"La Voce Cattolica", 13 febbraio 1882 (I consigli di un emigrante di Dro rimpatriato dall'America riguardo le condizioni degli emigrati sul nuovo continente)
L’Emigrazione
in America. –Un
signore di Dro, reduce dall’America avanti pochi giorni, il quale
ci viene descritto siccome uomo intelligente, pratico, positivo di
carattere e per educazione, riferiva ad un nostro amico le sue
impressioni del nuovo mondo, che a vantaggio di chi volesse
approfittarne, ci vengono inviate nel seguente riassunto:
1.°
In America, purchè si abbia voglia di lavorare, si può viver bene e
guadagnar meglio che in Europa; tuttavia conviene anzitutto
rassegnarsi a gran privazioni e sacrificii nel primo triennio,
fintantoché coll’attività e coll’industria sieno approntate
delle abitazioni alla maniera degli europei, chè appena giunti è
giocoforza adagiarsi sotto le tende o baracche alla guisa dei
zingari.
2.°
L’America presente è fatta pei disperati,
pella gente di ventura, per quelli in corto dire che qui non hanno un
palmo di terra al sole, non già per quelli, che hanno nel proprio
paese di che campare discretamente mediante un’assiduo
e razionale lavoro.
3.°
Che se qualcuno trovasi nella dura necessità di emigrarvi in cerca
di miglior fortuna, non vada solo, ma pigli seco tutta la sua
famiglia cogli arnesi necessarii
alla sua professione, e i vestiti occorrevoli,
se non vuole spendere un capitale nel farseli approntare nella
colonia.
4.°
Il Texas, il Chilì, e gli altri Stati dell’Unione, per ogni
riguardo di libertà e di prosperità
materiale, sono preferibili al Brasile, ed al Perù, e in generale a
tutte le coste del mare, perchè v’infierisce d’ordinario la
febbre gialla con una morìa spaventosa.
5.°
Ma, lo si sappia alla buon’ora, in America generalmente si potrà
fare denari, ma quanto a religione si sta male, la febbre dell’oro
è la passione predominante, e l’oro unico Dio. Non parlo d’
individui né di luoghi in particolare; ma solo in generale.
6.°
Ora che i Trentini continuano a spargersi in tutto quel vastissimo
continente, prima di mettersi in viaggio, ognuno ch’emigra dovrebbe
procurarsi una stretta relazione con qualche amico sincero, o parente
disinteressato di colà, per mezzo del quale pigliare un giusto
indirizzo pel viaggio, (di cui il prezzo varia a seconda della
coscienza degl’ingaggiatori) pel contratto della colonia o terra
che s’intende comperare o assumere a spese del governo, il quale
agevola il meglio che può l’emigrazione, e la favorisce di gran
mezzi, e a moltissime condizioni pel dissodamento de’ suoi
feracissimi terreni; così si eviterà di mettersi alla discrezione
di qualche ingordo lupo, il quale, avido solo del proprio guadagno,
potrebbe rovinare le più lusinghiere prospettive senza speranza
di rimedio.
Del
resto (conchiude lo
scrivente, al quale naturalmente lasciamo la responsabilità delle
notizie che qui pubblichiamo) nel Texas si vive a carni di bue, di
majale, di galline, e
selvatici d’ogni fatta, e a prezzi meschinissimi.
Figurarsi, che il bestiame è abbandonato a se stesso in
quell’estesissime praterie e boscaglie vergini, dove, all’ora che
si vende, vien segnato alla maniera dei larici e degli abeti dagli
agenti forestali presso di noi, per indicarne il padrone legale.
I
guadagni poi dei segantini sono vistosissimi. Ogni uomo che lavori
con discreta diligenza e attitudine lungo la nuova ferrovia tra
Galverston e New-York guadagna d’ordinario 10 franchi, ma s’egli
è sollecito raggiunge anche la somma dai 15 ai 18 franchi al giorno.
Né v’è a temere d’essere aggrediti dai selvaggi che abitano la
foresta, chè venne rimosso un tal pericolo dal governo della
repubblica che provvide ad energiche misure, per cui quegl’indigeni,
fieri per natura, messi a confine, riescono affatto innocui ai
terrieri novelli. E astrazion fatta dell’umidità, ch’è causa
soventi fiate di
febbri terzane, l’aria tuttavolta
è salubre, le posizioni amene, e smossa quella terra vergine, i
prodotti eccellenti, colla sicurezza di vedervi in abbondanza ogni
sorta di cereali, abbenchè
al presente le carni e la bambagia sieno
le principali ricchezze. Vi alligna benissimo la vite e il gelso,
giacchè se ne vedono anche adesso di selvatici.
La stessa malsania d’estate viene scongiurata salendo alle alture del settentrione, ove oltre alla frescura godesi a meraviglia uno stupendo panorama con una salute invidiabile.
La stessa malsania d’estate viene scongiurata salendo alle alture del settentrione, ove oltre alla frescura godesi a meraviglia uno stupendo panorama con una salute invidiabile.
Insomma
quando il rio destino ci trasportasse a quelle parti, il Texas, a mio
avviso, dovrebbe avere una preferenza.
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