lunedì 7 maggio 2012

Interpellanza in difesa della capra

"Bollettino C.P.A.", 4 aprile 1891(Difesa dell'importanza della capra da parte di don Guetti per la sopravvivenza della classe più povera della popolazione)

Don Guetti interpella la presidenza se non sarebbe il caso di occuparsi nella presente seduta della questione riflettente il pascolo delle capre e delle pecore e sulla riforma della relativa Ordinanza Luogotenenziale dei 24 febbraio 1855.
Parerebbe cosa fuor di tempo il doversi fermare a discutere sulla riforma di un'Ordinanza che porta la data del 24 febbraio 1855, perciò con 36 anni di tacita e regolare prescrizione, giacché non si ricorda che questa Ordinanza nei suoi primi anni di vigore abbia incontrata seria opposizione di sorta.
Da principio gli esecutori della legge uniformandosi ai soliti principii della politica, che suonano principii di prudenza, praticavano il relativo dei dispositivi ss in modo che fossero salvi e l'interessi del popolo, e ed il prosperamento de' boschi ritenendo la massima generale sancita dalla legge del Creatore che i boschi sono fatti pell'uomo, non l'uomo per i boschi; e fin qui si camminava diritto senza opposizione di sorta. Altri esecutori della legge posteriori decampando dalle leggi della politica, e quindi prudenziali, ed educati forse a più moderni principii della pura natura, dimenticando che l'uomo è sempre il re del Creato, e valendosi di circostanze straordinarie avvenute per molteplici cause in questi ultimi anni, e di boschi distrutti, e di innondazioni fatali succedentesi con troppa permanenza ed insistenza, credettero ritrovare la causa causarum di tanti malanni nella capra e, fattisi forti dell'ordinanza del 1855, si diedero a tutt'uomo a muovere guerra di sterminio allo sgraziato quadrupede.
Si vieta il pascolo di capre nei boschi, che riguardo al pascolo formano parte integrante di una malga alta o bassa, se il pascolo con evidente danno per la selvicoltura serve a scopi di lucro e di speculazione (decreto che dai nostri tecnici forestali fu ritenuto come assolutamente proibitivo si da cacciare da tutte le malghe le capre, chè loro ovunque vedevano ad evidenza i danni, ed ovunque si trovava lo scopo di lucro e della speculazione).
Ma dico io, donde questo ostracismo si assortito? Perché, lo si dice con cattedratica asseveranza, la capra è la rovina dei boschi, i boschi rovinati portano le innondazioni, l'innondazioni distruggono i campi e portano via i milioni di fiorini per le riparazioni. Dunque la capra è causa di tanti danni, è lo sperpero di milioni.
Invece di venire alla distruzione delle capre ce ne faremmo suoi protettori, regolando con più giusti criteri il suo pascolo.
E per vero. Che cosa è la capra? Fu chiamata, ed è in realtà la vacca del povero; il che vuol dire che è la vita del povero. E questo povero da noi non è un solo, ma sono molti.
Oh se mancasse la capra, quanto meno nutriti si troverebbero i nostri poveri contadini ed in quanti imbarazzi si troverebbero per aver un po' di companatico e di condimento pei loro cibi, d'altra parte sempre poveri e scarsi di principii nutritivi.
Col latte di capra e se voi vedete i figli del nostro popol crescer su paffutti, robusti e si ben regolari nelle forme da dare i maggiori contingenti della milizia, lo dobbiamo più alle balie che alle madri, e queste balie sono le odiatissime capre.
Ma finiamo per intanto e serva il fin qui detto a mostrare che quello che la scienza umana vuole tenere per persuasione, va a rompersi contro la pratica del più zotico popolano, il quale considera un beneficio della divina provvidenza ciò che si vuol fare un maleficio il più dannoso.
Spartizione del formaggio in Val d'Ambiez (Lunari de le tre pief, 1987)

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