"La Voce Cattolica", n. 20, 19 febbraio 1884 (Importanza della capra e il filò nelle stalle)
UN PO' DI STATISTICA CAPRINA
Per sapere se la guerra a morte giurata contro la capra in quest'epoca di pace universale sia o meno ragionevole, non sarà fuor di luogo un poco di statistica su questo animale. Chi sa che alla fine non si venga a dar ragione a Domineddio che lo creò? Statistiche e studi sopra altri animali, non esclusi gli asini, se ne fecero, e so di averne anche letto, ma riguardo alla capra non mi ricordo di averne trovato affatto. Per questo a mio uso e consumo volli tentare quest'esperimento che ora faccio pubblico per divertire un po' i lettori della Voce in carnovale.
Premetto anzi tutto, per assicurare il lettore sulla verità del sotto esposto ch'io, per disgrazia, o dirò meglio per fortuna, vivo ed abito in mezzo a povera gente, di quella povera gente che trova quasi l'unica risorsa nella capra; che frequentemente mi tocca entrare in tutti i covi e nere catapecchie ove essa sta intanata, e conosco perciò abbastanza bene ogni dato statistico del dare ed avere.
Ballino, Giudicarie |
In una di queste sere per far carnovale anch'io volli entrare in una stalle delle più vicine per i miei scopi scientifici. Per chi nol sapesse la stalla di questa povera gente, oltre a ricettacolo delle sue povere bestie, serve e di laboratorio comune di giorno e di notte durante i freddi invernali, e di sala per la conversazione, e di gabinetto di lettura, ecc.
Eccovene una sbiadita descrizione: Siamo in un avvolto a piano terra, o per dir meglio sottoterra, alto appena nella maggior altezza, due metri, con un vuoto regolarmente cubato di 30 metri. Una piccola finestra senza vetri ma con carta oliata sopra l'uscio d'entrata vi dà durante il giorno una luce scarsa ma sufficiente per vedere gli oggetti in essa contenuti e distinguere le numerose ragnatele che suppliscono ai cortinaggi d'altre sale; alla sera poi questo luogo delizioso è illuminato da un piccolo lucignolo a petrolio che dà trista luce, un odore nauseante e fa un fumo di ca' del diavolo. - Intorno al lume voi vedete alcune sedie e due panche che attendono sette od otto individui per il filò. - Ne prendo una anch'io e m'assido con tutta confidenza. Alla parete di fronte a me vedo attaccate ad una mangiatoia due capre e tre pecore che vanno a finire un po' di fieno e foglie secche ultimo residuo della loro razione giornaliera. In un cantuccio a destra sta preparato il cibo per il domani; a sinistra un cumulo di letame e sopra esso appollajate cinque o sei galline coll'indispensabile gallo... Ma basta... Ecco ch'entrano i miei amici... che faccie da via crucis! volti anneriti, pelle raggrinzata, mani luride e callose, e ciò per gli uomini; delle donne non dico nulla, perché il figurino di Parigi non m'aiuta a descriverle. - Sotto sì brutto involucro corporale batte un cuore affettuoso, sensibile, buono; essi mi salutano cordialmente ed io rispondo col favorire a tutti una piccicata di tabacco, che annusano voluttuosamente.
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