"La Voce Cattolica", 10 maggio 1884 (Conseguenze positive dell'emigrazione americana verso l'Argentina per gli emigranti giudicariesi - prima parte)
Effetti dell'emigrazione americana. - Pubblichiamo quest'articolo, che, preso nelle restrizioni volute dall'autore, contiene a nostro giudizio cose pratiche e giuste.
Effetti dell'emigrazione americana. - Pubblichiamo quest'articolo, che, preso nelle restrizioni volute dall'autore, contiene a nostro giudizio cose pratiche e giuste.
Non s'aspetti il lettore sotto questo titolo una geremiade ad usum Delphini sulle tristi conseguenze dell'emigrazione; non sono pessimista io, e molto meno faccio consistere l'amor patrio nel sapersi conservare il proprio piatto ben guernito alla tavola del dio Epulone senza curare le giuste bisogna de' moderni Lazzari; niente di tutto questo; ma persuaso che ogni figlio d'Adamo vale per uno, e molti contano per molti, e che certe cose non sta bene il solo saperle, ma che è molto meglio aver il fegato di dirle, il lettore sotto il titolo sovranotato verrà a cognizione dei buoni effetti prodotti dall'emigrazione americana sia diretti che indiretti in favore della madre patria. Premetto che intendo parlare per l'emigrazione dell'America del Sud ed in modo speciale della Repubblica Argentina e non di tutti gli emigranti trentini, ma solo degli emigranti delle Giudicarie esteriori che Sarca e Duina partono, e Casale, Misone, Cogorna circondano e la Tosa alpe famosa! (*)
Premesso questo strambo esordio vengo alla proposizione che suona: L'emigrazione americana per le Giudicarie esteriori è di grande vantaggio; e son qui a provarlo.
Brunelli Giuseppe e Antonio Armanini (America 1908) |
1. Primo vantaggio dell'emigrazione si è di veder ritornato o presto ritornare l'equilibrio sociale tra questi abitanti giudicariesi. Dopo la catastrofe de' bachi da seta questi poveri valligiani un po' alla volta si ridussero a ristrettezze tali che a San Silvestro trovavano contro il solito le partite dell'uscita maggiori dell'entrata, e per farne il pareggio dovettero o diminuire le loro realità, o prendere imprestiti dai maggiori abbienti ipotecando i loro stabili. Ogni anno peggiorando questo squilibrio dell'uscita con l'entrata ed aggravandosi di più i beni stabili di nuovi e più forti balzelli erariali, comunali, consorziali o meglio concorrenziali, ne venne che moltissimi dovettero per vivere privarsi delle loro sostanze territoriali d'ogni specie, e nolenti farsi socii effettivi della nuova società degli spiantati. Altri poi, cui pesava tanto onore, si contentarono di cercare nuovi imprestiti fino al totale importo de' loro averi; e impossibilitati poscia di pagarne gl'interessi maturati, dai creditori infine anche costoro vennero sollevati dal pagare steore e balzelli glebali cogl'incanti forzosi. Cosicché per poco che l'andasse di questo passo, questa valle ridente tornava a vapore al medio evo, cioè al tempo infausto ch'era dominata dai pochi signorotti padroni delle castella Comerione, Ristoro, Stenico ecc. Vero però che questo estremo alla fine sarebbe stato scongiurato dai figli della moderna civiltà con l'applicazione di un liquido potente e a buon mercato o con un po' di pasta giallo-grigia che a bizeffe si spaccia dalle farmacie dei professori Mezeroff.
Ma la Provvidenza ci portò un mezzo se non così istantaneo, certo ben più efficace, l'emigrazione americana. Gli sbilanciati per prima, quindi altri meno pressati ma non senza debiti, e infine alcuni tra benestanti troppo numerosi in famiglia si diedero alla spicciolata ad emigrare alla Repubblica Argentina. I primi chiamarono i secondi, questi altri ancora tra parenti e vicini cosicché il contingente ora è assai numeroso ed aumentasi continuamente quasi ad ogni mese. Il risultato ne è che co' denari spediti e che quasi ogni settimana si spediscono in regolari cambiali pagabili a Trento con la semplice spesa del bollo, i debiti di vecchia data si vanno pagando, le sostanze si sollevano dagli incubi ipotecarii e gli stabili venduti una volta ritornano pian piano ai vecchi possessori con ricompere grasse, e con ciò si ristabilisce l'equilibrio sociale che fioriva un 30 o 40 anni fa.
Il fatto sta adunque che al presente la gleba va aumentandosi di prezzo, molti capitali vengono retrodati, i quali se di nuovo si vogliono capitalizzare si devono cederli ad un tasso minore del solito 6.010 o mutarli in obbligazioni di Stato o consegnarli alle casse di risparmio cittadine, le quali sono presto stanche di ricevere danari! Ecco il primo vantaggio dell'emigrazione americana.
2. Il secondo vantaggio si è il miglioramento della nostra agricoltura. In quest'ultimo mezzo secolo aumentandosi di molto la popolazione, qui da noi inconsultamente si aumentarono anche i terreni arativi di fronte ai prativi, e perciò per ottenere maggior rendita in cereali, necessarii alla vita dell'uomo, si diminuirono d'assai i raccolti erbivori necessarii al bestiame. Ne avvenne uno secondo squilibrio e questo a danno della pastoreccia. Diminuita la pastoreccia si venne a mancare di grande quantità di concime; senza il concime queste povere terre ad onta di un lavoro manuale più diligente giunsero a dare meschini raccolti. - Ora emigrando molti contadini, e quel ch'è più il fiore dei lavoratori, ne risultò che i terreni arativi non poterono essere sostenuti come prima, e quindi anche senza le prediche de' nostri giornali agrarii ed anche senza le sollecitudini più o meno calorose delle presidenze dei nostri Consorzi agrari, da alcuni anni a questa parte, si moltiplicarono di molto i prati artificiali e sempre più si vanno aumentando, facendo ritornare così anche in agricoltura l'equilibrio d'una volta. Aumentando i foraggi si potranno nutrire più bestie bovine tanto ad altro prezzo presentemente, gli arativi riposano, il prato artificiale supplisce alla concimazione, le rendite accompagnate dalla benedizione di Dio saranno più ubertose, ed ecco prodotto un secondo vantaggio non piccolo dalla emigrazione americana.
3. Un terzo buon effetto conseguenza dei due primi, si è la diminuizione del pauperismo e dell'accattonaggio.
Pur troppo è vero che i poveri affatto per lo più non emigrano perché non hanno i mezzi, e tanti neppur la volontà se il mezzo d'emigrare gratis loro si offerisse, chè emigrando in America bisogna lavorare di buona schiena e ciò non vogliono gli accattoni usi alla infingardaggine ed alla poltroneria. Pure qualcuno anche di questi se n'andò all'altro mondo, cioè in America, e guadagnano per sé e mandano alle loro famiglie de' bei denaruzzi. Quelli che restarono, ora trovano mezzi più facili di guadagnarsi il pane, basta che lo vogliano. Al presente le fatiche giornaliere dell'operaio sono pagate generosamente perché mancano le braccia necessarie, ed i grossi possidenti, se non vogliono vedere i loro terreni ridotti alle condizioni del campo dell'uomo pigro, devono far buon viso anche alle braccia debili de' mendicanti e così troviamo avvicinati due strati sociali che fin qui furono gatto e sorcio, e con facilità toccano con mano d'essere tutti fratelli, bisognevoli d'aiuto scambievole. Non è questo un bel e buon effetto dell'emigrazione americana?
E lo Stato ci scapita o ci guadagna? Anche lo Stato ci guadagna, ed eccone il come. Prima indirettamente con un consumo straordinario di bolli per il carteggio epistolare insolito con l'altro mondo. Nel paesello ove io abito con 20 emigrati più di 15 lettere al mese traversano i mari portanti l'aquila bicipite marcata con 20 soldi: son dunque 3 fiorini mensili. Fate poi la proporzione con i trecento e più emigrati di questo distretto e vedrete una bella cifra annuale che entra nelle casse magne dello Stato! Ma il vantaggio direttissimo si è che i balzelli pubblici si pagano a cagione dell'emigrazione con più facilità trovandosi il danaro venuto dall'oceano bello e sonante, ed è rarissimo il caso delle esecuzioni sommarie e del nulla ritrovato, frase nota e ritrita di pochi anni fa - Dunque? Ma prima di venire al dunque tocchiamo qualchecosa ancora della religione e dei vantaggi morali.
(*) A schiarimento di questa restrizione dell'autore aggiungiamo che dalle Giudicarie Esteriori partono gli emigranti per l'Argentina più ad individui che a famiglia, e questi come lavoratori per poi far ritorno alle loro famiglie. (N. d. D.)
Ma la Provvidenza ci portò un mezzo se non così istantaneo, certo ben più efficace, l'emigrazione americana. Gli sbilanciati per prima, quindi altri meno pressati ma non senza debiti, e infine alcuni tra benestanti troppo numerosi in famiglia si diedero alla spicciolata ad emigrare alla Repubblica Argentina. I primi chiamarono i secondi, questi altri ancora tra parenti e vicini cosicché il contingente ora è assai numeroso ed aumentasi continuamente quasi ad ogni mese. Il risultato ne è che co' denari spediti e che quasi ogni settimana si spediscono in regolari cambiali pagabili a Trento con la semplice spesa del bollo, i debiti di vecchia data si vanno pagando, le sostanze si sollevano dagli incubi ipotecarii e gli stabili venduti una volta ritornano pian piano ai vecchi possessori con ricompere grasse, e con ciò si ristabilisce l'equilibrio sociale che fioriva un 30 o 40 anni fa.
Il fatto sta adunque che al presente la gleba va aumentandosi di prezzo, molti capitali vengono retrodati, i quali se di nuovo si vogliono capitalizzare si devono cederli ad un tasso minore del solito 6.010 o mutarli in obbligazioni di Stato o consegnarli alle casse di risparmio cittadine, le quali sono presto stanche di ricevere danari! Ecco il primo vantaggio dell'emigrazione americana.
Aratura a Stumiaga (anni '30) |
3. Un terzo buon effetto conseguenza dei due primi, si è la diminuizione del pauperismo e dell'accattonaggio.
Pur troppo è vero che i poveri affatto per lo più non emigrano perché non hanno i mezzi, e tanti neppur la volontà se il mezzo d'emigrare gratis loro si offerisse, chè emigrando in America bisogna lavorare di buona schiena e ciò non vogliono gli accattoni usi alla infingardaggine ed alla poltroneria. Pure qualcuno anche di questi se n'andò all'altro mondo, cioè in America, e guadagnano per sé e mandano alle loro famiglie de' bei denaruzzi. Quelli che restarono, ora trovano mezzi più facili di guadagnarsi il pane, basta che lo vogliano. Al presente le fatiche giornaliere dell'operaio sono pagate generosamente perché mancano le braccia necessarie, ed i grossi possidenti, se non vogliono vedere i loro terreni ridotti alle condizioni del campo dell'uomo pigro, devono far buon viso anche alle braccia debili de' mendicanti e così troviamo avvicinati due strati sociali che fin qui furono gatto e sorcio, e con facilità toccano con mano d'essere tutti fratelli, bisognevoli d'aiuto scambievole. Non è questo un bel e buon effetto dell'emigrazione americana?
E lo Stato ci scapita o ci guadagna? Anche lo Stato ci guadagna, ed eccone il come. Prima indirettamente con un consumo straordinario di bolli per il carteggio epistolare insolito con l'altro mondo. Nel paesello ove io abito con 20 emigrati più di 15 lettere al mese traversano i mari portanti l'aquila bicipite marcata con 20 soldi: son dunque 3 fiorini mensili. Fate poi la proporzione con i trecento e più emigrati di questo distretto e vedrete una bella cifra annuale che entra nelle casse magne dello Stato! Ma il vantaggio direttissimo si è che i balzelli pubblici si pagano a cagione dell'emigrazione con più facilità trovandosi il danaro venuto dall'oceano bello e sonante, ed è rarissimo il caso delle esecuzioni sommarie e del nulla ritrovato, frase nota e ritrita di pochi anni fa - Dunque? Ma prima di venire al dunque tocchiamo qualchecosa ancora della religione e dei vantaggi morali.
(*) A schiarimento di questa restrizione dell'autore aggiungiamo che dalle Giudicarie Esteriori partono gli emigranti per l'Argentina più ad individui che a famiglia, e questi come lavoratori per poi far ritorno alle loro famiglie. (N. d. D.)
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