martedì 27 dicembre 2011

Il ruolo imprenditoriale di don Lorenzo alla guida della Famiglia cooperativa di Fiavé


 Negli studi esposti fino ai nostri giorni è stato analizzato il ruolo del curato di Quadra e Fiavé come promotore iniziatore e fondatore di molte cooperative e Casse rurali. Sono rimaste invece poche testimonianze riguardo ai compiti di don Lorenzo all’interno di tali enti in qualità di presidente, direttore o socio. 
Alla luce di alcune testimonianze possiamo far luce sul ruolo che don Lorenzo rivestì quale presidente della cooperativa di Fiavé. Un ruolo illuminante che si pone nel punto di arrivo del cammino di formazione e realizzazione del curato.
Le cooperative si rifornivano di generi tramite dei “carrettieri” (Vedi fotografie) di fiducia a cui spettava il compito di trasportare le merci acquistate dalla cooperativa principalmente presso i grossisti di Trento, Riva ma anche, nel caso della Cooperativa di Fiavé, di Desenzano, Brescia, Bregenz e Trieste. In questo secondo caso le merci venivano trasportate a Trento, Riva o a Ponte Arche presso negozianti o depositi di fiducia dove i carrettieri passavano a ritirarle.
Da questi scritti emerge un don Guetti inedito, uomo capace di trattare con i commercianti che rifornivano la cooperativa e che non aveva paura di esporre il suo dissenso quando il prezzo era troppo alto o la merce fornita non era della qualità desiderata.
Rivestendo la carica di presidente, inizialmente il curato di Fiavé gestiva le varie ordinazioni presso i commercianti principalmente via lettera. Tali lettere si sono conservate su un “registro di veline” che il presidente era tenuto ad usare per avere copia delle lettere spedite. Ogni singola carta velina del registro veniva posta al di sotto della lettera mentre la si stava scrivendo. Si otteneva così una copia identica della lettera spedita. 
Tali lettere, inviate principalmente a commercianti, sono scritte continuativamente da don Lorenzo a partire dal 12 maggio 1895 fino al 29 giugno 1896 in qualità di presidente; successivamente don Lorenzo continuerà a rivestire la carica di presidente ma tale attività riguardante le ordinazioni verrà svolta via lettera dal direttore Stefano Zambotti. (Cerca nel'indice dei nati in Trentino 1815-1923)
Di seguito si analizzano singolarmente alcuni documenti che esplicitano il ruolo e le capacità imprenditoriali sviluppate da don Lorenzo nel campo della cooperazione durante il periodo di presidenza nella cooperativa di Fiavé. 
 Alcune “veline” scritte da don Guetti lamentavano in particolare il prezzo troppo alto e la scarsa qualità del prodotto. A causa della lontananza tra cliente e venditore risultava difficile la contrattazione del prezzo. Per questo motivo il curato di Fiavé non esitava via lettera a chiedere sconti, assicurarsi di essere ben servito, lamentarsi della scarsa qualità del prodotto ricevuto e, nei casi estremi, minacciare la fine del rapporto commerciale tra la cooperativa e il grossista.
È il caso di una lettera datata 10 giugno 1895 inviata al signor Roberti di Trento dando notizia che il carrettiere sarebbe passato a ritirare la merce e avrebbe pagato la fattura applicandovi lo sconto del 2 %. Tuttavia tale sconto “questa volta ci sembra meschino” e, nonostante la buona qualità del prodotto, minacciava la fine del rapporto commerciale se non si fosse praticato “un forte ribasso almeno del 15%”. Se tale sconto non si verificava, concludeva don Lorenzo, non potremo neppure raccomandare la vostra ditta “alle nostre numerose consorelle”.
Altro documento testimonia un simile atteggiamento, ma questa volta il presidente della cooperativa di Fiavé dalle minacce passava ai fatti:

Sig. Mario Ferrari 1 dicembre 1895
Trento
Vi acchiudiamo lettera di ferrovia perché ci sistemiate a vostro domicilio la cassa fiammiferi, che come da intelligenza doveva venire a Riva; manderemo nostro carradore a levarla.
Vi osserviamo che non fummo contenti della comissione fatta a ½ Sig. Vielmetti giacché invece di un barile di aringhe ci mandò un barile di sardelle; 100 pacchi fiammiferi ce ne spedisce 500! Non è il modo di soddisfare gli avventori, ciò ci servirà per altra volta di regola.
Distintamente pGuetti”

La questione riguardante gli sconti sembra prioritaria in tali scritti. Più volte don Guetti nella lettera di saldo fattura autoapplicava alla merce comperata uno sconto del 2% senza apparentemente chiedere consenso al commerciante. E sulla lettera si giustificava scrivendo: “Il piccolo sconto del 2%, meno il sale, crediamo poterlo pretendere visto il pagamento previsto” oppure adducendo “per noi sicuri che vi chiamerete pur voi contenti e garantendo la prosecuzione del rapporto commerciale.
 Altre volte don Lorenzo si lamentava riguardo ad errori di spedizione o alla scarsa qualità del prodotto mandato: “Anche nella qualità non fummo troppo contenti ché il Vezzena non era vero vezzena, ma uso Vezzena”.(Tipo di formaggio)) Molto spesso in tali casi il curato di Fiavé rispediva il prodotto al mittente chiedendo anche il risarcimento delle spese di spedizione. È il caso di un’ordinazione di un ettolitro di acquavite (Distillato) ricevuta della qualità non desiderata poiché non era “garantita pura graspa”. Il curato di Fiavé non esitava, come testimonia il documento, a rispedire la botte al commerciante chiedendone una della qualità desiderata e “col diritto di rifarci della sudetta inutile di andata e ritorno del recipiente non conforme all’ordinazione”.
Tali testimonianze ci confermano ancora una volta il ruolo preponderante dei sacerdoti all’interno delle istituzioni cooperative, che erano concepite tuttavia non come enti caritatevoli ma come vere e proprie aziende al cui vertice vi era appunto il prete-manager. Lo scopo di queste istituzioni era quello di “provvedere ai propri soci il necessario alla vita con minor spesa possibile, ed in secondo luogo, smerciare cumulativamente que’ prodotti che non fanno pei soci al prezzo maggiore si possa. Dunque: avere con poco e dare con molto”. La cooperazione non era “il risultato della scienza moderna, o della moderna filantropia” ma “nientemeno che il Vangelo di Cristo messo alla pratica nel punto più pratico della vita materiale, qual è il vitto ed il vestito”.
Da tali testimonianze emerge in don Guetti una personalità molto forte e determinata. Dalle stesse lettere traspare il carisma di una persona che non esitava a protestare e minacciare quando ad andarci di mezzo era la cooperativa con i suoi soci. È doveroso rimarcare anche il ruolo di don Guetti quale “insegnante” nella gestione del magazzino cooperativo. A partire dal settembre 1896 la stesura delle lettere nel registro viene infatti quasi interamente demandata al direttore Stefano Zambotti che adotta lo stesso stile e addirittura le stesse parole di don Lorenzo nel rapportarsi con i commercianti e nel concordare un prezzo vantaggioso.
Il curato di Fiavé sapeva quindi farsi amare dai poveri ergendosi a paladino dei loro diritti, ma sapeva anche farsi rispettare dai più ricchi commercianti.
Possiamo trovare dimostrazione di questo in occasione della sua morte quando da tutto il Trentino e oltre giunsero lettere e telegrammi indirizzati alla cooperativa di Fiavé; anche da parte dei commercianti con cui don Lorenzo aveva intrattenuto questi rapporti commerciali.


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