giovedì 31 gennaio 2013

X. Per finire

X. Per finire.                                                                                                                    Torna all'indice
– Signor no; questa sera non si parte; adesso che siamo sul più bello della stagione balneare, piantarci qui all’improvviso; gli pare creanza?
– Benedetti mille volte! non vedete la lettera capitatami or ora che mi sollecita al ritorno? Gli affari sono importantissimi; la famiglia, la moglie, i figli già questa sera mi aspettano a braccia aperte tutti desiderio di vedere coi loro propri occhi il portentoso effetto di quest’acque. Il deluderli, solo anche di mezzo giorno, sarebbe cosa troppo dolorosa, sicché, scusatemi, questa sera debbo assolutamente lasciare la vostra compagnia.
– Eh vediamo anche noi che giustissime sono le sue ragioni; però non vorrà mica per questo lasciarci qui con due desiderj insoddisfatti, ed in quest’ora di aspetto per la partenza, almeno ci dica alcunché di quello che ha promesso; lo deve, perché sa che promissio boni viri est obbligatio.
– Benissimo, ma di grazia, quale promessa mi tiene con voi? La mia distrazione è al colmo, e non ricordo proprio nulla.
– Come? Non ci promise da bel principio un po’ di storia balneare?
– Sì, vero; ma per narrare una storia, i fatti ne devono essere maturi; e di questa tutti non lo sono ancora, per cui mi pare non essere giunto peranco il tempo opportuno; quod differtur non aufertur, alla più lunga un altro anno, al nostro ritorno alla fonte cumana per gratitudine, do parola d’onore di raccontarvela per latum e per longum a costo d’annoiarvi. C’è altro ora?
– Signor si; ci promise raccontarci il secondo fatto storico nel quale i Giudicariesi fecero un po’ di ribellione all’autorità costituita.
– Bravissimi avete buona memoria e non ve ne sfugge una. In questo mi è facile accontentarvi perché ho qui tutto notato sul mio portafoglio. Eccovi quanto:
Demolizione del Dazio di Tempesta sul Lago di Garda. 21 Agosto 1768.
Per estinguere il debito Camerale d’Innsbruck, ascendente a 3 milioni di fiorini, furono imposti alle 7 Pievi 100 funti steorali, i quali dietro supplica del Sig. Lodovico de Lutti, furono ridotti a 60 e poscia per povertà a soli 45.
Què di Condino e Rendena, dietro benigna esortazione di S. A. R. Cristoforo II Sizzo de’ Noris in occasione di Sacra Visita, si assoggettarono all’imposizione e pagarono la loro quota in Trento. Ma i più arditi di Tione e Pieve di Bono, sussurrando di casa in casa, di villa in villa, e facendo proteste della lesione dei loro diritti in questo punto ed ancora per la grave ed insopportabile gabella del nuovo dazio messo a Tempesta, finirono coll’unirsi a consiglio e stabilirono addirittura di andare ad abbattere il dazio. Ciò avveniva ai 10 Agosto. La Comunità di Tione prese a censo 1000 troni, onde sovvenzionare gli arditi demolitori, che si tassarono 6 troni al giorno. I caporioni corsero di villa in villa a far gente; minacciavano i renitenti ed infine la turba assalitrice si avviò verso Tempesta chi per Ballino, Riva e Torbole, chi per Val di Ledro e Limone. Ripartiti in antecedenza i posti e le azioni di notte tempo, si avviarono per ogni parte al Casino del dazio, diedero fuoco ai legni e gettarono il resto nel lago. Ritornando i demolitori in Riva, estorsero da varie case delle mancie e ritornando nella valle, giunti al bivio tra Fiavè e Cavrasto, spartirono tra se gli importi e toccarono ad ognuno 17 soldi! Parte andò a Stenico ed occupate le strade ed il campanile e spiegata in piazza la bandiera del dazio, fece insulti al Castello facendo sloggiare i curiali e la famiglia del Luogotenente.
Si proseguì poscia il restante d’Agosto in Settembre e parte di Ottobre, massimamente le feste, a praticare violente estorsioni di mancie per questo misfatto. Ma giù correva la voce che sua Maestà stava per mandar soldati a vendicare sì enorme offesa, e si temeva a tutta ragione di pagarne il fio d’avvantaggio. Allora si tenne Consiglio generale dai preposti della Valle ai 13 Ottobre e furono deputati due legati ad implorare in Innsbruck il perdono, cioè il sig. Lorenzo de Lutti e Girolamo Stefanini. Intanto giunse a Riva la truppa e si buccinava che veniva in Giudicarie a fare man bassa. I demolitori si ammutinarono e al tocco di campanamartello si eccitavano a correre armata meno contro la truppa. Alle preghiere del Sig. Stefanini, il quale assicurava anche colle proprie sostanze, che i soldati venivano solo per la pubblica quiete, i tumultuanti si aquietarono ed andarono alle case loro.
Formato più tardo il processo, il Consiglio Aulico di Trento finalmente emise la sentenza ed in causa di questa tre capi principali furono decapitati a Tione e le comunità condannate a pagare tutte le spese ed una grossa somma di danaro.
La tradizione poi soggiunse che le teste dei decapitati furono messe in cima a pali sul passaggio del Durone a terrore del popolo di quà e di là del monte. Fino al giorno d’oggi si segna il luogo ove erano posti i pali colle teste; evvi un sasso di granito chiamato il sasso delle teste. E con ciò ho finito.
– Grazie del complimento! La lezione avrà avuto buon effetto non è vero?
– Eccome! Già vi dissi che il popolo giudicariese fu sempre fedele tra fedelissimi alle costituite autorità, e se due sole volte si ribellò, fu proprio tirato pe’ capelli, e dopo i castighi avuti se ne restò sempre mogio mogio fino al presente, e credo lo sarà in avvenire e in perpetuo, amenochè non succedano circostanze peggiori di que’ tempi disgraziati.
– Preghiamo che ciò non avvenga.
– Speriamo che l’autorità sia sempre benigna a soccorrere questo popolo fedele ma sempre bisognoso. Specialmente nella corrente annata fu disgraziatissimo. Gelo e brina in primavera; siccità in estate; gragnola al presente, scarsissimo il vivere per il popolo e peggiore quello pel numeroso bestiame, il quale è a vilissimo prezzo e chiuso dai dazi nella cerchia di questi monti. Il sospendere il dazio sulla polenta italiana è il primo sussidio che si potrebbe dare a queste valli, e l’impetrare il passaggio libero in quest’autunno pei bovini nel vicino regno sarebbe il secondo. Il popolo non spera più nulla perché è troppo uso a pagare e mai a ricevere; ma almeno si facciano vivi i nostri Consorzii agrarii distrettuali ed i Comuni e tentino con regolare petizione presso le competenti autorità queste due esenzioni. I nostri deputati sia alla Dieta sia al Consiglio d’Impero appoggino o meglio prendano l’iniziativa di questo affare il quale è dei più, seri….
Ma il bucefalo è pronto… l’ora è tarda… la via lunga… dunque addio a tutti e se a Dio piace ad un’altro anno.
– Addio, carissimo sig. distratto, ci conservi la sua amicizia e ci favorisca il suo riverito nome per eventuali bisogni. Chi sa ?
– Volentieri, eccolo:
 Antonio Rivolta 
 Trentino.

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