lunedì 4 febbraio 2013

Contro l'imposta sul casatico

"La Voce Cattolica", 18 novembre 1886 (Articolo di don Guetti per petizione contro l'imposta sul casatico e in difesa della capra accusata durante le inondazioni di distruggere i boschi)

Carissimo redattore
Uccisione del maiale a Cavaione (primi '900)
Giudicarie, 12 nov. - Son più di due mesi che voi non vedete delle mie corrispondenze, e ne sapete il perché?...... è da gran tempo che me ne sto racchiuso nella prigione volontaria del mio roccolo, tutto speranza di pigliare un grosso sciame di montani per farne a voi regalo; ma fin qui son restato affatto deluso. Invece di uccelli, venne una buona dose di acqua e nebbie, poi di nebbie ed acqua, ed oggi pure siamo al colmo; l'acqua cade dirottissima, e se questa mia vi capiterà, senza annegare nella Sarca o nell'Adige, sarà fortunata. E ora vedrete che anche per questa innondazione sarà data colpa alla maledettissima capra! E la mancanza quasi assoluta di uccelli di passaggio donde potrà nascere? Anche questa dalla capra! Caspita! essa ha distrutto i boschi, ne' quali usano nidificare gli uccelli e propagarsi; mancando i boschi, mancano gli uccelli, e quindi io sarei per proporre una currenda a tutti gli uccellatori, affinché vi mettessero la loro firma, per togliere la causa di tanto danno; forse otterrebbe miglior esito di quello di tanti comuni fatto in favore della capra...
A proposito di currende, ho letto ieridì una circolare della Giunta provinciale, diretta a tutti i municipi e comuni del Tirolo per invitarli a somministrare punti d'appoggio onde togliere o modificare la durissima legge sul casatico e farne levare i modi troppo fiscali nella esazione dei contributi rispettivi. Qui, per fare la cosa un po' ammodo, verrà tenuta una sessione di tutti i delegati comunali al Ponte delle Arche, assieme a tutti i delegati di questo Consorzio Agrario Distrettuale, sotto la direzione della Presidenza Consorziale, e verrà concretato regolare conchiuso e spedito alla Giunta in evasione della prefata Circolare. Ma, dirà qualcuno: si otterrà poi qualche cosa? io sono persuasissimo che si, quando però il paese, tutto d'un pezzo s'alzi a gridar forte contro si enorme peso del casatico, con tutte le vie legali possibili, e lo precedano in questo, con un po' più di vita, i nostri deputati ed il giornalismo patriottico. Se tutti sono uniti pro patria, molto più mi pare che lo dovremmo essere pro domo, mentre l'invito di protestare ci viene dall'alto. Che si debba pagare per tenere ben cementato il grande mosaico austro-ungarico, ognuno lo capisce; ma dovrebbe capire ognuno che questo pagamento deve essere anche proporzionato alla borsa ed al possesso dei contribuenti. Ora il povero contadino, oltre che con un maggior contributo di sangue, concorre ad allevare i pesi erariali colla fondiaria abbastanza elevata, e sembrerebbe troppo grave colpirlo nuovamente colla legge sul casatico, nella quale viene a pagare anche per il buggigattolo ove si ripara dal freddo e dalle intemperie. Le case coloniche o rustiche, come accessorio di campi, vanno assolutamente eliminate da imposizioni, altrimenti l'equità e la giustizia ne soffrono gravemente. Quando queste abitazioni portassero un lucro al possessore perché ne affitta parte ad altri, su questa parte si calchi la mano col casatico per pigioni, ma non si venga mai a strappare un fiorino pel canile ove s'intana il povero figlio della gleba. Altrimenti che ne avverrà? Abbatteremo le catapecchie colpite d'imposte, e ci pianteremo all'aperto sotto tende, alla militare, e se i rigori delle intemperie e dell'inverno ci impossibiliteranno la vita passeremo agli antipodi. L'emigrazione all'America qui da noi è all'ordine del giorno (presto ve ne darò un saggio); invece di far venire l'oro oltre Oceano per 
pagare contributi impossibili, emigreremo in massa e lascieremo le case deserte in mano al fisco; vedremo allora chi avrà più guadagnato.

N.d.R. Non conosciamo la Circolare in discorso; ma se la Giunta prov. piglia essa la cosa in mano e si fa iniziatrice di una protesta appoggiata a cifre e fatti, chi vorrà starsene colle mani in mano? I Municipj, i Comuni, i Consorzi agrari, la Camera di commercio e quanti in una parola hanno per compito gl'interessi materiali del paese, si scuotano, si mettano d'accordo. Fu già fatto molto; dati e statistiche non devono mancare: i deputati nostri non furono indifferenti: i giornali non mancarono di farsi interpreti della opinione del paese. Ma non basta. Questo è un momento opportunissimo per ritentare la prova con più fiducia di riuscire. Raccomandiamo la cosa a coloro cui sta a cuore altresì il bene morale e religioso dei nostri alpigiani, che non avrebbero davanti a sé aperta altra porta di salvezza che nell'emigrazione. Vi fosse almeno, come se ne parlò altra volta, un ufficio di emigrazione, sul genere di quelli che sono costituiti in Germania sotto il titolo di "Società di S. Raffaele!". Allora l'emigrazione non sarebbe più per tanti uno sfogo arrischiato, un salto nell'ignoto, un passo se non deplorabile, pericoloso.
E tornando all'argomento, raccomandiamo a tutti di seguire l'esempio dei Giudicariesi: uniamoci tutti a trattare le cose nostre; i consigli di molti apporteranno maggior lume, e assieme uniti saremo più forti.

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