stipulati nel 1878 tra don Guetti, il parroco e la
popolazione all’ingresso in Quadra a proposito della scuola si
legge che il curato “dovrà nei sei mesi invernali catechizzare
i fanciulli e fanciulle delle scuole secondo le vigenti leggi”.
Don Lorenzo riteneva importante l’istruzione dei ragazzi attraverso
le scuole, “nelle quali insegnano finora maestri nostri ed
educati come noi, e perciò sinceramente cristiani. A queste scuole i
genitori si devono imporre strettissimo dovere di mandare la propria
prole”.
Riprese lo stesso argomento anche citando il Manzoni: “Renzo del Manzoni
[..] venne alla conclusione -che i suoi figli imparassero tutti a
leggere e scrivere dicendo, che, giacché là c’era questa
birberia, dovevano almeno profittarne anche loro-”.
"Se poi qualche maestro o maestra, rendesi meritevole di riprensione, e fors’anche di deposizione del proprio ufficio, nissuno se ne assume il compito di farlo, per deferenza o per timore, o per la morale certezza di tirargli addosso un processo.
RispondiEliminaIn quanto alla distribuzione dei premi d’incoraggiamento, fin qui non destò che dei lagni forti e spiacenti, non sempre infondati."
E dopo più di 100 anni le cose stanno ancora così! Parola di Maestra Gloria
Concordo.. si veda anche la situazione delle maestre "provvisorie" della scuola di Quadra per la quale don Guetti rassegnò le sue dimissioni da ispettore scolastico locale, come spiegava in un articolo del 1892 sul giornale "La Voce Cattolica":
Eliminahttp://www.donguettilorenzo.com/2012/11/dalle-sponde-del-sarca-motivo.html