Risale all’undici febbraio 1895 l’atto con cui veniva nominata la
direzione della futura Famiglia cooperativa di Fiavé. Don Lorenzo,
che presiedeva le votazioni in qualità di presidente del Consorzio
agrario distrettuale di Santa Croce, fu eletto presidente
all’unanimità con trentasei voti. Come vicepresidente fu eletto
Domenico Festi. Sulla direzione di una cooperativa don Lorenzo spiegava ai suoi
curaziani:
“Nelle nostre società non siamo sotto una direzione
che fa alto e basso a suo capriccio ad uso dei vecchi Czar delle
Russie, ma siamo in piena corrente costituzionale, anzi meglio, in
piena democrazia; ossia la sola volontà, che tutto dirige ed opera,
è quella dei soci, segnata nello statuto e nelle delibere
dell’assemblea”.
La via principale di Fiavé: la casa sulla destra è l'attuale sede della cooperativa |
In data 25 marzo 1895 fu presentata una proposta di alcuni membri
riguardante la localizzazione del magazzino e “si lascia libera
scelta alla Direzione la quale sceglie la casa Calza”, mentre
nel ruolo di magazziniere fu scelto Stefano Zambotti col diritto
della direzione, se fosse stato necessario, di affiancarvi dopo tre
mesi una persona femminile che si era proposta “pel ramo
scritturazione”.
Nella riunione in data 5 maggio 1895 il presidente avvisava “d’aver
dato principio alla provista de’generi” grazie al sussidio di
duecento fiorini ottenuti dalla Giunta Provinciale e si passava
all’elezione di due membri di sorveglianza tramite votazione.
Per quanto riguarda le assemblee dei soci della cooperativa don
Lorenzo, più volte sottolineò la necessaria puntualità perché se
“il socio se la prende con indifferenza, viene alla sessione
come qualcuno giunge al fumo delle candele della S. Messa, allora c’è
poco da sperare da simili soci e da simili unioni. Dunque all’ora
precisa ogni socio deve essere presente; e se fosse impedito
legittimamente, deve fare recapitare alla Direzione la sua mancanza
giustificata”.
Interessanti risultano essere alcune decisioni che furono prese
durante la riunione del 3 giugno. La prima riguardava l’orario di
apertura del magazzino che “resterà aperto nei giorni feriali
dalle ore 5 fino alle 8 di sera, con riposo da mezzogiorno alle 2
pomeridiane, nei giorni festivi dopo la I Messa fino alla II S.
Messa; e dopo il Vespro fino al Rosario”. Le altre decisioni
fissavano il credito massimo da concedersi ai soci nella misura di
sessanta Corone “calcolando al debito eventuale l’interesse
che la Società paga alla Cassa Rurale”.
Le restanti due misure adottate riguardavano la contribuzione da
pagare ai soci che volevano smerciare i loro prodotti presso il
magazzino, stabilita in ¾ del prezzo probabile del genere mentre
l’ultima faceva riferimento alla possibilità di pagare la quota
sociale di corone cinque in rate di una corona alla volta entro
l’anno 1895.
Nella sessione straordinaria del primo settembre 1895 il presidente
rendeva conto relativamente allo stato della cooperativa dopo tre
mesi di vita. La cooperativa contava 92 soci e don Lorenzo esponeva il movimento di
cassa del primo trimestre con un avanzo di 30 corone. Troviamo anche
indicazioni riguardanti i prezzi stabiliti dalla cooperativa: “lo
smercio fu fatto al 5%, tasso assai limitato e sotto il quale non si
può andare, se si vuole ad ogni trimestre pareggiare le partite di
dare ed avere e mettere un piccolo importo al futuro fondo di
riserva”. Il curato di Fiavé spiegava anche i vantaggi
riguardanti la presenza della Cassa rurale in paese con cui la
Famiglia cooperativa aveva aperto un conto. Infatti ciò permetteva
di pagare i commercianti durante la settimana stessa e ottenere così
forti sconti. “E per vero l’interesse che maturerà presso la
cassa per i mutui assunti a fin d’anno ascenderà a Corone 200 e
gli sconti percepiti nel trimestre come apparirà alla rubrica
competenze, ascende già a quest’ora a Corone 236.43”.
Nella parte conclusiva del documento don Lorenzo dava conto di alcune
dicerie “che tra soci vi sieno pareri diversi su qualche punto
dell’azienda sociale”. Il presidente rispondeva che “per
riguardo alle dicerie delle piazze, dei filò e delle bettole, la
Direzione nè può tenerne conto nè adesso nè mai [..] qui non è
il luogo nè delle insinuazioni, nè delle lettere anonime, nè delle
satire attaccate alle porte o sparse per via”. L’ultima
proposta del presidente sanciva ancora una volta l’intento
solidaristico di tali enti con lo stanziamento di 30 corone in favore
del comitato per gli incendiati di Tione.
Con atto del 29 dicembre la cooperativa “accettò di stabilire
il prezzo de’ formaggi della Società Pastoreccia” nata sotto il diretto impulso della Cassa rurale di Fiavé. Riguardo
a tale società, attiva a Vigo e Fiavé per la conduttura cooperativa
delle malghe, don Lorenzo ne specificava lo scopo sul “Bollettino”:
si trattava di un sodalizio tra i proprietari di bestiame che si
univano per portare nelle malghe del loro comune i bovini senza
affidarli a gente esterna. Il burro e formaggio prodotto veniva poi
diviso fra i soci. Già nel 1888 infatti don Lorenzo aveva cercato di fondare a Larido
una società di mutua assicurazione per i bovini ma lo statuto non fu
approvato dal Ministero dell’Interno. Qui di seguito la lettera che testimonia questo tentativo:
Nella medesima riunione del 29 dicembre si lasciò alla direzione la libertà di accordarsi
con altre cooperative per l’acquisto cumulativo dei generi e già
il cinque ottobre “si accetta la proposta di adesione alla
Federazione” e si stabiliva di “concertare per una
provista di farina a mezzo della federazione o d’altri a consegna”Nel febbraio del 1896 fu approvata la proposta del maestro della
locale scuola Beniamino Righi col quale si “autorizza la
direzione a trattare l’acquisto della casa Possaghi sempre che il
prezzo non superi i fior. 3000, riservandosi ulteriore approvazione
se si dovesse eventualmente sorpassare di qualsiasi cifra detto
importo”.
Infatti, assicurava il curato di Fiavé “ci vedremo in breve
installati in luogo tale da soddisfare pienamente ogni esigenza non
solo, ma da arrecare al servizio interno tale una miglioria da
risparmiare sullo smercio quello che ci occorrerà per coprire la
nuova spesa che non è niente affatto indifferente”.
La casa, situata al centro del paese, divenne la nuova sede della
società e magazzino sociale. Nella riunione si votò inoltre
all’unanimità l’adesione alla Federazione delle casse rurali e
dei sodalizi cooperativi “molto più che il proprio Presidente,
è anche il presidente di quella”. Don Guetti dava conto anche
dell’aumento di generi restanti in magazzino che “oltre
dipendere dall’attività maggiore che prese la nostra società, è
cagionato dal deposito salami che sono in stagionatura; dall’acquisto
di tutto il formaggio delle malghe nostre, Misone e Cogorna, e di una
buona partita di grano turco del Regno acquistato in ottobre, epoca
del minor prezzo”.
Nella sessione del 2 marzo 1897 si adottò unanimemente uno statuto
modello redatto dalla Federazione che si sostituì a quello
esistente. Ma ecco le parole che don Guetti spendeva in seguito
all’acquisto della nuova sede precedentemente riportato:
“I soci nostri dopo la casa paterna, dopo la Casa di Dio, devono
considerare questo luogo come casa propria e casa di loro convegni, e
di loro conversazioni e perfino di onesti ritrovi e divertimenti. Qui
nei numerosi locali i soci troveranno di che occuparsi in qualunque
ora essi vorranno dopo avere adempiti i loro doveri di famiglia e di
cristiani. Libri di onesta lettura, giornali di retto sentire,
compagni di comune pensare, impediranno di passare il tempo in ozio
od in discorsi inutili, peggio dannosi alla carità od all’onestà.
Qui i soci troveranno l’unico rifugio per salvare borsa e moralità
evitando l’andata solita alla bettola od al ridotto”.
L’ultima sessione della Famiglia cooperativa a cui don Lorenzo
partecipò risale al 22 febbraio 1898 quando fu approvata
all’unanimità l’adesione al Banco di San Vigilio e fu confermata
la direzione della Cooperativa. Tuttavia l’impegno del curato di
Fiavé nella Cooperativa perdurò, fino a poco prima della morte. Sul
registro “copia-lettere” della Cooperativa di Fiavé in
data 5 aprile 1898 è riportata una risposta alla Cassa distrettuale
per ammalati di Tione in cui don Lorenzo pretendeva che prima che la
Cooperativa si iscrivesse a tale ente fosse necessario visionare unacopia dello statuto di questa società “non volendo subire un
decreto qualunque senza un legale contratto”. È possibile
ipotizzare che lo stesso Stefano Zambotti, il direttore che in quel
periodo gestiva le ordinazioni della Cooperativa via lettera, chiese
a don Lorenzo di rispondere a tale ente vista la sua maggiore
competenza e il fatto che tale risposta esulasse dalle consuete
missive relative alle ordinazioni.
Nella seduta del 9 ottobre 1898, dopo la morte di don Lorenzo, si
passò alla nomina del nuovo presidente e vicepresidente e a quella
dei membri di direzione e sorveglianza. Il vicepresidente ricordò in
questo modo il compianto presidente: “con poche e sentite parole
ricorda agli altri soci, la grave perdita che fece la Famiglia
Cooperativa per la morte inaspettata del suo Presidente e Curato
locale don Lorenzo Guetti, anima e vita del medesimo consorzio […]
e quindi in segno di affetto e di compianto invita i soci presenti ad
alzarsi”. (Bibliografia)
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