sabato 28 aprile 2012

I. Perché furono istituite le Società cooperative

"La Famiglia Cristiana", 27 dicembre 1894 (Relazione di don Guetti sulle motivazioni della nascita della cooperazione e risposta ad una polemica tra due corrispondenti scoppiata sul giornale "Alto adige")

Giudicarie 27 dic.
(I. Perché furono istituite le Società cooperative). -La corrispondenza stampata in questo giornale dei 14 corr. N. 144 si rivolge ai promotori della prima cooperativa di S. Croce, perché di fronte a una polemica insorta sull'Alto Adige fra il Sig. O. e il sig. M.P. si dichiarino sul motivo e sul fine che ebbero nel fondare queste associazioni agricole di acquisto e smercio, e mostrino con ciò di chi è la ragione in tale vertenza.
Anzitutto rispondiamo che dopo le tante chiacchiere pubblicate in proposito su questo giornale dal noto Renzo, e più ancora dopo i ripetuti scritti riportati nell'Almanacco del Consiglio provinciale d'Agricoltura sotto il nome di Don Mentore, ognuno dovrebbe sapere a quest'ora il motivo e il perché si fondarono queste proficue e moralissime società cooperative. Perfino la Camera di Commercio, di fronte a ricorsi e proteste di negozianti presentati a lei in vista del numero sempre più crescente in paese di tali istituzioni, ebbe a spiegare con chiare parole, a mezzo del competentissimo suo relatore il sig. Bombieri, il fine e il motivo del loro nascimento e sviluppo. Quindi non ci resta altro che ripetere: i primi fondatori giudicariesi delle Famiglie cooperative ebbero in mira di portare colle loro associazioni un vero benessere morale e materiale al popolo agricolo, ed in specie a quel popolo tra il quale essi vivevano. Questo e nissun altro fu lo scopo di tale cooperazione rurale. Il sig. O. dell'Alto Adige lo conosce bene, e lo confermò nei suoi scritti; lo sa ancora il sig. M.P., e forse perché lo intese meglio del sig. O. si arrischiò a rispondere un po' ab irato a certe espressioni non troppo corrette del primo. Dunque, nella polemica tra il sig. O e il sig. M.P. non diamo ragione né all'uno né all'altro; ambidue ebbero delle esagerazioni, il primo nella cosa, il secondo nella forma. La ragione è una sola, ed è questa: la cooperazione rurale è utilissima, è degna di essere sostenuta e favorita dalle persone amanti del popolo, e così pure dai fattori competenti della provincia e dello Stato; e non c'è motivo di giuste recriminazioni da parte dei negozianti, i quali restano liberi nel loro esercizio, e se ora non guadagnano come prima della nascita delle cooperative, ciò non è colpa del popolo che si svegliò, ma la causa sta in loro, che erano troppo svegliati prima di questo. L'affare quindi ora versa sopra due che hanno aperti gli occhi egualmente e camminano al loro fine. I negozianti moderati vivono e vivranno egualmente a fianco delle cooperative, non pingui, ma sani; le sanguisughe ad uso vecchio per mancanza di alimento se n'andranno.
In altra mia accennerò all'occasione fortunata dataci dai negozianti stessi per metterci su questa via.
plg.
La piazza di Lundo, 1900 (Lunari de le tre Pief, 1984)

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