mercoledì 16 gennaio 2013

VI. Parole del compilatore

VI. 
Parole del compilatore

Non sarebbe cosa fuor di luogo il fare qui accenno alle molteplici e segnalate grazie ottenute dai divoti per l'intercessione di questa Croce miracolosa, ma dovendosi in ciò procedere a seconda delle giuste prescrizioni ecclesiastiche, e stante il poco tempo concesso al sottoscritto per l'imminente occasione della 1.° S. Messa del nostro D. Angelino Caresani, è costretto a rimettere la cosa a tempi migliori e a persone più capaci per farlo.
Invece crede di esporre la sua opinione  sul progetto che venne in mente a molti quest'anno di erigere qualche segno di monumento là sul monte nel luogo ove si ripose la S. Croce nelle occasioni del suo trasporto.
Chi propone di erigervi una Cappella, chi un semplice capitello, chi qualche cosa altro.
Questi progetti nacquero quest'anno nell'occasione che ivi si celebrò per la prima volta la S. Messa. Visto che la celebrazione degli Augusti Misteri in luogo aperto ed esposto al sole ed all'aria ecc. potrebbe recare serii inconvenienti o profanazione all'Incruento Sacrificio, corse alla mente di costruire un luogo riparato a tutto ciò ed in pari tempo in una forma da essere veduto da ogni luogo di quel piano inclinato.
Anzi a questo scopo i principali del paese e le cariche della Confraternita si unirono già per trattare della bisogna.
Ora si domanda: sta bene di erigere colassù un luogo dove alle eventualità si possa celebrare la S. Messa, e che in pari tempo ricordi ai posteri il primiero sito su cui venne innalzata la Croce miracolosa? Ovvero non sarebbe miglior cosa lasciare il tutto come sta nella sua semplicità naturale ma pure di un' imponenza che sa del sovrasensibile?
Il compilatore, che fra le molteplici tradizioni prescelse quella che maggiormente resiste alla critica, e che ricorda come per evitare disordini e profanazioni della festa, fu portata alla parrocchiale la Croce portentosa, non vorrebbe che facendo colassù nel monte qualche sacro riparo, o checchessia, non fosse nuova occasione per avviare nuovi inconvenienti, non potendosi in qualsiasi tempo sorvegliare un eventuale concorso di divoti, forse non sempre tali.
Considerando il tutto con matura riflessione egli sarebbe di opinione di ripetere nihil innovetur.
Non si faccia nulla di nulla alla spianata della Guarda. Il masso dove fu piantata la prima volta Santa Croce è là nella sua grave e grande maestà che sfida i secoli avvenire come sfidò e vinse i secoli passati.
Se poi in un' altra occasione, che Iddio tenga lontana anni molti, si dovesse portare ancora colassù il Santo Legno, e data concessione, celebrarsi l'Augusto Sacrificio, c'è il modo di fare ancor meglio di quest'anno le cose in tutta forma rituale, senza paura di intemperie od altro. E poi sembra forse più solenne la celebrazione del Divin Sacrificio entro le anguste mura di una Cappella o Capitello, che quella a cielo sereno con il baldacchino sopra l'altare sostenuto da uomini, statue in carne ed ossa con un cuore che palpita commosso, con attorno stendardi e gonfaloni che formano corona marziale e dinanzi migliaia di divoti che da qualsiasi parte vedono ascendere il fumo degli incensi, l'Ostia d'amore, il Dio Umanato nascosto sotto le specie eucaristiche, e sentono la parola di Dio passare le più interne fibre del cuore?
Vuole forse Iddio che colassù diamo qualche segno esterno di nostra divozione verso Santa Croce? Fin qui non pare; giacché Egli nella sua misericordia ci esaudì sempre col solo viaggio di penitenza sul monte portandovi la Croce miracolosa. Dunque lasciamo lì i progetti pel monte e, se proprio si vuole fare qualche cosa in onore di S. Croce, facciamola al basso.
Evvi la facciata della chiesa che aspetta da secoli il suo compimento perché diventi degna Chiesa matrice delle numerose chiese della Parrocchia; evvi l'interno della stessa che merita una ripassata nelle sue tinte ecc. E poi? Non sentiamo noi da tempo un bisogno nella valle tutta di erigere ferialmente un Ospitale-Ricovero, che nel mentre procura di sollevare o cura i corpi di tanti nostri poveri languenti, procura alle loro anime più facile salute? E la prima idea di tale opera umanitaria e religiosissima non uscì ai piedi ed attorno della Croce nostra? Non fu forse inspirazione della Croce l'iniziativa già presa, e la costituzione di un comitato, e la compilazione d'uno Statuto, e l'esistenza d'una Società che s'incammina a questo scopo santo?
E se nella presente occasione di una messa novella, il vostro compilatore sacrificò ore del giorno e della notte nel metter assieme queste linee in omaggio alla Croce Santa, non potrebbe dirvi che dalla Medesima si aspetta una grazia delle più segnalate, qual'è quella di vedere in breve avvenire la realizzazione di questa Pia e Santa Opera? Oh! sì dai figli di S. Croce anzitutto, e poi dal concorso di tutti i miei fratelli di quà e di là del Durone, e dagli estranei ancora a queste valli, s'aspetta efficace aiuto in questa providenziale istituzione.
Queste memorie stesse, se non morranno prima di nascere, scorreranno per tutte le nostre valli tenendo via la scintilla di questo santo fuoco della carità, che conseguirà il desiato scopo. Ma sapete che? Dove la troveremo noi una divozione che ha e avrà più merito in onore di S. Croce, se non nel prepararci entro questa valle e forse attorno alla stessa Croce Taumaturga un edificio che serva per Ospitale-Ricovero? Lo chiameremo anzi, se volete, e lo vorremo, Ospitale-Ricovero di S. Croce.
O qui sì, ve lo assicuro, Dio lo vuole, e la Croce Santa ci benedirà nel farlo e noi ad opera compiuta ci sentiremo d'essere figli più degni di S. Croce e Giudicariesi d'antica fede e di moderne opere.
Se effetto di slancio di fede e di zelo ardente fu il monumento marmoreo che domina e protegge la valle dalle amene pendici del Bleggio colla spesa di 7000 fiorini, come non si potrà quadruplicare quell'effetto se all'avita fede ed allo zelo che ancora vive, si aggiunge l'urgente bisogno di tanti disgraziati e poveri nostri fratelli, che aspettano una mano pietosa che li accolga e li curi in luogo opportuno? La società per l'Ospitale Ricovero è già legalmente riconosciuta, il Paroco di S. Croce ne è il Preside presente, dei generosi già a quest'ora misero il primo lievito vivificatore. Ognuno e tutti che sentono amore pei fratelli, e ognuno e tutti che si vantano d'essere divoti di questa Croce ammiranda, corrano ad associarsi, od almeno col loro piccolo obolo concorrano ad accrescere quel peculio che, lo speriamo, ci darà in un non lontano avvenire compiuta l'opera umanitaria e santa.
Serva quest'opuscolo a portare entro la più remota stamberga delle nostre alpi l'appello santo; e sicuro di trovare sempre un cuore che vi corrisponde si segna fidente.
S. Croce, 29 dicembre 1895
Il compilatore

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