lunedì 30 aprile 2012

La biblioteca di don Guetti


 Nell’archivio parrocchiale di Fiavé è custodito un manoscritto autografo di don Lorenzo intitolato “Università curaziale di Quadra”. Tale libro/registro fu redatto dal prete giudicariese durante gli anni di permanenza alla Quadra e probabilmente fu proprio lo stesso don Guetti a portarlo a Fiavé quando si trasferì nel giugno del 1893. Il manoscritto si presenta suddiviso in varie parti con diversi elenchi.
A pagina undici il curato di Quadra segnava una “Nota de’ pezzi e lettere spedite e ricevute 1879”. La pagina ha la stessa struttura del “libro esibiti” custodito presso l’archivio parrocchiale di Quadra. Interessante risulta la nota in data 1 maggio 1880 “Chiesto l’Ordinariato pel permesso di libri proibiti”. Da questa interrogazione sembra quindi che don Lorenzo avesse richiesto di possedere dei libri “proibiti” nella canonica di Quadra ma non sappiamo quale fu la risposta dell’Ordinariato a tale richiesta. Tuttavia grazie a questo manoscritto inedito sappiamo per certo che don Lorenzo possedeva nella sua canonica una biblioteca con più di novanta testi. Infatti a pagina dodici del manoscritto troviamo l’intitolazione “Biblioteca del curato di Quadra” con l’elenco dei titoli dei libri. Per quanto riguarda la collocazione della biblioteca possiamo supporre che si trovasse nell’armadio della camera nella vecchia canonica di Larido.1
L’elenco si presenta in ordine numerico con il titolo del libro tra virgolette e sulla stessa riga il nome di alcune persone con la data, a significare il prestito del libro. I nomi più frequenti sono quelli di Rocca Virginia, Rocca Simone e di don Prosdocimo Baldracchi.2 Senza dubbio don Lorenzo aveva un ruolo fondamentale nella scuola locale e lo dimostra la stessa età delle persone che chiedevano i prestiti. Grazie alla recente pubblicazione online dell’indice dei nati in Trentino dal 1815 al 1923 si può far luce sull’identità dei fruitori di questa biblioteca.
Da tali dati risulta che la stragrande maggioranza dei prestiti della biblioteca erano registrati a nome di persone nate negli anni sessanta e settanta dell’ottocento. Bambini o ragazzi che conobbero senza dubbio don Lorenzo sui banchi di scuola o su quelli della catechesi. La biblioteca del curato si configura quindi principalmente come una biblioteca scolastica visto che per quattro volte compare anche il nome “Maestra” come fruitrice di un prestito. Probabilmente con il nome “Maestra” è da identificarsi Assunta Rocca o una delle maestre che la sostituirono dopo la sua morte. Le date di prestito, comprese principalmente tra gennaio e marzo, confermano che la biblioteca era consultata dai giovani soprattutto durante il periodo scolastico invernale. Questi dati fanno riflettere sul ruolo pedagogico svolto da don Lorenzo anche in questo campo.
Di seguito si analizza più approfonditamente la biblioteca del curato di Quadra. L’elenco presente nel manoscritto autografo di don Lorenzo riporta solo il titolo dell’opera tra virgolette e i fruitori del prestito. L’elenco, alla luce di un’unica opera originale ritrovata che reca l’autografo di don Guetti e la data di arrivo a Quadra, fu scritto negli ultimi anni di permanenza alla Quadra di don Lorenzo, tra il 1887 e il 1893 e riporta probabilmente i prestiti di un unico anno. Ad oggi purtroppo non resta traccia della biblioteca presente ai tempi di don Lorenzo alla Quadra. Tuttavia una ricerca sul catalogo bibliografico trentino e nazionale ha permesso di individuare molte copie di queste opere disseminate nelle varie biblioteche principalmente trentine ma anche di altre regioni del nord Italia. Nella tabella che troverete a questo link, presento questo lavoro di ricerca svolto seguendo l’ordine e il titolo delle opere e mettendo in evidenza il luogo di conservazione attuale di una copia dell’opera. Nel manoscritto i titoli sono spesso riportati in modo abbreviato e la mancanza del nome dell’autore in taluni casi non ha permesso l’individuazione dell’opera. 
Christoph Schmid: alla luce della ricerca sopra svolta si può quindi affermare che la maggioranza delle opere fa riferimento a una serie di racconti per bambini o giovani che vede come autore il canonico Christoph Schmid,3 un prete vissuto tra il 1768 e il 1854 autore di numerosi libri per ragazzi in cui, tramite il racconto e la storia, venivano sottolineate le virtù cristiane dei vari personaggi. Schmid era solito firmarsi come “L’autore delle uova di Pasqua”, una delle sue opere più famose e che, come risulta dal manoscritto al punto 21, don Lorenzo possedeva nella biblioteca. Il curato di Quadra possedeva circa una quarantina di opere del sacerdote tedesco tradotte in italiano. Tra le più richieste dai lettori figurano “La croce di legno”,4 “La ghirlanda”,Enrico d’Eichenfels”,6 “La buona Fridolina7 e “Duval8. Emerge quindi da questo corpo di opere dedicato ai ragazzi l’intento educativo cristiano di don Lorenzo.
Jules Verne: nel corpo di opere dedicato ai ragazzi si trovano anche due racconti di fantascienza tuttora famosi dello scrittore francese Jules Verne, oggi considerato tra i più influenti autori di storie per ragazzi e padre della moderna fantascienza. Si tratta di “Dalla terra alla luna9 in due volumi e “Le avventure del capitano Hatteras10 in cinque volumi. Due romanzi che, vista la loro data di pubblicazione (rispettivamente 1865 e 1867), non facevano presumibilmente parte del corpus antecedente della biblioteca ma ne entrarono a far parte probabilmente con l’arrivo o durante la permanenza di don Lorenzo. Una nota autografa di don Lorenzo presente sull’elenco relativo alla raccolta dei bozzoli di baco da seta in offerta alla chiesa di Sant Antonio di Quadra conferma l’acquisizione di libri da parte di don Guetti. In tale elenco venivano registrate sia le voci in entrata relative alle offerte, sia quelle in uscita relative a varie spese che la chiesa doveva sostenere. In una nota relativa al 1886/87 si legge una spesa di 7.21 fiorini “per provista di storie sacre” e subito dopo un’altra voce di 11.70 fiorini per “Libri di premi ai ragazzi.
Francesco Martinengo: altri racconti dedicati ai più giovani che figurano nell’elenco della biblioteca sono quelli del sacerdote Francesco Martinengo. L’autore così scriveva nel preambolo de “La gran bestia svelata ai giovani”:11
Cari giovani sapete a che numero ascende la popolazione del nostro globo? Una volta dicevasi di ottocento milioni; ora, trovo in una delle Geografie più moderne, la si computa a quasi seicento milioni di più, cioè a un miliardo e trecentocinquantanove milioni. Quanti uomini, quanti uomini, eh?... Eppure tra tanti, credete a me, tra tanti uomini che vivono al mondo, d’assai pochi potrebbe dirsi questa breve parola: egli è un uomo!”12.
Da questo breve stralcio emerge uno stile di scrittura molto simile a quello che don Lorenzo adoperava negli articoli per le varie testate giornalistiche a cui collaborava. L’uso dei discorsi diretti, il tono colloquiale, le domande retoriche sono comuni ai due sacerdoti così come le citazioni dantesche e classiche. Si può ipotizzare che don Lorenzo conosceva e aveva letto queste opere del monsignor Martinengo e ne mediò in parte, non sappiamo precisamente se direttamente (per sua volontà) o indirettamente, lo stile e lo scopo educativo dello scrivere. Comune era anche l’uso dello pseudonimo don Mentore visto che un'altra opera del Martinengo si intitola “Fior di letture offerto da Don Mentore13. Ma veniamo ora ad un'opera che fa riflettere anche sul pensiero politico del curato di Quadra.
Le mie prigioni”: nell’elenco compare l’opera di Silvio Pellico “Le mie prigioni”. La conoscenza delle opere di Pellico da parte di don Lorenzo è confermata anche da un articolo del curato di Fiavé apparso su “La Lega Lombarda” in cui facendo riferimento a un episodio di “odio di razza” avvenuto alla Dieta di Innsbruck così concludeva: “Oh quante volte queste scenate ci richiamano in mente la poesia di Silvio Pellico che ci fece pianger più d’una volta in gioventù14.
L’opera di Pellico era riuscita a superare i problemi derivanti dalla censura grazie al ministro Barbaroux e fu pubblicata dall'editore Bocca nel mese di novembre del 1832.
Le mie prigioni" è una delle opere più significative, scritta nella prima metà del 1800, quando Pellico decise di affiliarsi alla Carboneria per seguire i propri ideali di libertà e riscossa anti-austriaca. Tale opera descrive con realismo l'asprezza del carcere austriaco dello Spielberg e del regime asburgico.
Il primo ministro austriaco Metternich ammise che “Le mie prigioni” danneggiarono l'immagine dell'Austria e contribuirono a volgere molte simpatie dei salotti e degli intellettuali europei verso i primi moti risorgimentali italiani. Di certo, nonostante la sua posizione defilata, don Lorenzo faceva parte di questa “intellighenzia”. Siamo a conoscenza infatti di vari episodi di “insofferenza”15 del curato di Quadra nei confronti del potere austriaco analizzati più precisamente nei capitoli successivi. Questi fatti, come l’offerta di dieci lire degli alunni di Quadra per il monumento a Dante, si collocano in una logica critica ma che non sfociò mai in aperta opposizione di stampo irredentista al potere austriaco. Don Lorenzo faceva parte a livello politico della corrente cattolico-nazionale che sosteneva un’autonomia amministrativa per il Trentino rimanendo tuttavia fedeli al potere asburgico. Don Guetti non mancò mai di professare il suo progetto di autonomia per il Trentino sotto la bandiera austriaca. Lo testimoniano anche vari scritti sui giornali: “Nazionale non vuol dire niente affatto italianissimo come vogliono intendere a Vienna o ad Innsbruck, né garibaldino, né irredentista16. È possibile che questo filone irredentista presente nel Trentino non attecchì mai nell’attività del prete giudicariese forse proprio grazie alla nascita della cooperazione che, da una parte assorbì quasi tutte le forze di don Lorenzo, dall’altra fu permessa e favorita dallo stesso impero austriaco.
Uberto”: al punto numero ottantotto dell’elenco si trova invece l’opera “Uberto” di don Francesco Tecini.17 Il titolo completo è “Uberto, ossia, Le serate d'inverno pei contadini”. L’autore presenta l’opera in questo modo nella prefazione: “Io m’ingegnai colla presente mia operetta di darvi alle mani un Libro, che se lo vorrete leggere, possa nelle lunghe sere d’inverno trattenervi con vantaggio e forse anche con diletto [..]. Dalle avventure d’Uberto, simili quanto alla realtà alle immagini di uno specchio, potrete prendere norma per regolare il vostro modo di pensare, e le vostre azioni”18. Anche questa è un’opera con un forte intento pedagogico che, si ipotizza, il curato di Quadra leggesse quando la sera si recava in qualche stalla che, oltre a ricettacolo delle sue poverebestie, serve e di laboratorio comune di giorno e di notte durante ifreddi invernali, e di sala per la conversazione, e di gabinetto dilettura, ecc.
Scene storiche popolari del Trentino”: molte opere presenti nella biblioteca sono estratti del giornale “La Voce Cattolica”: è il caso de le “Scene storiche popolari del Trentino”. Le scene, grazie a qualche intestazione manoscritta sovrapposta alla stampa del libro, si può presumere che si riferiscano a fatti realmente accaduti che hanno avuto protagonisti dei preti principalmente della Valsugana. L’autore è il futuro parroco di Santa Croce Giovanni Battista Lenzi in quel momento ancora curato a Ivano Fracena proprio in Valsugana. Interessante risulta il fatto che l’autore sulla copertina scrive “Scene storiche popolari descritte da un curato di campagna e da un suo amico”. Lo stesso pseudonimo di “Un curato di campagna” verrà usato da don Lorenzo per gli articoli comparsi su “Il Popolo Trentino” e in particolare per la Statistica dell’emigrazione americana.
Di particolare rilevanza risulta essere il capitolo intitolato “Le elezioni19. In esso possiamo ritrovare molte delle idee riguardanti il pensiero politico del curato di Quadra. Questa sezione dell’opera riporta una discussione tra vari preti imperniata su una circolare vescovile apparsa su “La Voce Cattolica”. La circolare invitava i cattolici a votare i deputati della corrente cattolico-nazionale e i preti a sostenere tali candidati in vista delle successive elezioni. Già tale circolare sembra calzare a pennello per il curato di Quadra che venti anni dopo la pubblicazione di tale opera inviava lettere in tutto il Trentino per propugnare l’ideale democratico e sostenere i candidati cattolici in vista delle successive elezioni.20 “Quando si tratta di istruire il popolo sia pure anche in affari elettorali, non è mai tempo perso, ed io lo faccio sempre volentieri sapendo di fare uno de’ miei doveri21. Come scrive Alfredo Canavero, si trattava di estendere alla vita politica il principio democratico alla base della nascente cooperazione economica.22
Durante la discussione tra i vari preti sembra addirittura emergere una frase esemplificativa del pensiero di don Guetti negli anni successivi:
Io non intendo di essere in ribellione col governo, o contestare i suoi veri diritti, ma dico soltanto che si deve instare presso di lui con tutti i mezzi legali, che ci sono offerti, affinché Sua Maestà il nostro magnifico Signore, che pure s’intitola sempre anche Principe di Trento, voglia restituirci la nostra esistenza politica indipendente, la nostra autonomia, che risponde alla nostra nazionalità italiana, tanto più che questa ci viene anche garantita dalle leggi fondamentali dell’impero23.
Da questo capitolo emerge quindi non solo l’influenza delle idee della redazione della “Voce Cattolica” a cui don Lorenzo era profondamente legato ma anche le idee del suo diretto superiore, il parroco di Santa Croce don Lenzi, che senza dubbio condizionarono anche il pensiero del curato di Quadra. Un’altra scena24 del libro fa riferimento invece alla zona del Lomaso, dove don Lorenzo era nato, e particolarmente ai funerali del decano di Lomaso Cattarozzi25 il 26 novembre 1871. Nella descrizione della scena è probabilmente indirettamente citato anche don Lorenzo tra i tre preti che seguivano la bara e che erano distaccati dagli altri “per mostrare pubblicamente la loro affezione particolare al povero nostro decano, e la più viva loro gratitudine perché furono tutti e tre beneficati assai dal povero morto”26. Infatti in occasione della prima messa celebrata nella chiesa parrocchiale di Vigo Lomaso don Lorenzo fu “assistito dagli zii sacerdoti e dal venerando decano Cattarozzi, che lo amava quale figlio27. Inoltre la scena raccontata fa luce anche sul carisma di questa figura che senza dubbio il giovane Lorenzo ebbe come modello. Il decano infatti durante l’epidemia di colera scoppiata nel paese di Dasindo si recò “là con grave suo pericolo, e ravvivato nella gente la fede alla Madonna Santissima, della quale era tanto divoto, li consigliò a fare un voto di espiazione, e il morbo cessò come per incanto28. Dal testo emerge anche che il decano condivideva tutti i suoi averi coi poveri ed era parroco e decano da circa quaranta anni infatti “le famiglie esistenti l’ha quasi tutte lui benedette nel sacramento del matrimonio29. Queste pagine aiutano a riflettere su un altro modello, oltre a quello dei due zii preti Lorenzo e Pietro a cui probabilmente don Lorenzo fece riferimento durante la sua gioventù; lo dimostra sia il suo interesse verso i poveri e gli ultimi della società che caratterizzerà tutta la sua vita sia la devozione alla Madonna.
Le tre opere che vengono presentate di seguito si rifanno a pubblicazioni tratte dal giornale “La Voce Cattolica” e risultano esplicative del pensiero del curato di Quadra riguardo vari argomenti.
Il Carnevale”: altra opera presente nella biblioteca è “Il carnevale dei quattro vecchi”. Dal dialogo tra i quattro personaggi emergono gran parte delle idee relative all’emigrazione e all’uso della scienza statistica applicata all’agricoltura e alla popolazione che furono riprese dal curato di Quadra. In primo luogo “Io non sono contrario all’emigrazione -diceva Marco- vorrei solo che fosse ben diretta. E poi si faccia pure… Vi posso assicurare, che in un paese del nostro Trentino, dove la emigrazione è ben disciplinata e già passata in natura e nelle tradizioni, è riuscita eccellentemente30. Già da questo pensiero sembrano emergere le idee del curato di Quadra riguardanti l’emigrazione che tuttavia si chiariranno meglio descrivendo un’altra opera della biblioteca di Quadra.
L’attenzione del dialogo è posta inoltre sul dato statistico al quale infine è riconosciuta una straordinaria importanza. I quattro personaggi valutano infatti la ricchezza del loro distretto in base al possesso di animali da allevamento e alla produzione agricola facendo riferimento anche ai dati riportati nella statistica del 1870 dal Consorzio agrario distrettuale di Trento. I dati relativi al distretto vengono riportati in uno schema nel seguente ordine: campi, prati, orti, vigneti, pascoli, malghe, boschi e stagni.31 Il dialogo in varie parti si configura inoltre come un manuale per l’uso della scienza statistica, quasi ad invitare il lettore, sull’esempio dei quattro protagonisti, ad usare questi criteri per fare delle tabelle relative alla propria zona. Don Lorenzo raccolse senza dubbio l’invito e simili analisi statistiche vengono svolte da don Guetti parallelamente al suo impegno all’interno della Commissione provinciale per la revisione quindicennale del catasto e dell’imposta fondiaria. Tali analisi statistiche relative ai 14 distretti catastali trentini e ai 13 tedeschi, furono pubblicate su “La Famiglia Cristiana” a partire dal 16 settembre 1896 con ben undici articoli. In esse il curato di Quadra e Fiavé adottava lo stesso metodo presente ne “Il Carnevale”: calcolava l’estensione del terreno in jugeri, la rendita annua e la tariffa media, suddivisi nei vari tipi di coltivazioni. Don Lorenzo raccomandava tale lavoro “agli intelligenti ed in specie ai nostri comuni, perché troveranno in questi dati un modo sicuro per giustificare con cifre i loro memoriali-reclamo”. Inoltre dichiarava di aver fatto questa statistica “per fuggir l’ozio” mentre i suoi colleghi erano impegnati nel controllo dei dati.32 In seguito ad interpellanza del curato, la Giunta permanente del Consiglio provinciale d’agricoltura acquistò alcune copie dell’opuscolo in cui don Lorenzo aveva riunito i dati raccolti.33
La stessa scienza statistica fu adottata da don Lorenzo sia per gli studi relativi all’emigrazione34 ma anche per quelli relativi all’anagrafe. Nelle ultime pagine dell’anagrafe custodita presso l’archivio parrocchiale di Quadra si trova infatti uno schema riguardante la consistenza numerica della popolazione dei quattro paesi della Quadra dal 1888 al 1891 redatto da don Guetti.
I Dulcamara”: da “I Dulcamara35 ovvero il “dialogo tra il dottore e Antonio” emergono ancora una volta le aspirazioni nazionali e di autonomia amministrativa per il Trentino sostenute dalla redazione de “La Voce Cattolica” lontane tuttavia da quelle di matrice irredentista. Ma dall’opera emerge soprattutto una forte polemica contro la corrente liberal-nazionale accusata più volte di imbrogliare la povera gente. È proprio in questa corrente che l’autore riconosce i veri “Dulcamara”:
Certi signori che fra tant’altre virtù di questo conio, hanno pure la modestia di presumere d’essere soli intelligenti, soli liberali e soli nazionali, battezzandosi tali da sé stessi, e di stimare e chiamare tutti gli altri 350 mila, che non sono con loro, ignoranti, retrivi ed anche, non saprei proprio con che fronte, traditori, questi signori, dico, prima di pensare ad emancipare il loro e nostro paese, e di arrogarsene il privilegio, starebbe bene, a mio credere, che prima pensassero un poco ad emancipare sé stessi dalla tirannia delle loro brutte passioni e dal giogo che loro imposero quegli altri padroni, già m’intendono, dei quali si sono costituiti castaldi sul nostro potere, e dai quali ricevono le parole d’ordine”.
Anche don Lorenzo non mancherà di prendere le distanze dalla corrente liberale. La forte polemica contro la corrente liberal-nazionale caratterizzerà uno scritto del curato di Quadra pubblicato su “La Voce Cattolica” dal 13 giugno 1885 fino al 23 giugno 1885. Interessante risulta la comparazione tra i due titoli delle opere. La prima, presente nella biblioteca e di autore anonimo, si intitola “I Dulcamara, ovvero il dialogo tra il dottore e Antonio”; la seconda, scritta dal curato di Quadra si intitola “Due chiacchiere dopo le elezioni. Dialogo tra un curato di montagna ed il suo compare Antonio”. La ripresa dello stesso nome di uno dei protagonisti e la polemica contro i liberali che caratterizzano i due scritti lasciano presupporre che don Lorenzo durante la redazione del testo si appoggiò e attinse molte idee dall’opera “I Dulcamara” presente nella sua biblioteca.
Tuttavia il suo punto di vista, relativo in particolare al progetto di difesa della nazionalità italiana, prevedeva un’alleanza politica con la corrente liberale, ed era molto simile a quello che espresse don Emanuele Bazzanella, suo insegnante nel seminario e redattore de “La Voce Cattolica”, in una lettera al vescovo Valussi: “Era un porgersi la mano fra cattolici e liberali nell’unico scopo della difesa nazionale nel suo concetto giusto e legittimo, ma sempre con un abisso framezzo, con tutto quell’abisso che si sprofonda tra il principio cattolico e il liberalismo essenzialmente anticristiano36. Una dimostrazione di questa linea di pensiero fu la formazione del “club italiano” al parlamento di Vienna nel marzo 1897. Don Lorenzo contribuì alla costituzione di tale club che riuniva tutti i deputati trentini tanto cattolici quanto liberali con lo scopo nella “difesa della nazionalità italiana e la tutela di tutti gli altri diritti ed interessi particolari delle varie popolazioni italiane dell’impero37. E il curato di Fiavé precisava, anche per sedare le critiche, che tale accordo stabiliva tuttavia nelle questioni religiose piena libertà d’azione per i cattolici rispetto ai liberali.
Bricconate e..”: in “Bricconate e miserie”38 ritroviamo alcuni punti cardine del pensiero del curato di Quadra affermati nel dialogo tra il contadino Antonio e il medico del villaggio. Oltre alla polemica riguardante la presunta scienza medica applicata dai dottori, il dialogo verte sul tema della provvidenza, a cui più volte don Lorenzo si appellò nei suoi scritti seguendo l’esempio del Manzoni. La provvidenza “col mezzo delle più piccole cose, e dalle medesime, ella prepara occultamente, e fa nascere i fenomeni più strepitosi. Non altrimenti che il vento suscita i più vasti incendi da piccolissime e neglette scintille39. In un articolo don Lorenzo riprendeva il medesimo concetto per annunciare la nascita della prima Cassa rurale del Trentino a Larido. La ripresa della stessa metafora non sembra casuale: “Nasce modesta e senza pretese, ma sembra però animata a fare sul serio quel poco che farà. Auguro sia scintilla di maggiori incendi”.
Anche in quest’opera viene dato sfogo inoltre a una violenta polemica contro i liberali definiti come “i veri anticristi, perché congiurati a distruggere il regno di Dio qui sulla terra; questi sono i veri presciti, perché sanno, che in eterno non hanno a sperare misericordia da Lui; e questi poi, figuratevi! Sono i caporali di tutta questa congiura antireligiosa ed antisociale, dai quali parte il piano, la parola d’ordine, il segnale e la direzione, ogni volta che si tratta di sconvolgere il mondo con fellonesche imprese ed empii attentati40.
Per debellare il male portato da questi “arruffapopoli” in conclusione le parole del dottore sembrano riecheggiare quelle di don Lorenzo: “Si bene col pregare e poi pregare, ma in pari tempo col muoversi anche ad operare, non solo per ammannire altrettanto di bene da contrapporre al male che soverchia nelle bilance dell’eterna giustizia, ma ancora per procurarne quanto è da loro, in tutti i modi legittimi ed onesti, tutto il possibile onde frenare e contenere il torrente del male. Che Dio non fa miracoli senza bisogno, e per conseguenza non può farne per li poltroni, ai quali sembra dire –aiutati se vuoi ch’io ti aiuti41. Queste parole sembrano riprendere i temi di alcuni scritti di don Lorenzo: in particolare quando si lamentava dell’“apatia, l’astensione e il poltronismo” degli elettori delle Giudicarie; ma tutta l’attività a sostegno del metodo democratico condotta da don Guetti può ricondursi a questo principio. Lo stesso scontro tra il bene e il male è usato da don Lorenzo anche nelle “Chiacchiere elettorali con i suoi curaziani”: “ommettendo voi di dare il vostro voto, concorrereste efficacemente al trionfo del male contro il bene42. Ugualmente nei suoi “Dialoghi di un curato di campagna coi suoi curaziani” promuovendo la cooperazione affermava: “Con niente, cari, non si fa niente, e, come il paradiso non è fatto per i poltroni, così neppure le casse rurali e le famiglie cooperative non sono fatte per coloro che non vogliono brighe42.
L’emigrazione”: al punto 54 dell’elenco troviamo il generico titolo “l’emigrazione”. Apparentemente si potrebbe pensare a una copia della Statistica dell’emigrazione americana compilata in quegli anni dallo stesso Guetti. Ma dopo una ricerca condotta su varie opere del 1800 riguardanti l’emigrazione si è trovata una copia de “L’emigrazione italiana in America” di monsignor Giovanni Battista Scalabrini. Tale copia, conservata presso la biblioteca diocesana di Trento reca nell’intestazione un appunto autografo di don Lorenzo: “Dall’illustre autore con biglietto di visita in risposta ad una mia addì 27/8/87. P.L. Guetti”43. Si viene quindi a conoscenza di una corrispondenza epistolare tra il curato di Quadra e il vescovo di Piacenza durante gli anni in cui don Lorenzo era impegnato nella compilazione della Statistica dell’emigrazione americana. Fin dal principio il curato giudicariese si era prodigato affinché nascesse un ente che tutelasse gli emigranti facendo riferimento44 all’associazione di Patronato di monsignor Scalabrini. Il vescovo di Piacenza aveva trovato una risposta al problema dell’emigrazione col fondare una Congregazione religiosa di Missionari (1887) e Missionarie (1895), che seguissero i migranti italiani nelle Americhe, e fondassero nel Nuovo Mondo la Chiesa degli emigrati italiani, e analogamente quella degli emigrati polacchi, tedeschi, ecc. L'intuizione geniale scalabriniana, fatta propria dallo stesso don Lorenzo, fu che senza cultura propria (lingua, storia, sacerdoti, santi, religiosità popolare, feste, ecc.) a lungo andare non viveva più neanche la fede. In questo contesto va inteso il motto scalabriniano di "Religione e Patria". Dopo l'incontro con un gruppo di migranti alla stazione ferroviaria di Milano, il vescovo piacentino si rese conto della vastità del problema e si adoperò perché lo Stato impostasse una vera politica migratoria e la Chiesa una pastorale specifica. Così, nel 1889, fondò la società di S. Raffaele, un'aggregazione laicale missionaria con il compito di assistere i migranti soprattutto nell'emergenza. Questa società veniva già auspicata nei suoi obiettivi nell’opera spedita a don Lorenzo.45 Il vescovo stesso divenne  missionario, visitando le Americhe a più riprese, fino a quando le precarie condizioni di salute glielo permisero.46
La comunanza di obiettivi tra il vescovo e il curato di Quadra si può provare negli articoli scritti da don Lorenzo in cui auspicava la fondazione di un ufficio “che prepari quanto occorre pel collocamento degli emigranti”, “sottrarre gli emigranti alle speculazioni vergognose di certi agenti dell’emigrazione”, fornire soccorsi in caso di calamità o malattie e infine “procurare l’assistenza religiosa durante la traversata, dopo lo sbarco e nei luoghi ove gli emigranti andranno a stabilirsi47. Lo stesso don Lorenzo si fece promotore di un “Comitato diocesano trentino della Società austriaca di S.Raffaele a protezione degli emigranti cattolici” salutata con la relativa pubblicazione dello statuto su “Il Popolo Trentino”.48 Tuttavia come ricorda Enrico Agostini49 non sappiamo quale sorte ebbe questa iniziativa. Per risolvere i problemi legati all’emigrazione il curato di Quadra guardò anche oltre l’esempio scalabriniano. Lo testimonia l’amicizia con Giuseppe Maria Serralunga Langhi maturata tramite la corrispondenza con il giornale “La Lega Lombarda”50. Serralunga Langhi aveva infatti scritto un libro dal titolo “L’emigrazione italiana in isvizzera51 e un altro dal titolo “La Cassa rurale: che cos’è e modo di impiantarla52.
Interessante risulta anche il fatto che l’opera originale di Scalabrini attualmente è custodita presso la biblioteca diocesana di Trento nel fondo biblioteca parrocchiale di Brez, un paese della val di Non. Probabilmente lo stesso don Lorenzo spedì l’opera in quegli anni al parroco di Brez, don Silvio Lorenzoni. Quest’ultimo infatti fu uno dei padri del movimento cooperativo e per primo tradusse dal tedesco e diffuse le idee e gli statuti di Raiffeisen. Da questi scritti presero spunto le successive iniziative ed opere del prete giudicariese tra le quali la fondazione della Cassa rurale di Quadra.
La Madonna di Lourdes”: molte opere della biblioteca danno un saggio anche dell’inossidabile fede del curato di Quadra in particolare nella Madonna. Uno dei libri presenti nella biblioteca è individuabile in “Un pellegrinaggio a Lourdes53 di Giuseppe Salvadori Zanatta edito anche questo come estratto della “Voce Cattolica”. Nella prima pagina l’autore chiarisce l’intento dell’opera: “consacro alcune reminescenze, col duplice intento di rendere, per quanto valgo, omaggio di devota affettuosa gratitudine a Maria SS., proclamandone le glorie, e di eccitar molti ad accorrervi, a di Lei onoranza, e proprio vantaggio”.
L’arte di farsi santi”: un altro volumetto presente nell’elenco è quello del sacerdote Giuseppe Frassineti, “L’arte di farsi santi”. Senza dubbio anche su questo manuale religioso don Lorenzo trovò sostegno per la sua azione pastorale. Leggendo le citazioni interne al libro ognuna sembra rispecchiare la vita e il mandato del curato di Quadra: “Farsi santi significa darsi con tutto il cuore al servizio di Dio, schivando ogni peccato grave e anche leggero pienamente avvertito, e praticando molte opere buone secondo la possibilità del proprio stato”54.
Promessi Sposi”: l’opera che senza dubbio costituì il perno di molti scritti di don Guetti furono “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Un’opera che il curato di Quadra aveva letto e meditato più volte: lo dimostra sia la frequenza di citazioni nei suoi articoli per i giornali sia l’uso dello pseudonimo di Renzo e di Antonio Rivolta55 per gli scritti su “La Voce Cattolica”. Già l’uso di questi pseudonimi fa trasparire una comunanza di idee con il personaggio principale del Manzoni che aveva personificato la ribellione degli umili. Come ricorda Franco de Battaglia, negli scritti del curato di Quadra si possono ritrovare molte similitudini stilistiche con il Manzoni: l’efficacia dei dialoghi, il porsi a tu per tu con il lettore, l’approccio diretto ed immediato ai problemi.56 Le stesse tematiche dei Promessi Sposi furono riprese nei suoi scritti: né è un esempio un articolo in cui paragonò i trentini e i tirolesi ai polli di Renzo. Anche la tematica della Provvidenza dei Promessi Sposi doveva stare molto a cuore a una persona come don Lorenzo animata da una fede immensa. Più volte venne ripresa anche nei suoi articoli: “La Provvidenza c’è, diceva Renzo; sì e lo sa il nostro buon popolo, e per questo non bestemmia, non si lamenta del castigo di Dio, ma rassegnato corre al tempio, chiede perdono di sue colpe e prega”. “La Provvidenza c’è, diceva Renzo… altrimenti saressimo bell’e fritti”.
Lo stesso Testamento di don Mentore che presagiva la successiva morte del curato di Fiavé affermava: “Dunque, non addio, ma colla madre del Manzoni, arrivederci in cielo!”.
L’impressione finale che emerge da questo lungo elenco di titoli, è che da ogni singola opera, soprattutto nella seconda parte dell’elenco, emerga un aspetto fondamentale del pensiero e dell’opera di don Lorenzo. Molti dei successivi interessi e impegni, dagli studi sull’emigrazione alla politica, furono stimolati senza dubbio dalla lettura di questi testi e dai loro autori. Dallo studio e dalla lettura di queste opere don Lorenzo formò il suo pensiero in campo religioso, politico ed economico. Anche l’interesse verso gli ultimi della società fu un portato di questi testi da cui emergono i valori del cristianesimo evangelico.
Il merito del curato di Quadra fu proprio quello di applicare questi concetti per risolvere i problemi della vita reale della povera gente. Con abilità e intelligenza recepì gli stimoli propagandati in parte da queste opere per coniugarli in una nuova realtà: la cooperazione.


1. Nella lista degli “effetti lasciati da Don Lorenzo Guetti in dono alla Canonica Curaziale” alla vigilia della partenza per Fiavé si legge al punto H: “Tutti i libri che si trovano nell’armadio nella camera a settentrione”. (Arch. Parr. Santa Croc., Chiese figliali, Atti amministrativi, fasc. “Quadra 1529-1926”, n. 146).
2. Don Prosdocimo Baldracchi era primissario curato in quel periodo presso la chiesa dei Santi Quirico e Giulitta di Campo Lomaso dal 7 giugno 1883. Era nato a Creto il 18 febbraio 1835 e il 29 giugno 1858 era stato ordinato sacerdote (.Catalogus Cleri, 1885, p. 95).
3. Per una biografia dell'autore: http://en.wikipedia.org/wiki/Christoph_von_Schmid
4.C. Schmid, La croce di legno; Il fanciullo smarrito e La cappella della foresta, Milano 1839.
5. C. Schmid, La ghirlanda di luppoli: operetta adottata dall'università di Parigi ad uso della gioventù, tradotta da C. Grolli, Milano 1840.
6. C. Schmid, Enrico d'Eichenfels: racconto storico, operetta tradotta da C. Grolli, Milano 1840.
7. C. Schmid, La buona Fridolina e la cattiva Dorotea, traduzione di C. Grolli, Milano 1841.
8. C. Schmid, Duval, racconto storico, narrato da un parroco di campagna [Jakob Glatz] a' suoi allievi; traduzione di C. Grolli, Milano 1841.
9. G. Verne, Dalla terra alla luna: tragitto in 97 ore e 20 minuti, Milano 1878.
10. G. Verne, Le avventure del capitano Hatteras, Milano 1876.
11. F. Martinengo, La gran bestia svelata ai giovani, Genova 1878
12. Ivi, p. 5
13. Si veda a questo proposito il “Testamento di don Mentore” di don Guetti pubblicato in “La Cooperazione Trentina”, 1898, pp. 50-54
14. “La Lega Lombarda”, 16/2/1896, n. 45, Il sangue non è acqua
15. Ad esempio l’offerta raccolta da don Lorenzo nella scuola di Quadra per la costruzione del monumento a Dante; la protesta riguardante la congrua che sfociò in vari articoli su “La Voce Cattolica”; le tante interpellanze prima alla Dieta di Innsbruck e poi al parlamento di Vienna che non trovarono mai risposta. 
16. “La Voce Cattolica”, 16/6/1885, n. 68, Due chiacchiere dopo le elezioni. Dialogo tra un curato di campagna e il suo compare Antonio.
17. Per il profilo biografico dell’autore si veda: M. Lenzi, Sui vantaggi dell'istruzione. Don Francesco Tecini: pensiero e opere di un prete filobavarese (1763-1853), (prof. M. Bellabarba), Università degli Studi di Trento, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2009-2010, pp. 60-105
18. F. Tecini, Uberto, ossia le serate d’inverno pei buoni contadini, Trento 1852
19. G.B. Lenzi, Scene storiche popolari del trentino descritte da un Curato di Campagna e dal suo amico, p. 64
20. In un articolo don Lorenzo si lamentò per “l’apatia, l’estensione, il poltronismo” (“La Voce Cattolica”, 22/4/1884, n. 46, Agli elettori delle Giudicarie). La propagazione dell’ideale democratico è testimoniata anche dai “Dialoghi fra un curato di campagna e i suoi curaziani” pubblicati su “Il Popolo Trentino” a partire dal 1889. (L. Guetti, La cooperazione rurale casse rurali e famiglie cooperative loro statuti e regolamenti: dialoghi di un curato di campagna coi suoi curaziani, Trento 1895). Un'altra testimonianza sono le varie minute presenti sul “libro esibiti” di Quadra in cui avvertiva parroci e curati riguardo i candidati da votarsi per le successive elezioni. Ad esempio la minuta in data 10/2/1891 recita: “Al Paroco di Terragnolo, Nomi e Tenno sulle elezioni propugnando la candidatura Salvadori”. 
21. “La Voce Cattolica”, 20/6/1885, n. 70, Due chiacchiere dopo le elezioni. Dialogo tra un curato di campagna e il suo compare Antonio.
22. A. Canavero, “La dimensione politica di Lorenzo Guetti”, in “Lorenzo Guetti, un uomo per il Trentino” a cura di A. Leonardi.
23. G.B. Lenzi, Scene storiche popolari del Trentino, p. 88
24. Ivi, pp. 143-153.
25. Cattarozzi Giovanni Antonio (Telve 14/9/1795 - Vigo Lomaso 23/11/1871). “Esattissimo nel suo ufficio d’ispettore scolastico, si rese molto benemerito per le scuole del decanato. Per otto lustri si mostrò prete e pastore esemplare: pio, dotto, ospitale e caritatevole. Morì li 23 novenbre 1871 onorato, desiato e compianto”. (D. Gregori, op.cit., p. 29)
26. Ivi, p. 145
27. A Don Lorenzo Guetti campione, p. 4
28. G.B. Lenzi, Scene storiche popolari del Trentino, p. 146
29 Ivi, p. 147
30. Il carnevale dei quattro vecchi, p. 93
31. Ivi, pp. 72-73
32. “La Famiglia Cristiana”, 16/9/1896, n. 106, Al lettore. I, Arativi. Le tabelle statistiche furono pubblicate nei numeri 106-111, 114-116 e 119-120.
33. “Bollettino C.P.A.”, 1896, pp. 358-359, Opera della commissione provinciale per la revisione del catasto dell’imposta fondiaria.
34. L. Guetti, Statistica dell'emigrazione americana avvenuta nel Trentino dal 1870 in poi compilata da un curato di campagna.
35. I Dulcamara-dialogo tra il dottore e Antonio, Trento 1872. (Estratto dal giornale “La Voce Cattolica”) Il termine Dulcamara sta a significare impostori come emerge dalla seconda pagina dell’opera.
36. Promemoria di don E. Bazzanella, Trento 18 settembre 1886, citato in S. Benvenuti, La chiesa trentina e la questione nazionale, in Regioni di frontiera ai tempi dei nazionalismi. Alsazia e Lorena/Trento e Trieste 1870-1914, a cura di A. Ara e E. Kolb, p. 145
37. “Bollettino C.P.A.”, 10/2/1898, pp. 20-25. Relazione del presidente L. Guetti in Verbale della riunione dell’Assemblea del Consorzio Agrario Distrettuale di S. Croce.
38. Bricconate e miserie: dialogo di O.D.P fra Antonio buon contadino alpigiano e il medico del villaggio, Trento 1871 (Estratto dal giornale “La Voce Cattolica”)
39. Ivi, p. 7
40. Ivi, p. 20
41. Ivi, p. 22
42. “Il Popolo Trentino”, 28/3/1889, n. 44, Appendice. Chiacchiere elettorali
43. L. Guetti, La cooperazione rurale: casse rurali e famiglie cooperative loro statuti e regolamenti, p. 15
44. G. B. Scalabrini, L'emigrazione italiana in America, Piacenza 1887.
45. “La Voce Cattolica, 29/11/1887, n. 136, Emigrazione americana del Trentino dal 1870 in poi. Decanato di Pergine
46. G.B. Scalabrini, op. cit., p. 41
47. M. Caliaro - M. Francesconi, L’apostolo degli emigranti Giovanni Battista Scalabrini, Milano 1968
48. “Il Popolo Trentino”, 26/12/1888, n. 8.
49. E. Agostini, op.cit., p. 136
50. A. Canavero, La dimensione politica di don Lorenzo Guetti, in Lorenzo Guetti: un uomo per il Trentino, p.75
51. G. M. Serralunga-Langhi, L’emigrazione italiana in isvizzera, Milano 1896
52. G. M. Serralunga-Langhi, La Cassa rurale: che cos’è e modo di impiantarla, Milano 1895
53. G. S. Zanatta, Un pellegrinaggio a Lourdes nel settembre del 1880, Trento 1880.
54. G. Frassineti, L’arte di farsi santi, Alba -Roma 1863, p. 6
55. Nel capitolo XXVI dei Promessi Sposi Renzo si trasferisce nel bergamasco e assume il nome di Antonio Rivolta.
56. Renzo de Battaglia, Lorenzo Guetti giornalista, in Lorenzo Guetti un uomo per il Trentino, p. 130

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