giovedì 29 novembre 2012

Condotta medica vacante. Tifo. Magazzini cooperativi

"La Famiglia Cristiana", 3 novembre 1893 (Vacanza della condotta medica, casi di tifo, situazione dei magazzini cooperativi, notizie riguardo l'uso dello pseudonimo Renzo)

Giudicarie esteriori, 1.
(Condotta medica vacante. Tifo. Magazzini cooperativi). Mi chiedete notizie locali che possano interessare il vostro giornale, e più desiderate sapere ancora se il vecchio Renzo sia vivo o morto. Eccomi subito ad accontentarvi, e se non vi accontenterò, la colpa sarà tutta mia chè, sapete già, non valgo come reporter giornalista.
Una delle notizie calde, calde si è quella che per rinuncia del d.r. Silvio Zaniboni, da 23 anni circum circa medico-condotto di Lomaso, quella condotta ai 30 novembre sarà in libertà. Per chi n'avesse interesse, è una condotta ben retribuita.
Se la sanità fu durante l'anno generalmente buona, pure in autunno si ebbero quì e lì dei casi di gastrite con tifo, ed in modo speciale a Poja, ove non si sa perchè e per come in pochi mesi s'ebbero altri 30 casi con 8 morti. Giuggiole, che diedero un bel da fare dì e notte a quel buon curato.
I magazzini delle nostre cooperative camminano bene a dispetto ancora di chi nol vorrebbe, ed ora mi si dice ne sia nato un terzo a S. Lorenzo di Banale, al quale auguro un egual esito.
E Renzo? Quasi mel dimenticavo! Vive, ma si dà più alla polenta che alla politica, perché, dice lui, c'è più sugo. E dopo aver dato vita alle cooperative di acquisto e smercio, ora è tutto occupato nelle sue Casse rurali, volendo ad ogni costo che attecchiscano anche tra noi. Non contento di averne istituita una a Quadra, dove era prima curato, n'impianto una seconda a Fiavé ove presentemente dimora, e m'assicura che le cose camminano con grandissimo vantaggio del popolo, non solo materialmente ma anzitutto moralmente; anzi fa le meraviglie come i nostri organi clericali mai non parlino di queste istituzioni. Forse in odium non "auctoris" ma "propugnatoris"? Vattela pesca. Io gli risposi, che se non scrive lui di queste cose, che ha le mani in pasta, non so chi ne possa scrivere con criterio; ma per tutta risposta mi rispose: che ha già scritto anche troppo, e che è tempo di fatti ora e non di chiacchiere;  di queste se ne fanno anche troppe e non sempre informate a carità del prossimo. A tale risposta casca la penna di mano anche a me, e faccio punto senz'altro, chiedendo venia ai pazienti assidui di quanto sopra.
L'amico

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