martedì 15 gennaio 2013

V. L'altare di S. Croce ed il Monumento marmoreo

V. L'altare di S. Croce ed il Monumento marmoreo.

Circa il bellissimo altare della S. Croce in tutto legno dorato di retto stile del secolo XVI poco possiamo ora dire per la fretta di radunare queste memorie. Non va dubbio ch'esso venne innalzato dopoché il Legno benedetto fu riportato dal monte, e forse subito dopo, per lo slancio di fede nel preparare un degno ospizio a questa Croce taumaturga.
Il cancello di ferro che racchiude detto altare è di recentissima data, cioé dell'anno 1850. Esso è opera di uno Scala di Verona ma fatto su bellissimo disegno del Parolari da Seo in Banale, valente disegnatore e che mostra (così scrive il Parroco D. Pietro Slanzi 1851) squisito conoscimento delle moderne scuole. Lodano gl'intendenti in quell'opera un' armonia non comune nelle parti che gli dà una sveltezza e leggerezza che ricrea l'occhio, come pure una sapiente sobrietà dell'ornamento che non impedisce alla mente di contemplare il puro pensiero dell'autore. Fu uno sbaglio la doratura del medesimo, fattasi l'anno dappoi, in gran parte per oblazione di Giovanni Martini dello Spiazzo per grazia ricevuta nel risanamento del suo primogenito Giovanni da violenta miliare. Esso toglie a quel monumento quella solenne gravità che si addice a tutto quello che circonda la Croce.
Attorno al Monumento marmoreo diremo qualche cosa di più, perché ne troviamo preparata la materia nelle note del m. rev. Paroco D. Pellegrino Merli, il quale così ce lo descrive:
"Da quasi tre secoli il Bleggio si chiama Parrocchia di S. Croce a motivo della Croce miracolosa che si venera nella Chiesa parrocchiale, per la quale i Giudicariesi, ed altre valli ancora, hanno una speciale divozione a cui ricorrono con fiducia illimitata.
La chiesa di Santa Croce del Bleggio con il monumento (1956)
Da molti anni tutti i buoni desideravano di erigere una Croce distinta, onde dimostrare sempre più la divozione, e goderne la protezione, la quale da lontano per tutta la valle segnasse la Parocchia di S. Croce.
Questo fu il nobile motivo del voto fatto tre lustri sono da questa popolazione a piedi di S. Croce con alla testa il suo respettivo m. rev. Parroco di felice ricordanza D. Pietro Slanzi, di erigere una Croce colossale marmorea, come risulta dallo stesso documento depositato in allora nell'archivio parrocchiale, e non un basso segno politico, come inventarono i malevoli invidiosi dell'opera. La Croce, incominciata nel 1854 fu condotta a termine nel 1863 con una spesa di fior. 7000, tutti di offerte volontarie dei parrocchiani, i quali quantunque in anni assai penuriosi, ed avendo i più a lottare col bisogno, tuttavia senza venir mai eccitati, gareggiavano nella generosità, tanto da dover essere frenati. I ricchi allargarono la mano coll'oro, e anche i poverelli vollero portarvi il loro obolo o prestazioni manuali, tutti poi mirabilmente concordi nell'esecuzione. Fiduciosi nella Croce superarono numerose e somme difficoltà nel condurre ed erigere enormi massi, senza che mai succedesse il minimo inconveniente."
Questo pio, marmoreo, colossale Monumento ha l'altezza di piedi 56 1/2 le cui parti sono:
Il monumento come appariva nella
descrizione di don Guetti (fine '800)
1.° Il basamento che si compone di due membri:
a) Lo zoccolo di granito, il quale è un quadrato col lato di piedi 18 e dell'altezza d'un piede e mezzo; i suoi angoli sono mutilati da una gola rovescia, che montando per mezzo di un tondino si unisce ad una grande guscia, la quale finisce trasformandolo in un ottagono. Nel piano della guscia sono collocate quattro palle di granito del diametro di due piedi capaci di portare una statua di grandezza naturale dimandata dal disegno.
b) La fascia circolare e sovrapposta alta un piede. L'altezza complessiva dello zoccolo è di 4 piedi.
2.° La gradinata di figura ottagona dell'altezza di piedi 6. Essa è composta di tre gradini bissati, stilizzata alla greca, con piani e spigoli a piano inclinato.

3.° Il piedistallo è pure ottagono d'una altezza di piedi 6 1/2, inscritto in un circolo del diametro di piedi 8; in fondo ha il suo listello con guscia, ed in cima la cornice o cimara, che invece di sporgere rientrando trovasi a metà della distanza da questo e dalla base. In ogni faccia dell'ottagono è praticata una nicchia capace a portare una statua di 4 piedi. Il piedistallo è un masso di granito d'un solo pezzo.

4.° La base che è un' attica doppia col plinto di figura ottagona mentre tutti gli altri membri sono rotondi; è alta piedi 2 1/2 col diametro superiore di piedi 4.4.

5.° Il tronco di colonna coll'imoscapo di forma rotonda, che per mezzo della guscia si trasforma in ottagono, ed ha il diametro di 4 piedi con un' altezza di piedi 14, munito nei lati d'angoli di due ordini di mensole con baldacchino stilizzato alla gotica, capaci a portare una statua di 3 piedi. In cima finisce con guscia, che rientrando si trasforma nel quadrato della Croce.

6.° La croce. Il fusto della Croce è quadrato con lato di piedi 2 1/2 e di un' altezza di piedi 16. Ognuno de' suoi bracci sporge 5 piedi, ed il suo tronco superiore ha pure l'altezza di 5 piedi

"A maggiormente sollevare il monumento il terreno venne circondato di una dolce gradinata selciata con profili di granito e di 12 colonnette portanti una magnifica catena corrispondente.
Così torreggia questa croce colossale e col favore della posizione si mostra gloriosa a tutta la Valle; protesta imponente contro l'indifferentismo religioso, carattere del nostro secolo, e che certificherà in tutte le età quanto possa operare anche una povera popolazione animata da viva fede e da zelo, e come la fede e lo zelo vi si trovavano in vigore anche nel corrotto secolo decimonono.
Il disegno del monumento è parto dell'Architetto signor Pietro Parolari di Seo, pure Giudicariese; ad esso i migliori periti dell'arte non seppero né aggiungere, né levare un apice, ma solo ammirarlo.
Esecutore fu il sig. Giuseppe Valsecchi comasco d'una perizia non ordinaria. Ai 14 settembre 1863 ne seguì la solenne benedizione col concorso di oltre 4000 persone, quantunque giorno feriale. Vi assistettero 26 sacerdoti, due Decani, e due Parrochi.
Per cura dei comuni vi fu grande sparo di mortaretti con suoni della banda musicale di Arco; fu pel Bleggio la più bella festa di memoria incancellabile.
Nella chiusa dei Santi esercizi ai 29 ottobre 1865, qui tenuti col massimo frutto dai rev.di P.P Gesuiti Adelasio Giuseppe e Rocco Pesci, venne eziandio arricchita di 4 Indulgenze plenarie, cioè una in dicembre, la seconda ai 3 di maggio, la terza ai 14 settembre e la quarta ai 29 ottobre, e la domenica susseguente, se giorno feriale.
Oltre a queste indulgenze plenarie, furono concesse le parziali di 300 giorni a chi prega prostrato, da applicarsi eziandio alle anime purganti".
(Dalle memorie di D. Pellegrino Merli)

Ricordo di Morte di Antonio Frerotti
di Madice (Iori Gianni)
La gradinata convergente che dalla via mena alla Croce fu costrutta dietro disegno e direzione del Paroco D. Nicolò Guadagnini negli anni 1875-1876 da Antonio Rocca1 e Frerotti Antonio2 di Bleggio. La spesa totale comprese le aguglie ascese a fior. 406; un benefattore diede 14 marenghi.
Questo monumento religioso, gloria specialissima di questo popolo, desta l'ammirazione di tutti i numerosi forestieri che visitano queste amene valli, e più d'uno dei dilettanti nell'arte fotografica lo riprodusse in molteplici posizioni. Le copie che ci vengono dal distinto nostro Untervegher sono le più naturali e ben riuscite.
Ci rincresce, che per la fretta di raccogliere queste memorie, non possiamo riprodurne su queste pagine che una sola in principio a conferma del suesposto. Ricompensiamo invece il lettore col riportare a chiusa il sonetto di D. Alfonso Toss, il quale in occasione che fu quì a fare il panegirico di S. Luigi nel luglio 1892, dinanzi all'imponenza di questo monumento fu talmente entusiasmato, da improvvisare questi versi, degni della nota musa del caro amico, rapito alla patria ahi! troppo presto

           La croce monumentale di Bleggio
                        SONETTO

Fede e voto d'un popolo di forti
Dal granitico masso, ergi la testa,
O Croce santa, ne le umani sorti
Unica, a noi mortal, speme che resta. 
Qui T'eressero i padri, e benché morti
Parlano il verbo ancor, che ai figli attesta
Quanta pietà li spinse, e quai conforti
Trassero del dolor ne l'ora mesta. 
Lagrima di chi va, spasimo santo
Di chi ritorna a la sua valle, o Croce,
Di questo secol perfido nel pianto, 
Addita il cielo al pio, nell'abbandono
Il misero consola, e la tua voce
De' colpevoli in cor spiri il perdono
10 luglio 1892.
Don Alfonso Toss


1. Antonio Rocca: originario di Cavaione, detto “pilom”, nacque il 2 giugno 1831 e morì il 19 maggio 1906. Era figlio di Giacomo Rocca e Domenica Andreolli. Fu uno dei primi soci della cassa rurale di Quadra fondata da don Guetti. (Anagrafe della curazia di Quadra custodita presso l'archivio di Larido, p.12)
2. Frerotti Antonio: originario di Madice nacque il 23 giugno 1933 e morì il 4 giugno 1906 come risulta dal relativo santino mortuario. Era figlio di Giuseppe Frerotti e di Barbara Caresani (Notizie desunte dal santino mortuario gentilmente segnalatomi da Iori Gianni e da una ricerca sull'indice dei nati in Trentino)

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