Nell’archivio parrocchiale di Fiavé è custodito un manoscritto
autografo di don Lorenzo intitolato “Università curaziale di
Quadra”. Tale libro/registro fu redatto dal prete giudicariese
durante gli anni di permanenza alla Quadra e probabilmente fu proprio
lo stesso don Guetti a portarlo a Fiavé quando si trasferì nel
giugno del 1893. Il manoscritto si presenta suddiviso in varie parti con diversi
elenchi.
A pagina undici il curato di Quadra segnava una “Nota de’
pezzi e lettere spedite e ricevute 1879”. La pagina ha la
stessa struttura del “libro esibiti” custodito presso l’archivio
parrocchiale di Quadra. Interessante risulta la nota in data 1 maggio
1880 “Chiesto l’Ordinariato pel permesso di libri proibiti”.
Da questa interrogazione sembra quindi che don Lorenzo avesse richiesto di possedere dei libri “proibiti” nella canonica di Quadra ma non sappiamo
quale fu la risposta dell’Ordinariato a tale richiesta. Tuttavia
grazie a questo manoscritto inedito sappiamo per certo che don
Lorenzo possedeva nella sua canonica una biblioteca con più di
novanta testi. Infatti a pagina dodici del manoscritto troviamo
l’intitolazione “Biblioteca del curato di Quadra” con
l’elenco dei titoli dei libri. Per quanto riguarda la collocazione
della biblioteca possiamo supporre che si trovasse nell’armadio
della camera nella vecchia canonica di Larido.1
L’elenco si presenta in ordine numerico con il titolo del libro tra
virgolette e sulla stessa riga il nome di alcune persone con la data,
a significare il prestito del libro. I nomi più frequenti sono
quelli di Rocca Virginia, Rocca Simone e di don Prosdocimo
Baldracchi.2 Senza dubbio don Lorenzo aveva un ruolo fondamentale
nella scuola locale e lo dimostra la stessa età delle persone che
chiedevano i prestiti. Grazie alla recente pubblicazione online
dell’indice dei nati in Trentino dal 1815 al 1923 si può far luce
sull’identità dei fruitori di questa biblioteca.
Da tali dati risulta che la stragrande maggioranza dei prestiti della
biblioteca erano registrati a nome di persone nate negli anni
sessanta e settanta dell’ottocento. Bambini o ragazzi che conobbero
senza dubbio don Lorenzo sui banchi di scuola o su quelli della
catechesi. La biblioteca del curato si configura quindi
principalmente come una biblioteca scolastica visto che per quattro
volte compare anche il nome “Maestra” come fruitrice di un
prestito. Probabilmente con il nome “Maestra” è da
identificarsi Assunta Rocca o una delle maestre che la sostituirono
dopo la sua morte. Le date di prestito, comprese principalmente tra
gennaio e marzo, confermano che la biblioteca era consultata dai
giovani soprattutto durante il periodo scolastico invernale. Questi
dati fanno riflettere sul ruolo pedagogico svolto da don Lorenzo
anche in questo campo.
Di seguito si analizza più approfonditamente la biblioteca del
curato di Quadra. L’elenco presente nel manoscritto autografo di
don Lorenzo riporta solo il titolo dell’opera tra virgolette e i
fruitori del prestito. L’elenco, alla luce di un’unica opera
originale ritrovata che reca l’autografo di don Guetti e la data di
arrivo a Quadra, fu scritto negli ultimi anni di permanenza alla
Quadra di don Lorenzo, tra il 1887 e il 1893 e riporta probabilmente
i prestiti di un unico anno. Ad oggi purtroppo non resta traccia
della biblioteca presente ai tempi di don Lorenzo alla Quadra.
Tuttavia una ricerca sul catalogo bibliografico trentino e nazionale
ha permesso di individuare molte copie di queste opere disseminate
nelle varie biblioteche principalmente trentine ma anche di altre
regioni del nord Italia. Nella tabella che troverete a questo link, presento questo
lavoro di ricerca svolto seguendo l’ordine e il titolo delle opere
e mettendo in evidenza il luogo di conservazione attuale di una copia
dell’opera. Nel manoscritto i titoli sono spesso riportati in modo
abbreviato e la mancanza del nome dell’autore in taluni casi non ha
permesso l’individuazione dell’opera.
Christoph Schmid: alla luce della
ricerca sopra svolta si può quindi affermare che la maggioranza
delle opere fa riferimento a una serie di racconti per bambini o
giovani che vede come autore il canonico Christoph Schmid,3 un prete vissuto tra il 1768 e il 1854 autore di numerosi libri per
ragazzi in cui, tramite il racconto e la storia, venivano
sottolineate le virtù cristiane dei vari personaggi. Schmid era
solito firmarsi come “L’autore delle uova di Pasqua”,
una delle sue opere più famose e che, come risulta dal manoscritto
al punto 21, don Lorenzo possedeva nella biblioteca. Il curato di
Quadra possedeva circa una quarantina di opere del sacerdote tedesco
tradotte in italiano. Tra le più richieste dai lettori figurano “La
croce di legno”,4 “La ghirlanda”,5 “Enrico d’Eichenfels”,6 “La buona Fridolina”7 e “Duval”8.
Emerge quindi da questo corpo di opere dedicato ai ragazzi l’intento
educativo cristiano di don Lorenzo.
Jules Verne:
nel corpo di opere dedicato ai ragazzi si trovano anche due racconti
di fantascienza tuttora famosi dello scrittore francese Jules Verne,
oggi considerato tra i più influenti autori di storie
per ragazzi e padre
della moderna fantascienza.
Si tratta di “Dalla terra alla luna”9 in due volumi e “Le avventure del capitano Hatteras”10 in cinque volumi. Due romanzi che, vista la loro data di
pubblicazione (rispettivamente 1865 e 1867), non facevano
presumibilmente parte del corpus antecedente della biblioteca
ma ne entrarono a far parte probabilmente con l’arrivo o durante la
permanenza di don Lorenzo. Una nota autografa di don Lorenzo presente
sull’elenco relativo alla raccolta dei bozzoli di baco da seta in
offerta alla chiesa di Sant Antonio di Quadra conferma l’acquisizione
di libri da parte di don Guetti. In tale elenco venivano registrate
sia le voci in entrata relative alle offerte, sia quelle in uscita
relative a varie spese che la chiesa doveva sostenere. In una nota
relativa al 1886/87 si legge una spesa di 7.21 fiorini “per
provista di storie sacre” e subito dopo un’altra voce di
11.70 fiorini per “Libri di premi ai ragazzi”.
Francesco Martinengo: altri racconti dedicati ai più giovani
che figurano nell’elenco della biblioteca sono quelli del sacerdote
Francesco Martinengo. L’autore così scriveva nel preambolo de “La
gran bestia svelata ai giovani”:11
“Cari giovani sapete a che numero ascende la popolazione del
nostro globo? Una volta dicevasi di ottocento milioni; ora, trovo in
una delle Geografie più moderne, la si computa a quasi seicento
milioni di più, cioè a un miliardo e trecentocinquantanove milioni.
Quanti uomini, quanti uomini, eh?... Eppure tra tanti, credete a me,
tra tanti uomini che vivono al mondo, d’assai pochi potrebbe dirsi
questa breve parola: egli è un uomo!”12.
Da questo breve stralcio emerge uno stile di scrittura molto simile a
quello che don Lorenzo adoperava negli articoli per le varie testate
giornalistiche a cui collaborava. L’uso dei discorsi diretti, il
tono colloquiale, le domande retoriche sono comuni ai due sacerdoti
così come le citazioni dantesche e classiche. Si può ipotizzare che
don Lorenzo conosceva e aveva letto queste opere del monsignor
Martinengo e ne mediò in parte, non sappiamo precisamente se
direttamente (per sua volontà) o indirettamente, lo stile e lo scopo
educativo dello scrivere. Comune era anche l’uso dello pseudonimo
don Mentore visto che un'altra opera del Martinengo si intitola “Fior
di letture offerto da Don Mentore”13.
Ma veniamo ora ad un'opera che fa riflettere anche sul pensiero
politico del curato di Quadra.
“Le mie prigioni”: nell’elenco compare l’opera di
Silvio Pellico “Le mie prigioni”. La
conoscenza delle opere di Pellico da parte di don Lorenzo è
confermata anche da un articolo del curato di Fiavé apparso su “La
Lega Lombarda” in cui facendo riferimento a un episodio di “odio
di razza” avvenuto alla Dieta di
Innsbruck così concludeva: “Oh
quante volte queste scenate ci richiamano in mente la poesia di
Silvio Pellico che ci fece pianger più d’una volta in gioventù”14.
L’opera di Pellico era riuscita a superare i problemi derivanti
dalla censura
grazie al ministro Barbaroux
e fu pubblicata dall'editore Bocca nel mese di novembre del 1832.
“Le mie prigioni" è una delle opere più
significative, scritta nella prima metà del 1800, quando Pellico
decise di affiliarsi alla Carboneria per seguire i propri ideali di
libertà e riscossa anti-austriaca. Tale opera
descrive con realismo l'asprezza del carcere austriaco dello
Spielberg
e del regime asburgico.
Il primo ministro austriaco Metternich
ammise che “Le mie prigioni”
danneggiarono l'immagine dell'Austria e contribuirono a volgere molte
simpatie dei salotti e degli intellettuali europei verso i primi moti
risorgimentali
italiani. Di certo,
nonostante la sua posizione defilata, don Lorenzo faceva parte di
questa “intellighenzia”. Siamo a conoscenza infatti di vari
episodi di “insofferenza”15 del curato di Quadra nei confronti del potere austriaco analizzati
più precisamente nei capitoli successivi. Questi fatti, come
l’offerta di dieci lire degli alunni di Quadra per il monumento a
Dante, si collocano in una logica critica ma che non sfociò mai in
aperta opposizione di stampo irredentista al potere austriaco. Don Lorenzo faceva parte a livello politico della corrente
cattolico-nazionale che sosteneva un’autonomia amministrativa per
il Trentino rimanendo tuttavia fedeli al potere asburgico. Don Guetti non mancò mai di professare il suo progetto di autonomia
per il Trentino sotto la bandiera austriaca. Lo testimoniano anche
vari scritti sui giornali: “Nazionale
non vuol dire niente affatto italianissimo come vogliono intendere a
Vienna o ad Innsbruck, né garibaldino, né irredentista”16.
È possibile che questo filone irredentista presente nel Trentino non
attecchì mai nell’attività del prete giudicariese forse proprio
grazie alla nascita della cooperazione che, da una parte assorbì
quasi tutte le forze di don Lorenzo, dall’altra fu permessa e
favorita dallo stesso impero austriaco.
“Uberto”: al punto numero ottantotto
dell’elenco si trova invece l’opera “Uberto”
di don Francesco Tecini.17 Il titolo completo è “Uberto,
ossia, Le serate d'inverno pei contadini”.
L’autore presenta l’opera in questo modo nella prefazione: “Io
m’ingegnai colla presente mia operetta di darvi alle mani un Libro,
che se lo vorrete leggere, possa nelle lunghe sere d’inverno
trattenervi con vantaggio e forse anche con diletto [..]. Dalle
avventure d’Uberto, simili quanto alla realtà alle immagini di uno
specchio, potrete prendere norma per regolare il vostro modo di
pensare, e le vostre azioni”18.
Anche questa è un’opera con un forte intento pedagogico che, si
ipotizza, il curato di Quadra leggesse quando la sera si recava in
qualche stalla che, “oltre a ricettacolo delle sue poverebestie, serve e di laboratorio comune di giorno e di notte durante ifreddi invernali, e di sala per la conversazione, e di gabinetto dilettura, ecc”.
“Scene storiche popolari del Trentino”:
molte opere presenti nella biblioteca sono estratti del giornale “La
Voce Cattolica”: è il caso de le “Scene
storiche popolari del Trentino”.
Le scene, grazie a qualche intestazione manoscritta sovrapposta alla
stampa del libro, si può presumere che si riferiscano a fatti
realmente accaduti che hanno avuto protagonisti dei preti
principalmente della Valsugana. L’autore è il futuro parroco di
Santa Croce Giovanni Battista Lenzi in quel momento ancora curato a
Ivano Fracena proprio in Valsugana. Interessante risulta il fatto che
l’autore sulla copertina scrive “Scene
storiche popolari descritte da un curato di campagna e da un suo
amico”. Lo stesso pseudonimo di
“Un curato di campagna”
verrà usato da don Lorenzo per gli articoli comparsi su “Il Popolo
Trentino” e in particolare per la Statistica dell’emigrazione
americana.
Di particolare rilevanza risulta essere il
capitolo intitolato “Le elezioni”19.
In esso possiamo ritrovare molte delle idee riguardanti il pensiero
politico del curato di Quadra. Questa sezione dell’opera riporta
una discussione tra vari preti imperniata su una circolare vescovile
apparsa su “La Voce Cattolica”. La circolare invitava i cattolici
a votare i deputati della corrente cattolico-nazionale e i preti a
sostenere tali candidati in vista delle successive elezioni. Già
tale circolare sembra calzare a pennello per il curato di Quadra che
venti anni dopo la pubblicazione di tale opera inviava lettere in
tutto il Trentino per propugnare l’ideale democratico e sostenere i
candidati cattolici in vista delle successive elezioni.20 “Quando si tratta di istruire il
popolo sia pure anche in affari elettorali, non è mai tempo perso,
ed io lo faccio sempre volentieri sapendo di fare uno de’ miei
doveri”21.
Come scrive Alfredo Canavero, si trattava di estendere alla vita
politica il principio democratico alla base della nascente
cooperazione economica.22
Durante la discussione tra i vari preti sembra
addirittura emergere una frase esemplificativa del pensiero di don
Guetti negli anni successivi:
“Io non
intendo di essere in ribellione col governo, o contestare i suoi veri
diritti, ma dico soltanto che si deve instare presso di lui con tutti
i mezzi legali, che ci sono offerti, affinché Sua Maestà il nostro
magnifico Signore, che pure s’intitola sempre anche Principe di
Trento, voglia restituirci la nostra esistenza politica indipendente,
la nostra autonomia, che risponde alla nostra nazionalità italiana,
tanto più che questa ci viene anche garantita dalle leggi
fondamentali dell’impero”23.
Da questo capitolo emerge quindi non solo
l’influenza delle idee della redazione della “Voce Cattolica” a
cui don Lorenzo era profondamente legato ma anche le idee del suo
diretto superiore, il parroco di Santa Croce don Lenzi, che senza
dubbio condizionarono anche il pensiero del curato di Quadra. Un’altra scena24 del libro fa riferimento invece alla zona del Lomaso, dove don
Lorenzo era nato, e particolarmente ai funerali del decano di Lomaso
Cattarozzi25 il 26 novembre 1871. Nella descrizione della scena è probabilmente
indirettamente citato anche don Lorenzo tra i tre preti che seguivano
la bara e che erano distaccati dagli altri “per
mostrare pubblicamente la loro affezione particolare al povero nostro
decano, e la più viva loro gratitudine perché furono tutti e tre
beneficati assai dal povero morto”26.
Infatti in occasione della prima
messa celebrata nella chiesa parrocchiale di Vigo Lomaso don Lorenzo
fu “assistito dagli zii sacerdoti e dal venerando decano
Cattarozzi, che lo amava quale figlio”27.
Inoltre la scena raccontata fa luce anche sul carisma di questa
figura che senza dubbio il giovane Lorenzo ebbe come modello. Il
decano infatti durante l’epidemia di colera scoppiata nel paese di
Dasindo si recò “là con grave suo pericolo, e ravvivato nella
gente la fede alla Madonna Santissima, della quale era tanto divoto,
li consigliò a fare un voto di espiazione, e il morbo cessò come
per incanto”28.
Dal testo emerge anche che il decano condivideva tutti i suoi averi
coi poveri ed era parroco e decano da circa quaranta anni infatti “le
famiglie esistenti l’ha quasi tutte lui benedette nel sacramento
del matrimonio”29.
Queste pagine aiutano a riflettere su un altro modello, oltre a
quello dei due zii preti Lorenzo e Pietro a cui probabilmente don
Lorenzo fece riferimento durante la sua gioventù; lo dimostra sia il
suo interesse verso i poveri e gli ultimi della società che
caratterizzerà tutta la sua vita sia la devozione alla Madonna.
Le tre opere che vengono presentate di seguito si rifanno a
pubblicazioni tratte dal giornale “La Voce Cattolica” e risultano
esplicative del pensiero del curato di Quadra riguardo vari
argomenti.
“Il Carnevale”: altra opera presente nella biblioteca è
“Il carnevale dei quattro vecchi”. Dal dialogo tra i
quattro personaggi emergono gran parte delle idee relative
all’emigrazione e all’uso della scienza statistica applicata
all’agricoltura e alla popolazione che furono riprese dal curato di
Quadra. In primo luogo “Io non sono contrario all’emigrazione
-diceva Marco- vorrei solo che fosse ben diretta. E poi si faccia
pure… Vi posso assicurare, che in un paese del nostro Trentino,
dove la emigrazione è ben disciplinata e già passata in natura e
nelle tradizioni, è riuscita eccellentemente”30.
Già da questo pensiero sembrano emergere le idee del curato di
Quadra riguardanti l’emigrazione che tuttavia si chiariranno meglio
descrivendo un’altra opera della biblioteca di Quadra.
L’attenzione del dialogo è posta inoltre sul dato statistico al
quale infine è riconosciuta una straordinaria importanza. I quattro
personaggi valutano infatti la ricchezza del loro distretto in base
al possesso di animali da allevamento e alla produzione agricola
facendo riferimento anche ai dati riportati nella statistica del 1870
dal Consorzio agrario distrettuale di Trento. I dati relativi al
distretto vengono riportati in uno schema nel seguente ordine: campi,
prati, orti, vigneti, pascoli, malghe, boschi e stagni.31 Il dialogo in varie parti si configura inoltre come un manuale per
l’uso della scienza statistica, quasi ad invitare il lettore,
sull’esempio dei quattro protagonisti, ad usare questi criteri per
fare delle tabelle relative alla propria zona. Don Lorenzo raccolse
senza dubbio l’invito e simili analisi statistiche vengono svolte
da don Guetti parallelamente al suo impegno all’interno della
Commissione provinciale per la revisione quindicennale del catasto e
dell’imposta fondiaria. Tali analisi statistiche relative ai 14
distretti catastali trentini e ai 13 tedeschi, furono pubblicate su
“La Famiglia Cristiana” a partire dal 16 settembre 1896 con ben
undici articoli. In esse il curato di Quadra e Fiavé adottava lo
stesso metodo presente ne “Il Carnevale”: calcolava l’estensione
del terreno in jugeri, la rendita annua e la tariffa media, suddivisi
nei vari tipi di coltivazioni. Don Lorenzo raccomandava tale lavoro
“agli intelligenti ed in specie ai nostri comuni, perché
troveranno in questi dati un modo sicuro per giustificare con cifre i
loro memoriali-reclamo”. Inoltre dichiarava di aver fatto
questa statistica “per fuggir l’ozio” mentre i suoi
colleghi erano impegnati nel controllo dei dati.32 In seguito ad interpellanza del curato, la Giunta permanente del
Consiglio provinciale d’agricoltura acquistò alcune copie
dell’opuscolo in cui don Lorenzo aveva riunito i dati raccolti.33
La stessa scienza statistica fu adottata da don Lorenzo sia per gli
studi relativi all’emigrazione34 ma anche per quelli relativi all’anagrafe. Nelle ultime pagine
dell’anagrafe custodita presso l’archivio parrocchiale di Quadra
si trova infatti uno schema riguardante la consistenza numerica della
popolazione dei quattro paesi della Quadra dal 1888 al 1891 redatto
da don Guetti.
“I Dulcamara”: da “I Dulcamara”35 ovvero il “dialogo tra il dottore e Antonio” emergono
ancora una volta le aspirazioni nazionali e di autonomia
amministrativa per il Trentino sostenute dalla redazione de “La
Voce Cattolica” lontane tuttavia da quelle di matrice irredentista.
Ma dall’opera emerge soprattutto una forte polemica contro la
corrente liberal-nazionale accusata più volte di imbrogliare la
povera gente. È proprio in questa corrente che l’autore riconosce
i veri “Dulcamara”:
“Certi signori che fra tant’altre virtù di questo conio,
hanno pure la modestia di presumere d’essere soli intelligenti,
soli liberali e soli nazionali, battezzandosi tali da sé stessi, e
di stimare e chiamare tutti gli altri 350 mila, che non sono con
loro, ignoranti, retrivi ed anche, non saprei proprio con che fronte,
traditori, questi signori, dico, prima di pensare ad emancipare il
loro e nostro paese, e di arrogarsene il privilegio, starebbe bene, a
mio credere, che prima pensassero un poco ad emancipare sé stessi
dalla tirannia delle loro brutte passioni e dal giogo che loro
imposero quegli altri padroni, già m’intendono, dei quali si sono
costituiti castaldi sul nostro potere, e dai quali ricevono le parole
d’ordine”.
Anche don Lorenzo non mancherà di prendere le distanze dalla
corrente liberale. La forte polemica contro la corrente
liberal-nazionale caratterizzerà uno scritto del curato di Quadra
pubblicato su “La Voce Cattolica” dal 13 giugno 1885 fino al 23
giugno 1885. Interessante risulta la comparazione tra i due titoli
delle opere. La prima, presente nella biblioteca e di autore anonimo,
si intitola “I Dulcamara, ovvero il dialogo tra il dottore e
Antonio”; la seconda, scritta dal curato di Quadra si intitola
“Due chiacchiere dopo le elezioni. Dialogo tra un curato di
montagna ed il suo compare Antonio”. La ripresa dello stesso
nome di uno dei protagonisti e la polemica contro i liberali che
caratterizzano i due scritti lasciano presupporre che don Lorenzo
durante la redazione del testo si appoggiò e attinse molte idee
dall’opera “I Dulcamara” presente nella sua biblioteca.
Tuttavia il suo punto di vista, relativo in particolare al progetto
di difesa della nazionalità italiana, prevedeva un’alleanza
politica con la corrente liberale, ed era molto simile a quello che
espresse don Emanuele Bazzanella, suo insegnante nel seminario e
redattore de “La Voce Cattolica”, in una lettera al vescovo
Valussi: “Era un porgersi la mano fra cattolici e liberali
nell’unico scopo della difesa nazionale nel suo concetto giusto e
legittimo, ma sempre con un abisso framezzo, con tutto quell’abisso
che si sprofonda tra il principio cattolico e il liberalismo
essenzialmente anticristiano”36.
Una dimostrazione di questa linea di pensiero fu la formazione del
“club italiano” al parlamento di Vienna nel marzo 1897. Don
Lorenzo contribuì alla costituzione di tale club che riuniva tutti i
deputati trentini tanto cattolici quanto liberali con lo scopo nella
“difesa della nazionalità italiana e la tutela di tutti gli
altri diritti ed interessi particolari delle varie popolazioni
italiane dell’impero”37.
E il curato di Fiavé precisava, anche per sedare le critiche, che
tale accordo stabiliva tuttavia nelle questioni religiose piena
libertà d’azione per i cattolici rispetto ai liberali.
“Bricconate e..”: in “Bricconate e miserie”38 ritroviamo alcuni punti cardine del pensiero del curato di Quadra
affermati nel dialogo tra il contadino Antonio e il medico del
villaggio. Oltre alla polemica riguardante la presunta scienza medica
applicata dai dottori, il dialogo verte sul tema della provvidenza, a
cui più volte don Lorenzo si appellò nei suoi scritti seguendo
l’esempio del Manzoni. La provvidenza “col mezzo delle più
piccole cose, e dalle medesime, ella prepara occultamente, e fa
nascere i fenomeni più strepitosi. Non altrimenti che il vento
suscita i più vasti incendi da piccolissime e neglette scintille”39.
In un articolo don Lorenzo riprendeva il medesimo concetto per
annunciare la nascita della prima Cassa rurale del Trentino a Larido.
La ripresa della stessa metafora non sembra casuale: “Nasce
modesta e senza pretese, ma sembra però animata a fare sul serio
quel poco che farà. Auguro sia scintilla di maggiori incendi”.
Anche in quest’opera viene dato sfogo inoltre a una violenta
polemica contro i liberali definiti come “i veri anticristi,
perché congiurati a distruggere il regno di Dio qui sulla terra;
questi sono i veri presciti, perché sanno, che in eterno non hanno a
sperare misericordia da Lui; e questi poi, figuratevi! Sono i
caporali di tutta questa congiura antireligiosa ed antisociale, dai
quali parte il piano, la parola d’ordine, il segnale e la
direzione, ogni volta che si tratta di sconvolgere il mondo con
fellonesche imprese ed empii attentati”40.
Per debellare il male portato da questi “arruffapopoli” in
conclusione le parole del dottore sembrano riecheggiare quelle di don
Lorenzo: “Si bene col pregare e poi pregare, ma in pari tempo
col muoversi anche ad operare, non solo per ammannire altrettanto di
bene da contrapporre al male che soverchia nelle bilance dell’eterna
giustizia, ma ancora per procurarne quanto è da loro, in tutti i
modi legittimi ed onesti, tutto il possibile onde frenare e contenere
il torrente del male. Che Dio non fa miracoli senza bisogno, e per
conseguenza non può farne per li poltroni, ai quali sembra dire
–aiutati se vuoi ch’io ti aiuti”41.
Queste parole sembrano riprendere i temi di alcuni scritti di don
Lorenzo: in particolare quando si lamentava dell’“apatia,
l’astensione e il poltronismo” degli elettori delle
Giudicarie; ma tutta l’attività a sostegno del metodo democratico
condotta da don Guetti può ricondursi a questo principio. Lo stesso
scontro tra il bene e il male è usato da don Lorenzo anche nelle
“Chiacchiere elettorali con i suoi curaziani”: “ommettendo
voi di dare il vostro voto, concorrereste efficacemente al trionfo
del male contro il bene”42.
Ugualmente nei suoi “Dialoghi di un curato di campagna coi suoi
curaziani” promuovendo la cooperazione affermava: “Con
niente, cari, non si fa niente, e, come il paradiso non è fatto per
i poltroni, così neppure le casse rurali e le famiglie cooperative
non sono fatte per coloro che non vogliono brighe”42.
“L’emigrazione”: al punto 54 dell’elenco troviamo il
generico titolo “l’emigrazione”. Apparentemente si
potrebbe pensare a una copia della Statistica dell’emigrazione
americana compilata in quegli anni dallo stesso Guetti. Ma dopo una
ricerca condotta su varie opere del 1800 riguardanti l’emigrazione
si è trovata una copia de “L’emigrazione italiana in America”
di monsignor Giovanni Battista Scalabrini. Tale copia, conservata
presso la biblioteca diocesana di Trento reca nell’intestazione un
appunto autografo di don Lorenzo: “Dall’illustre autore con
biglietto di visita in risposta ad una mia addì 27/8/87. P.L.
Guetti”43.
Si viene quindi a conoscenza di una corrispondenza epistolare tra il
curato di Quadra e il vescovo di Piacenza durante gli anni in cui don
Lorenzo era impegnato nella compilazione della Statistica
dell’emigrazione americana. Fin dal principio il curato
giudicariese si era prodigato affinché nascesse un ente che
tutelasse gli emigranti facendo riferimento44 all’associazione di Patronato di monsignor Scalabrini. Il vescovo
di Piacenza aveva trovato una risposta al problema dell’emigrazione
col fondare una Congregazione religiosa di Missionari (1887) e
Missionarie (1895), che seguissero i migranti italiani nelle
Americhe, e fondassero nel Nuovo Mondo la Chiesa degli emigrati
italiani, e analogamente quella degli emigrati polacchi, tedeschi,
ecc. L'intuizione geniale scalabriniana, fatta propria dallo stesso
don Lorenzo, fu che senza cultura propria (lingua, storia, sacerdoti,
santi, religiosità popolare, feste, ecc.) a lungo andare non viveva
più neanche la fede. In questo contesto va inteso il motto
scalabriniano di "Religione e Patria". Dopo l'incontro con
un gruppo di migranti alla stazione ferroviaria di Milano, il vescovo
piacentino si rese conto della vastità del problema e si adoperò
perché lo Stato impostasse una vera politica migratoria e la Chiesa
una pastorale specifica. Così, nel 1889, fondò la società di S.
Raffaele, un'aggregazione laicale missionaria con il compito di
assistere i migranti soprattutto nell'emergenza. Questa società
veniva già auspicata nei suoi obiettivi nell’opera spedita a don
Lorenzo.45 Il vescovo stesso divenne missionario, visitando le Americhe a
più riprese, fino a quando le precarie condizioni di salute glielo
permisero.46
La comunanza di obiettivi tra il vescovo e il curato di Quadra si può
provare negli articoli scritti da don Lorenzo in cui auspicava la
fondazione di un ufficio “che prepari quanto occorre pel
collocamento degli emigranti”, “sottrarre gli emigranti
alle speculazioni vergognose di certi agenti dell’emigrazione”,
fornire soccorsi in caso di calamità o malattie e infine “procurare
l’assistenza religiosa durante la traversata, dopo lo sbarco e nei
luoghi ove gli emigranti andranno a stabilirsi”47.
Lo stesso don Lorenzo si fece promotore di un “Comitato
diocesano trentino della Società austriaca di S.Raffaele a
protezione degli emigranti cattolici” salutata con la relativa
pubblicazione dello statuto su “Il Popolo Trentino”.48 Tuttavia come ricorda Enrico Agostini49 non sappiamo quale sorte ebbe questa iniziativa. Per risolvere i
problemi legati all’emigrazione il curato di Quadra guardò anche
oltre l’esempio scalabriniano. Lo testimonia l’amicizia con
Giuseppe Maria Serralunga Langhi maturata tramite la corrispondenza
con il giornale “La Lega Lombarda”50.
Serralunga Langhi aveva infatti scritto un libro dal titolo
“L’emigrazione italiana in isvizzera”51 e un altro dal titolo “La Cassa rurale: che cos’è e modo di
impiantarla”52.
Interessante risulta anche il fatto che l’opera originale di
Scalabrini attualmente è custodita presso la biblioteca diocesana di
Trento nel fondo biblioteca parrocchiale di Brez, un paese della val
di Non. Probabilmente lo stesso don Lorenzo spedì l’opera in
quegli anni al parroco di Brez, don Silvio Lorenzoni. Quest’ultimo
infatti fu uno dei padri del movimento cooperativo e per primo
tradusse dal tedesco e diffuse le idee e gli statuti di Raiffeisen. Da questi scritti presero spunto le successive iniziative ed opere
del prete giudicariese tra le quali la fondazione della Cassa rurale
di Quadra.
“La Madonna di Lourdes”: molte opere della biblioteca
danno un saggio anche dell’inossidabile fede del curato di Quadra
in particolare nella Madonna. Uno dei libri presenti nella biblioteca
è individuabile in “Un pellegrinaggio a Lourdes”53 di Giuseppe Salvadori Zanatta edito anche questo come estratto della
“Voce Cattolica”. Nella prima pagina l’autore chiarisce
l’intento dell’opera: “consacro alcune reminescenze, col
duplice intento di rendere, per quanto valgo, omaggio di devota
affettuosa gratitudine a Maria SS., proclamandone le glorie, e di
eccitar molti ad accorrervi, a di Lei onoranza, e proprio vantaggio”.
“L’arte di farsi santi”: un altro volumetto presente
nell’elenco è quello del sacerdote Giuseppe Frassineti, “L’arte
di farsi santi”. Senza dubbio anche su questo manuale religioso
don Lorenzo trovò sostegno per la sua azione pastorale. Leggendo le
citazioni interne al libro ognuna sembra rispecchiare la vita e il
mandato del curato di Quadra: “Farsi santi significa darsi con
tutto il cuore al servizio di Dio, schivando ogni peccato grave e
anche leggero pienamente avvertito, e praticando molte opere buone
secondo la possibilità del proprio stato”54.
“Promessi Sposi”: l’opera che senza dubbio costituì il
perno di molti scritti di don Guetti furono “I Promessi Sposi”
di Alessandro Manzoni. Un’opera che il curato di Quadra aveva letto
e meditato più volte: lo dimostra sia la frequenza di citazioni nei
suoi articoli per i giornali sia l’uso dello pseudonimo di Renzo e
di Antonio Rivolta55 per gli scritti su “La Voce Cattolica”. Già l’uso di questi
pseudonimi fa trasparire una comunanza di idee con il personaggio
principale del Manzoni che aveva personificato la ribellione degli
umili. Come ricorda Franco de Battaglia, negli scritti del curato di
Quadra si possono ritrovare molte similitudini stilistiche con il
Manzoni: l’efficacia dei dialoghi, il porsi a tu per tu con il
lettore, l’approccio diretto ed immediato ai problemi.56 Le stesse tematiche dei Promessi Sposi furono riprese nei suoi
scritti: né è un esempio un articolo in cui paragonò i trentini e i tirolesi ai polli di Renzo. Anche la
tematica della Provvidenza dei Promessi Sposi doveva stare molto a
cuore a una persona come don Lorenzo animata da una fede immensa. Più
volte venne ripresa anche nei suoi articoli: “La Provvidenza
c’è, diceva Renzo; sì e lo sa il nostro buon popolo, e per questo
non bestemmia, non si lamenta del castigo di Dio, ma rassegnato corre
al tempio, chiede perdono di sue colpe e prega”.
“La Provvidenza c’è, diceva Renzo… altrimenti saressimo bell’e fritti”.
Lo stesso “Testamento di don Mentore” che presagiva la
successiva morte del curato di Fiavé affermava: “Dunque, non
addio, ma colla madre del Manzoni, arrivederci in cielo!”.
L’impressione finale che emerge da questo lungo elenco di titoli, è
che da ogni singola opera, soprattutto nella seconda parte
dell’elenco, emerga un aspetto fondamentale del pensiero e
dell’opera di don Lorenzo. Molti dei successivi interessi e
impegni, dagli studi sull’emigrazione alla politica, furono
stimolati senza dubbio dalla lettura di questi testi e dai loro
autori. Dallo studio e dalla lettura di queste opere don Lorenzo
formò il suo pensiero in campo religioso, politico ed economico.
Anche l’interesse verso gli ultimi della società fu un portato di
questi testi da cui emergono i valori del cristianesimo evangelico.
Il merito del curato di Quadra fu proprio quello di applicare questi
concetti per risolvere i problemi della vita reale della povera
gente. Con abilità e intelligenza recepì gli stimoli propagandati
in parte da queste opere per coniugarli in una nuova realtà: la
cooperazione.
1. Nella
lista degli “effetti lasciati da Don Lorenzo Guetti in dono
alla Canonica Curaziale” alla vigilia della partenza per Fiavé
si legge al punto H: “Tutti i libri che si trovano nell’armadio
nella camera a settentrione”. (Arch. Parr. Santa Croc., Chiese figliali, Atti
amministrativi, fasc. “Quadra 1529-1926”, n. 146).
2. Don Prosdocimo Baldracchi era primissario curato
in quel periodo presso la chiesa dei Santi Quirico e Giulitta di
Campo Lomaso dal 7 giugno 1883. Era nato a Creto il 18 febbraio 1835
e il 29 giugno 1858 era stato ordinato sacerdote (.Catalogus Cleri, 1885, p. 95).
3. Per una biografia dell'autore: http://en.wikipedia.org/wiki/Christoph_von_Schmid
4.C.
Schmid, La croce di legno; Il fanciullo
smarrito e La cappella della foresta, Milano
1839.
5. C.
Schmid, La ghirlanda di luppoli: operetta
adottata dall'università di Parigi ad uso della gioventù,
tradotta da C. Grolli, Milano 1840.
6. C.
Schmid, Enrico d'Eichenfels: racconto
storico, operetta tradotta da C. Grolli,
Milano 1840.
7. C.
Schmid, La buona Fridolina e la cattiva
Dorotea, traduzione di C. Grolli, Milano
1841.
8. C.
Schmid, Duval, racconto storico,
narrato da un parroco di campagna [Jakob Glatz] a' suoi allievi;
traduzione di C. Grolli, Milano 1841.
9. G. Verne, Dalla terra alla luna:
tragitto in 97 ore e 20 minuti,
Milano 1878.
10. G.
Verne,
Le avventure del
capitano Hatteras, Milano
1876.
11. F. Martinengo,
La gran bestia svelata
ai giovani, Genova 1878
12. Ivi,
p. 5
13. Si veda a questo proposito il “Testamento di don Mentore” di don
Guetti pubblicato in “La Cooperazione Trentina”, 1898, pp. 50-54
14. “La
Lega Lombarda”, 16/2/1896, n. 45, Il sangue non è acqua
15. Ad
esempio l’offerta raccolta da don Lorenzo nella scuola di Quadra per la costruzione del monumento a Dante; la protesta riguardante la congrua che sfociò in vari articoli su “La Voce Cattolica”; le
tante interpellanze prima alla Dieta di Innsbruck e poi al
parlamento di Vienna che non trovarono mai risposta.
16. “La
Voce Cattolica”, 16/6/1885, n. 68, Due chiacchiere dopo le
elezioni. Dialogo tra un curato di campagna e il suo compare
Antonio.
17. Per
il profilo biografico dell’autore si veda: M.
Lenzi, Sui
vantaggi dell'istruzione. Don Francesco Tecini: pensiero e
opere di un prete filobavarese (1763-1853), (prof.
M. Bellabarba), Università degli Studi di Trento, Facoltà di
Lettere e Filosofia, a.a. 2009-2010, pp. 60-105
18. F.
Tecini, Uberto, ossia le serate d’inverno pei buoni contadini,
Trento 1852
19. G.B.
Lenzi, Scene storiche popolari del trentino descritte da un
Curato di Campagna e dal suo amico, p.
64
20. In
un articolo don Lorenzo si lamentò per “l’apatia,
l’estensione, il poltronismo” (“La Voce Cattolica”,
22/4/1884, n. 46, Agli elettori delle Giudicarie). La
propagazione dell’ideale democratico è testimoniata anche dai
“Dialoghi fra un curato di campagna e i suoi curaziani”
pubblicati su “Il Popolo Trentino” a partire dal 1889. (L.
Guetti, La cooperazione rurale casse
rurali e famiglie cooperative loro statuti e regolamenti: dialoghi
di un curato di campagna coi suoi curaziani,
Trento 1895). Un'altra testimonianza sono le varie minute
presenti sul “libro esibiti” di Quadra in cui avvertiva parroci
e curati riguardo i candidati da votarsi per le successive elezioni.
Ad esempio la minuta in data 10/2/1891 recita: “Al Paroco di
Terragnolo, Nomi e Tenno sulle elezioni propugnando la candidatura
Salvadori”.
21. “La
Voce Cattolica”, 20/6/1885, n. 70, Due chiacchiere dopo le
elezioni. Dialogo tra un curato di campagna e il suo compare
Antonio.
22. A.
Canavero, “La dimensione politica di Lorenzo Guetti”, in
“Lorenzo Guetti, un uomo per il Trentino” a cura di A.
Leonardi.
23. G.B.
Lenzi, Scene storiche popolari del Trentino, p. 88
24. Ivi,
pp. 143-153.
25. Cattarozzi
Giovanni Antonio (Telve 14/9/1795 - Vigo Lomaso 23/11/1871).
“Esattissimo nel suo ufficio
d’ispettore scolastico, si rese molto benemerito per le scuole del
decanato. Per otto lustri si mostrò prete e pastore esemplare: pio,
dotto, ospitale e caritatevole. Morì li 23 novenbre 1871 onorato,
desiato e compianto”. (D.
Gregori, op.cit.,
p. 29)
26. Ivi,
p. 145
27. A
Don Lorenzo Guetti campione, p. 4
28. G.B.
Lenzi, Scene storiche popolari del Trentino, p. 146
29 Ivi,
p. 147
30. Il carnevale dei quattro vecchi,
p. 93
31. Ivi,
pp. 72-73
32. “La
Famiglia Cristiana”, 16/9/1896, n. 106, Al lettore. I, Arativi.
Le tabelle statistiche furono pubblicate nei numeri 106-111, 114-116
e 119-120.
33. “Bollettino
C.P.A.”, 1896, pp. 358-359, Opera della commissione provinciale
per la revisione del catasto dell’imposta fondiaria.
34. L.
Guetti, Statistica dell'emigrazione
americana avvenuta nel Trentino dal 1870 in poi compilata da un
curato di campagna.
35. I Dulcamara-dialogo
tra il dottore e Antonio, Trento
1872. (Estratto dal giornale “La Voce Cattolica”) Il termine
Dulcamara sta a significare impostori come emerge dalla seconda
pagina dell’opera.
36. Promemoria
di don E. Bazzanella, Trento 18 settembre 1886, citato in S.
Benvenuti, La chiesa trentina e la questione nazionale, in
Regioni di frontiera ai tempi dei nazionalismi. Alsazia e
Lorena/Trento e Trieste 1870-1914, a cura di A. Ara e E. Kolb,
p. 145
37. “Bollettino
C.P.A.”, 10/2/1898, pp. 20-25. Relazione del presidente L. Guetti
in Verbale della riunione dell’Assemblea del Consorzio Agrario
Distrettuale di S. Croce.
38. Bricconate
e miserie: dialogo di O.D.P fra Antonio buon contadino alpigiano e
il medico del villaggio, Trento 1871 (Estratto
dal giornale “La Voce Cattolica”)
39. Ivi,
p. 7
40. Ivi,
p. 20
41. Ivi,
p. 22
42. “Il
Popolo Trentino”, 28/3/1889, n. 44, Appendice. Chiacchiere
elettorali
43. L.
Guetti, La cooperazione rurale: casse rurali e famiglie
cooperative loro statuti e regolamenti, p. 15
44. G.
B. Scalabrini,
L'emigrazione italiana
in America, Piacenza
1887.
45. “La
Voce Cattolica”, 29/11/1887, n. 136, Emigrazione
americana del Trentino dal 1870 in poi. Decanato di Pergine
46. G.B.
Scalabrini, op. cit.,
p. 41
47. M.
Caliaro - M. Francesconi, L’apostolo degli emigranti Giovanni
Battista Scalabrini, Milano 1968
48. “Il
Popolo Trentino”, 26/12/1888, n. 8.
49. E.
Agostini, op.cit., p. 136
50. A.
Canavero, La dimensione politica di don Lorenzo Guetti, in
Lorenzo Guetti: un uomo per il Trentino, p.75
51. G.
M. Serralunga-Langhi, L’emigrazione italiana in isvizzera,
Milano 1896
52. G.
M. Serralunga-Langhi, La Cassa rurale: che cos’è e modo di
impiantarla, Milano 1895
53. G.
S. Zanatta, Un pellegrinaggio a Lourdes nel settembre del 1880,
Trento 1880.
54. G.
Frassineti, L’arte di farsi santi, Alba -Roma 1863, p. 6
55. Nel
capitolo XXVI dei Promessi Sposi Renzo si trasferisce nel bergamasco
e assume il nome di Antonio Rivolta.
56. Renzo
de Battaglia, Lorenzo Guetti giornalista, in Lorenzo
Guetti un uomo per il Trentino, p. 130
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