"La Voce Cattolica", 21 dicembre 1886 (Morte di don Antonio Girardelli parroco di Terragnolo. Don Lorenzo aveva trascorso i primi anni di sacerdozio come cooperatore del parroco di Terragnolo).
Requiem aeternam dona ei Domine!
Qual ferale annunzio! Il M. R. Don Antonio Girardelli1, Paroco di Terragnolo, non è più! La sera dei 13 corr. dopo cena s'intratteneva come al solito co' suoi cooperatori in utile conversazione; ad ore 9 si ritirava nella sua camera e s'adagiava su quel letto fatale dal quale non dovea alzarsi mai più! Alla mattina dovea cantare la S. Messa; vedendo che si faceva attendere fuor dell'usato, uno lo va a chiamare. Batte all'uscio della camera, ma nessuno risponde,.. entra e lo vede ancora a letto,.. torna a chiamarlo... ma invano... era già freddo cadavere... Una sincope fulminante lo tolse di vita... Il grido di dolore dalla canonica passa alla chiesa, ove numeroso popolo, assieme ai cooperatori, stava aspettando il pastore per la S. Messa, e quivi la desolazione diventa universale, il pianto dirottissimo. L'infausta notizia viene scritta tosto agli amici lontani, e tra questi trova pure non ultimo il vostro corrispondente giudicariese...
Nella piena del mio cuore trambasciato permettetemi due parole in fretta a sfogo di dolore, in memoria del caro estinto.
Era fino dal 1864 ch'egli era parroco in quella faticosissima stazione. Per sette anni e mezzo feci pure io stesso il mio primo tirocinio della cura d'anime in quel luogo, e fu per me grandissima fortuna, perché in D. Antonio Girardelli più che il Parroco, trovai un padre affettuoso. Egli esempio quotidiano di zelo ardente, di premurosa attività, di schietta sincerità, congiunta con sagace prudenza. Pe' cooperatori, che gli si affidavano con cuore docile di figlio, era sempre padre amantissimo, e serbava per loro costante amore e riconoscenza, anche lontani dalla sua parocchia. Il cuore avea sensibilissimo e prendeva parte vivissima alle disavventure degli stessi; e quando nell'Aprile 1875 crudo morbo rapivagli un suo diletto cooperatore (D. Beniamino Pezzi), ne ammalava di crepacuore, sì che, se non fossero stati pronti i rimedj medici, temevasi fin d'allora una congestione cerebrale o peggio.
Amava il suo gregge, e n'era sinceramente riamato; il pianto e la desolazione alla sua morte ne sono prove eloquenti. Ebbe però le sue croci, e nell'amministrazione dei beni della Chiesa e nel promuovere l'ingrandimento della stessa; ma paziente sopportava, e durava costante per il maggior bene delle sue amate pecorelle.
Diligente ed indefesso nello studio, non parlava mai al suo popolo che prima non avesse scritto diligentemente il suo discorso. Avea voce sonora, ben intuonata, chiara; l'esposizione era nitida, affettuosa; bell'esemplare di sacro oratore. Di giustissimi principi cattolici, era pure franco patriotta, sicché eran sempre piacevoli ed utili i suoi colloqui serali, in che s'intratteneva co' cooperatori e cogli amici.
Ospitale con tutti, s'imparadisava quando i suoi antichi cooperatori andavano a trovarlo su quell'erta e solitaria pendice. Nell'ultima sua lettera, che tengo sott'occhio, dei 9 p.p. nov., si doleva che la buona stagione sfuggisse, prevedendo difficile che io l'andassi a trovare, per cui era costretto a dire "e così a rivederci in primavera"; che fatalmente dovea suonare: non ci vedremo più a questo mondo!.. Faccia Iddio che ci rivediamo in paradiso, ove non si danno dolorose separazioni...
Pace adunque alla tua bell'anima, o Parroco mio; e siccome sempre tu fosti mio padre affettuoso, oh! ancora una volta lascia che mi segni tuo affettuosissimo figlio
Quadra 16 dicembre
Don Lorenzo Guetti
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