giovedì 4 ottobre 2012

A proposito di colera

"La Voce Cattolica", 4 settembre 1884 (Critica di don Guetti alle misure imposte contro la diffusione del colera)

A proposito di colera riceviamo dalle Giudicarie in data del 1. corrente questa corrispondenza.
Stralcio dell'articolo di don Guetti
Fortuna che Domeneddio sembra volerci risparmiar la morte per colèra, che del resto per conto delle nostre precauzioni anticoleriche, il compare lo avremmo già fra noi. Le misure che si adoperano in queste valli e forse in tutto il Trentino sono fin qui piuttosto un mezzo per far venire il colèra che per tenerlo lontano. Sentite se la è come dico io o no.
Già fino dai primi casi colerici della Francia, i nostri superiori pensarono a fare qualchecosa perché il contagio non capitasse tra noi. Una prima grida inculcava, pena una grossa multa, di regolare la pulizia dei paesi coll'allontanare i letamaii dalle case e nettare o chiudere i luoghi comuni ecc., di erigere cappelle mortuarie nei cimiteri che ne fossero privi, di formare lazzaretti isolati dalle abitazioni ed infine di nominare una commissione sanitaria in ogni comune responsabile dell'esecuzione di questi provvedimenti. Una seconda gridava ordinava qualmente tutti i reduci dalla Francia giunti in paese si sottomettessero a una quarantena di tre giorni nel lazzaretto comunale; e finalmente una terza ed ultima grida con più urgenza estendeva la quarantena anche ai reduci dall'Italia per la durata non più di tre ma di cinque giorni. - In obbedienza a queste grida da pertutto si fece più o meno qualchecosa, ed i renitenti si bollarono di multe o di attestati più o meno giusti di poca obbedienza. Non mancarono delle commissioni sanitarie, che ubbidirono per forza agli ordini superiori ed in pari tempo si permisero delle osservazioni contro queste disposizioni, che trovarono in tanti punti contradditorie, ridicole e di nissun effetto. Per riguardo alla polizia interna de' paesi non c'è che dire, sono tutti d'accordo che è cosa ben fatta e da farsi sempre; solo si può osservare che l'ideale della polizia è impossibile ad ottenersi nei paesi di campagna e di montagna ove il bestiame è numeroso. Ma ove la cosa diventa più seria è per riguardo ai lazzaretti nei comuni e rispettive quarantene. Espongo semplicemente i seguenti fatti. Una notte (verso il dieci agosto) arrivano in uno dei nostri paesi due operai provenienti dalla Francia e precisamente da Verdun. Uno di costoro veniva a casa per la via Strasburgo-Svizzera-Gottardo, subiva una quarantena di 7 giorni a Chiasso, e poi senza altre solennità passava liberamente l'ingresso della valle per Ballino. L'altro invece da Strasburgo veniva per la Baviera, ed arrivava al confine austriaco per Kufstein. Qui passato senza alcun imbroglio il confine si riposò per una notte a Bolzano e quindi giunto a Trento e premessavi una semplice profumatura vi dormì i suoi sonni tranquilli. Viene poscia da noi credendo di andare a dormire sul suo letto, ed ecco che la commissione sanitaria gli è addosso e lo conduce al lazzaretto, ove assieme al primo deve dimorare per tre giorni. - Ora ammettiamo, ciò che può succedere benissimo, che quest'ultimo invece che da Verdun fosse partito da Tolone coi microbi in saccoccia o nell'inguinaia: domando, prima di venire al lazzaretto del suo paese, non avrebbe infettato tutto il paese da Kufstein a qui? Non è troppo tardo forse e quindi senza effetto e ridicolo perciò il far subire la quarantena a coloro che non la fanno al confine o nel primo comune dello Stato in cui entrano? C'è ancora un altro guaio. Tutte le spese di questa faccenda sono, s'intende, a spalle del comune, la provincia e lo Stato sembrano starsene estranei, restando a questi ultimi solo la spesa delle gride. E i comuni adesso per diminuire la spesa che cosa fanno? La addossano al quarantenante a meno che non sia affatto povero. E' ciò giusto? Questi operai lasciano la patria per andar lontani e guadagnare il vitto per sé e la famiglia, ora ritornano con iscarso peculio, ed appena arrivati si conducono ad un riposo forzoso per cinque giorni, e di soprassello a loro spese! La quarantena è a favore dell'individuo che la fa, o piuttosto del paese in cui arriva? Certo a favore di quest'ultimo. Dunque a fare i favori adesso toccherà pagare? O secolo dei lumi! Ai comuni spetterebbe perciò la spesa della quarantena. Ma (ed è un ma, che merita seria considerazione) i nostri comuni sono poverissimi e devono subire quotidianamente molte spese per affari di urgente necessità; ora, domando io, si dovrà addossare loro anche questa delle quarantene e dei lazzaretti senza che provincia e Stato s'incomodino?
Ieri sera incontrava un nostro operaio che usciva allora allora dal lazzaretto del paese dopo aver subito l'arresto quarantenario; e vistolo assai adirato, lo interrogai con chi l'avesse. La ho col comune, con la commissione sanitaria, con la provincia e collo Stato! - Bagatelle, rispos'io, affari grossi, compare! - Senta se non ho motivo di arrabbiarmi. Partito dieci giorni fa dalla Francia, vengo in Italia, faccio la quarantena di 7 giorni a Quarcino senza pagare un centesimo per la contumacia, vengo qui a casa nel mio comune, nella mia provincia, nel mio Stato e mi fanno pagare le spese della quarantena? Laggiù tutte le spese della quarantena per le persone di terza classe sono a spalle dello Stato e qui a spalle dell'operaio e del Comune. Le pare che la sia cosa ben fatta questa? e non ho motivo di arrabbiarmi e di protestare? Cercai di calmare il cattivo umore di quell'operaio col dargli piena ragione e dirgli che da qui innanzi si penserà a rimediare a questo inconveniente. E vi si rimedierà quando o si metteranno lazzaretti o quarantene ai confini a spesa dello Stato, o si abbatteranno tutti i lazzaretti comunali. - Sarà questa imprudenza, dirà qualcuno. Ma rispondo io noi eviteremo con ciò di mostrarci in faccia a tutto il mondo ridicoli ed ingiusti.

Nessun commento:

Posta un commento