La Voce Cattolica", 21 febbraio 1885 (Lettera di un emigrato giudicariese dalla Repubblica Argentina; Don Lorenzo nel 1883 aveva infatti scritto una serie di 9 articoli in cui descriveva dal punto di vista economico, politico e sociale la repubblica Argentina. Le notizie riportate su questi articoli, che saranno riportati a breve su questo blog, erano attinte dalle lettere degli emigranti giudicariesi come dimostra la testimonianza sottostante)
Notizie sull'emigrazione alla Repubblica Argentina. - Giudicarie, 18 febbraio. Da una lunghissima lettera scrittami da un emigrato partito sul vapore Regina Margherita il 1. dicembre u.p. tolgo alcune notizie che non saranno senza interesse pei lettori della Voce Cattolica. Chi scrive merita tutta la credenza, a preferenza di qualunque altro emigrato, che è persona bene educata e molto istruita sì in religione che in scienze umane: le notizie che riferirò saranno forse disordinate perché le tolgo qua e là dalla lettera inviatami e che porta la data dei 10 gennaio 1885.
Notizie sull'emigrazione alla Repubblica Argentina. - Giudicarie, 18 febbraio. Da una lunghissima lettera scrittami da un emigrato partito sul vapore Regina Margherita il 1. dicembre u.p. tolgo alcune notizie che non saranno senza interesse pei lettori della Voce Cattolica. Chi scrive merita tutta la credenza, a preferenza di qualunque altro emigrato, che è persona bene educata e molto istruita sì in religione che in scienze umane: le notizie che riferirò saranno forse disordinate perché le tolgo qua e là dalla lettera inviatami e che porta la data dei 10 gennaio 1885.
"Rubo un poco di tempo allo studio di questo idioma assolutamente necessario per uno che voglia occuparsi in questa repubblica, onde dirigergli la presente... Avrà inteso come il mio viaggio, quantunque felice in navigazione, pure per me sia stato quasi una continua sofferenza. Ad aggravare vieppiù questa mia situazione ebbi la disgrazia di non poter avere il mio baule che tre giorni dopo che fui a Buenos Ayres, per cui dal 27 novembre giorno della mia partenza potei cambiarmi il 28 dicembre; e pensi che ero vestito tutto di lana pesante, coi calori all'equatore, chiuso in una cabina senza aria.... Però tutto è passato e dopo due giorni dacché fui a terra mi era quasi intieramente ristabilito.... Al mio giungere in Buenos Ayres ho voluto esperimentare ciò che potessi fare colle mie raccomandazioni e commendatizje. Infatti cominciai le stazioni della Via Crucis che esigettero due viaggi alla Plata e tre all'Ensenada; qui il viaggiare è molto caro; tutti erano impegnati per favorirmi, ma dovetti convincermi che le cose sarebbero andate assai per le lunghe; perché lavori nuovi non ve ne sono nei contorni; i posti sono tutti completati, anzi in numero maggior del bisogno; di modo che l'occupare un impiego, anche assai modesto, è più difficile che in Europa, e se questi posti si quintuplicassero, sarebbero tosto onorevolmente coperti.
Visto e considerato che andando così le cose il mio borsellino avrebbe presto dato il chiaro concetto del nulla.... presi il ferro caril per Campana...., paese che data da pochi anni, che non ha ancora ultimata la Chiesa e perciò senza curator d'anime.... Il giorno dietro, dopo circa mezz'ora di ferrata e dopo essermi munito di tutte le necessarie informazioni della persona da me ricercata, colla Galera (posta) tirata da 9 cavalli attraversando il campo e senza incontrare paese di sorta col cambio quattro volte dei cavalli, giunsi la sera qui.... città nuova ma che promette assai. Smontai al principale albergo in piazza maggiore.... La mattina alzatomi per tempo e sentendo toccare le campane (qui in America le campane non si suonano mai ma si toccano) m'accorsi che avea la Chiesa vicina ed essendo anche festa mi vi recai per udire se fosse possibile la S. Messa. Non vi erano in essa che poche donne. Oh quanto era per me confortante quel luogo in quel momento! Mi vi trattenni proprio con voluttà, pensando che sarei inteso anche non parlando in castigliano.... in questa Chiesa vidi colui che cercava.... Questa prima conoscenza del mio principale fatta in Chiesa, in queste regioni, parvemi buon augurio. - Lo vedremo.... Non esco dall'albergo che la mattina recandomi in Chiesa o per una piccola passeggiata ed un' altra passeggiata la sera dopo cena, e del resto tutto il giorno rimango nella mia stanza studiando continuamente la lingua e leggendo i fogli; perché per me anche questo è uno studio. Del resto non vedo l'ora di poter sortire, mi sento una voglia straordinaria di lavorare. Il giorno differisce da noi di circa 5 ore, in modo che quando costì l'orologio segna il mezzogiorno qui sono circa le 7 di mattina. Non trovai nulla che mi sorprenda. Il clima lo trovo come il nostro, solo che qui la temperatura è più soggetta a cambiazioni pelle quali nello stesso giorno può aversi un caldo eccessivo e poi un' aria del tutto rinfrescata. La differenza consiste invece nel non esser mai proprio freddo neanche l'inverno. Le case sono tutte di un sol piano ma i locali sono molto alti; per cui l'alloggio è molto caro, ed ordinariamente la famiglia non si riserva che una stanza ove tutti i membri stanno assieme. Del resto sia per le abitudini che pel vestire mi pare di essere in una città od in un paese d'Europa. - Lo sviluppo però qui è molto superiore e vorrei dire che, sa più un ignorante qui che un letterato da noi. Perfino al campo, in quelle capanne, trovai una gentilezza di maniere, una cortesia, un'eleganza di tratti in ragazzi di soli 8 anni da rimanere incantati, (e non parlo degli adulti); e lo fanno senza ostentazione ma colla più semplice naturalezza. E non hanno mai veduta la scuola! La sicurezza personale è piena. Le feste specialmente sono tutti allegri e la sera signori e signore magari fino alle 11 si trovano sui pubblici passeggi. La terra è qui assai produttiva se potessero coltivarla; però si vanno estendendo il più possibile seminando granoturco, granone e lino. Passando pel campo s'incontrano di tratto in tratto vaste coltivazioni di questo genere; bel lino, però non si utilizza che la semente. Adesso il grano turco in genere fiorisce ma ce n'è anche più indietro. Frutta ve ne sono una quantità grandissima specialmente pesche, che sono eccellenti. Ho veduto anche varii pergolati di uva nei cortili, e molto bella e buona sebbene non sia matura. Si trova vino nella provincia di Mendoza, eccellente, ma caro come a ritirarlo d'Europa. Quello che per me riesce cosa dura sono le vivande e la cucinatura, cui non posso assuefarmi. Per condimento si adopera in tutto olio, ed in genere è sempre carne, fatta in diversa maniera, ma sempre carne. Io non prendo che il lesso e delle volte è buono come il nostro, ma senza appressi è sempre per me stomachevole, e mangio per vivere per cui sono garantito da indigestioni. Di buono non trovo che il caffè e il pane. Questo è più bello e più buono del nostro. Di moralità poi stiamo molto male. E' vero che quando si forma un paese, di regola si pensa anche a fabbricare la Chiesa, ma come e da chi si frequenta? Le scuole invece sono le prime ad erigersi e vi concorrono da varie distanze, ma il maestro nulla si interessa di religione. Sono sempre maestri del paese perché sono pagati dal Governo; ed acquistano dai 12 ai 14 marenghi al mese. Vi sono in qualche luogo anche scuole private, e queste in genere sono tenute da maestri estranei. Preti ve ne sono, per il ché se si apre una nuova Chiesa gli aspiranti sono pronti. Però sopra questa circostanza ultima non sono ancora bene informato e perciò ne parlerò un' altra volta. Quello che ho rilevato con sicurezza si è: che lo scandalo e la prostituzione procede di pari passo coll'estensione e collo sviluppo del paese. La Plata che l'anno scorso cominciò ad esistere, ed ove i lavoratori potevano vivere tranquilli senza pericoli, ora è divenuta un postribolo. E la maggior parte dei nostri si trovano colà occupati! Se anche i preti si aumentassero, farebbero egualmente poco, perché i lavoratori non hanno tempo, tanto più se avessero anche poca volontà, di recarsi in Chiesa. Per essi sarebbe molto meglio fossero occupati lungo qualche linea ferroviaria; ivi, è vero, hanno poca occasione di andare alla Chiesa, ma sarebbero anche fuori di molti pericoli. Veramente anche pei lavoratori vi è un poco di ristagno, perché coll'invasione di circa quindicimila (15,000) lavoratori sbarcati in questa prima quindicina, non essendovi lavori nuovi, le imprese se ne valsero per ribassare le paghe. Tutti i vapori partiti in ottobre e novembre furono tenuti in quarantena e poterono solo sbarcare i passeggeri dopo di noi, e quasi tutti entro il periodo di pochi giorni. Il lavoratore però trova sempre occupazione colla giornata di 6 franchi e se fosse artigiano muratore anche di 10 franchi conforme la difficoltà del lavoro. Sempre meglio occupati sarebbero se volessero recarsi alle colonie, ma i nostri non la intendono. Le dico francamente che chi non è atto a fare il pioniere, non lo consiglierei a venire in America. E' vero che qualche caso può succedere ancora di fortuna quì più che in Europa; ma ve ne sono troppi che vi tendono, e non è così facile che sappia prenderla uno che giusto giusto arriva. In ogni modo dovrebbero fornirsi assai bene di denari per poter vivere per molto tempo col proprio, notando che dove in Europa si farebbe con 10 soldi qui occorre un franco e la proporzione è più mite che esagerata. Qui in generale prevale ancora più il ciarlatanismo che la serietà....
Unisco un pezzo di diario "La Patria Argentina" ed uno della "Nazione" onde veda come si trattano le cose religiose.... Quando fui alla Plata non ho avuto occasione di veder Don Motter1. Esso adesso è adetto all'ospitale e non più alla chiesa nuova".
Fin qui il nostro emigrato. Aggiungo poi che il giornale speditomi intitolato "La Patria Argentina" nel primo articolo mette in derisione il Dottor Bocha perché clericale, e nel secondo articolo un protestante tenta combattere il sacramento dell'Estrema Unzione coi soliti cavilli di simile gente, in appendice si mette poi al ridicolo la confessione...
La conclusione è chiara: l'America bisogna prenderla con molto, molto... ma molto giudizio.
1. Si tratta di don Giacomo Motter da Tenna (18.10.1828-29.5.1903)
1. Si tratta di don Giacomo Motter da Tenna (18.10.1828-29.5.1903)
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