lunedì 15 giugno 2015

V) Colonie agricole

Si chiama colonia agricola un nucleo di piccoli stabilimenti agricoli dove le persone e le famiglie de’ coloni, che giungono al paese argentino, hanno tutte le facilitazioni per acquistare del buon terreno a basso prezzo, istrumenti ed animali da lavoro, nonché i viveri e gli altri articoli di prima necessità durante il tempo che precede i primi raccolti. Il governo nazionale, quello delle singole provincie, i municipii e persino i privati fanno a gara nel fondare colonie. Nelle colonie nazionali, il colono poté fin qui diventare anche proprietario di un ettaro di terreno (2700 pertiche quadrate) per sole 10 lire. Le provincie ove esistono maggior numero di colonie sono quelle di Santa Fè, Entre Rios e Cordoba. La legge sulle terre per la colonizzazione sanzionata dal Congresso Argentino ai 24 ottobre 1882 è del seguente tenore:

Titolo III. – Vendita di terre per l’agricoltura
1. Una volta approvati i piani, che, a termini del prescritto dall’art. 9, deve preparare il dipartimento degli ingegneri, si pubblicheranno nelle corrispondenti relazioni ufficiali e saranno distribuiti in tutta la Repubblica ed all’estero.
2. Una persona o società non potrà comperare meno di 25 ettari né più di 400 nella stessa sezione.
3. La compera si farà a mezzo di petizione scritta, innanzi il capo d’ufficio di terre, il quale dovrà far constare in registro speciale il giorno e l’ora in cui quella fu presentata, con designazione espressa del paraggio che si domanda. Quest’atto sarà firmato dall’interessato o in suo difetto dal mandatario con procura legale.
4. Il prezzo della vendita in Missioni e nel Chaco sarà di 2 pezzi forti (10 lire) ogni ettaro; nella Pampa e nella Patagonia di 1 pezzo forte e 50 centesimi (lire 7.50).
5. Il pagamento si effettuerà nel modo seguente: una quinta parte a contanti; il resto in quattro parti eguali, una allo scadere di ogni anno.
6. I compratori firmeranno cambiali per la parte del prezzo a scadenza e potranno scontarle anzi tempo scontando loro l’ interesse del 6%.
7. Il capo d’ufficio di terre consegnerà ai compratori un certificato stampato su carta da bollo di 25 centesimi (lire 1.25). Detto certificato è intrasferibile e sarà firmato dal capo d’ ufficio col visto buono del presidente della contabilità.
8. Queste aree possono essere acquistate soltanto da coloro che si obbligano a coltivarle, dovendo, nel periodo dei primi tre anni, aver coltivato la quinta parte di ogni lotto comperato.
9. Agli acquirenti di terre che non compissero gli obblighi contratti alla loro scadenza, si accorderà una proroga di un anno per una sol volta pagando l’interesse del 6 %; e passato questo tempo senza aver soddisfatto si procederà per conto del compratore alla vendita del terreno in pubblica asta annunziandola con 15 giorni di antecipazione.
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13. Compiute tutte le condizioni stabilite nella presente legge e pagato il prezzo per intiero della terra, il potere esecutivo ordinerà al notaio maggiore di governo che stenda l’analoga scrittura di vendita a favore dell’interessato.
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25. I compratori di terre sono obbligati al pagamento della contribuzione diretta e delle altre imposte gravanti la proprietà radice, dall’anno seguente a quello della compera, anche quando non siasi consegnato il titolo definitivo.
La grida parla chiaro e non ha bisogno di schiarimenti. La più antica colonia chiamata «La Esperanza» venne fondata nel 1856 ed oggi conta 3299 abitanti.
Gli agricoltori sparsi nelle varie colonie sono 74 mila e posseggono un valore totale di 157 milioni di lire, il che costituisce una ricchezza media per testa di 2115 lire mentre in Italia abbiamo solo 1175 lire per capo. Dunque è più ricco il colono argentino dell’italiano di lire 940.
Tutte le colonie ora esistenti ora prosperano a meraviglia, e l’agricoltore europeo, grazie al suolo ferace, al clima benigno, ed alla crescente richiesta dei prodotti, in breve si crea un benessere con assai minore fatica di quella a cui è avvezzo in Europa, e vi sono numerosi individui coloni che arrivati all’Argentina nella più assoluta povertà, ora godono delle comodità del proprietario agiato e fors’anco ricco.
La località migliore per la colonizzazione viene ritenuta quella del territorio nazionale detto «delle Missioni». È così chiamato perché quivi in modo speciale i Gesuiti fino dal 1631 si erano stabiliti per convertire gli Indiani al cattolicismo ed alla civilizzazione. Poche regioni come questa pel suolo ferace, pel clima assai benigno e sano, sono tanto adeguate alla colonizzazione europea su vasta scala. La ricca vegetazione delle sue immense foreste ancora vergini è di una opulenza tropica. Fra tante piante utili si annovera quella così detta yerba mate (ilex Paraguayensis), l’infusione della quale a guisa di thè costituisce un articolo di consumo d’uso generale nei paesi del Plata e tributarii. Dirò in seguito il modo di usare di questa bibita ed i suoi effetti igienici.
Il clima di questa plaga confinante col Brasile e l’Uruguai, mentre permette la coltivazione di un numero straordinario di piante delle zone temperate, favorisce la produzione di quelle ancora della zona tropica, giacchè vi crescono simultaneamente rigogliosi in questo terreno il frumento, il granoturco, ogni sorta di legumi europei, gli aranci, il cotone, il tabacco, la canna da zuccaro. Questa terra ferace, di considerevole estensione, ben irrigata e di poco costo, è là aspettando a migliaia gli agricoltori d’Europa, già stanchi d’aver logorate le forti lor braccia dietro alle terre natìe; terre bensì fertili pur esse, ma incapaci di dare il sostentamento ad una popolazione duplicata oltre il necessario, ed in pari tempo offrire il scoprimento delle enormi esigenze delle pubbliche contribuzioni. (Continua)



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