domenica 25 dicembre 2011

Don Lorenzo alla guida della famiglia cooperativa di Fiavé


 Risale all’undici febbraio 1895 l’atto con cui veniva nominata la direzione della futura Famiglia cooperativa di Fiavé. Don Lorenzo, che presiedeva le votazioni in qualità di presidente del Consorzio agrario distrettuale di Santa Croce, fu eletto presidente all’unanimità con trentasei voti. Come vicepresidente fu eletto Domenico Festi. Sulla direzione di una cooperativa don Lorenzo spiegava ai suoi curaziani: 
Nelle nostre società non siamo sotto una direzione che fa alto e basso a suo capriccio ad uso dei vecchi Czar delle Russie, ma siamo in piena corrente costituzionale, anzi meglio, in piena democrazia; ossia la sola volontà, che tutto dirige ed opera, è quella dei soci, segnata nello statuto e nelle delibere dell’assemblea”.
La via principale di Fiavé: la casa sulla destra è  l'attuale sede della cooperativa

In data 25 marzo 1895 fu presentata una proposta di alcuni membri riguardante la localizzazione del magazzino e “si lascia libera scelta alla Direzione la quale sceglie la casa Calza”, mentre nel ruolo di magazziniere fu scelto Stefano Zambotti col diritto della direzione, se fosse stato necessario, di affiancarvi dopo tre mesi una persona femminile che si era proposta “pel ramo scritturazione”. Nella riunione in data 5 maggio 1895 il presidente avvisava “d’aver dato principio alla provista de’generi” grazie al sussidio di duecento fiorini ottenuti dalla Giunta Provinciale e si passava all’elezione di due membri di sorveglianza tramite votazione.
Per quanto riguarda le assemblee dei soci della cooperativa don Lorenzo, più volte sottolineò la necessaria puntualità perché se “il socio se la prende con indifferenza, viene alla sessione come qualcuno giunge al fumo delle candele della S. Messa, allora c’è poco da sperare da simili soci e da simili unioni. Dunque all’ora precisa ogni socio deve essere presente; e se fosse impedito legittimamente, deve fare recapitare alla Direzione la sua mancanza giustificata”.
Interessanti risultano essere alcune decisioni che furono prese durante la riunione del 3 giugno. La prima riguardava l’orario di apertura del magazzino che “resterà aperto nei giorni feriali dalle ore 5 fino alle 8 di sera, con riposo da mezzogiorno alle 2 pomeridiane, nei giorni festivi dopo la I Messa fino alla II S. Messa; e dopo il Vespro fino al Rosario”. Le altre decisioni fissavano il credito massimo da concedersi ai soci nella misura di sessanta Corone “calcolando al debito eventuale l’interesse che la Società paga alla Cassa Rurale”.
Le restanti due misure adottate riguardavano la contribuzione da pagare ai soci che volevano smerciare i loro prodotti presso il magazzino, stabilita in ¾ del prezzo probabile del genere mentre l’ultima faceva riferimento alla possibilità di pagare la quota sociale di corone cinque in rate di una corona alla volta entro l’anno 1895.
 Nella sessione straordinaria del primo settembre 1895 il presidente rendeva conto relativamente allo stato della cooperativa dopo tre mesi di vita. La cooperativa contava 92 soci e don Lorenzo esponeva il movimento di cassa del primo trimestre con un avanzo di 30 corone. Troviamo anche indicazioni riguardanti i prezzi stabiliti dalla cooperativa: “lo smercio fu fatto al 5%, tasso assai limitato e sotto il quale non si può andare, se si vuole ad ogni trimestre pareggiare le partite di dare ed avere e mettere un piccolo importo al futuro fondo di riserva”. Il curato di Fiavé spiegava anche i vantaggi riguardanti la presenza della Cassa rurale in paese con cui la Famiglia cooperativa aveva aperto un conto. Infatti ciò permetteva di pagare i commercianti durante la settimana stessa e ottenere così forti sconti. “E per vero l’interesse che maturerà presso la cassa per i mutui assunti a fin d’anno ascenderà a Corone 200 e gli sconti percepiti nel trimestre come apparirà alla rubrica competenze, ascende già a quest’ora a Corone 236.43”.
Nella parte conclusiva del documento don Lorenzo dava conto di alcune dicerie “che tra soci vi sieno pareri diversi su qualche punto dell’azienda sociale”. Il presidente rispondeva che “per riguardo alle dicerie delle piazze, dei filò e delle bettole, la Direzione nè può tenerne conto nè adesso nè mai [..] qui non è il luogo nè delle insinuazioni, nè delle lettere anonime, nè delle satire attaccate alle porte o sparse per via”. L’ultima proposta del presidente sanciva ancora una volta l’intento solidaristico di tali enti con lo stanziamento di 30 corone in favore del comitato per gli incendiati di Tione.
Con atto del 29 dicembre la cooperativa “accettò di stabilire il prezzo de’ formaggi della Società Pastoreccia” nata sotto il diretto impulso della Cassa rurale di Fiavé. Riguardo a tale società, attiva a Vigo e Fiavé per la conduttura cooperativa delle malghe, don Lorenzo ne specificava lo scopo sul “Bollettino”: si trattava di un sodalizio tra i proprietari di bestiame che si univano per portare nelle malghe del loro comune i bovini senza affidarli a gente esterna. Il burro e formaggio prodotto veniva poi diviso fra i soci. Già nel 1888 infatti don Lorenzo aveva cercato di fondare a Larido una società di mutua assicurazione per i bovini ma lo statuto non fu approvato dal Ministero dell’Interno. Qui di seguito la lettera che testimonia questo tentativo: 
La lettera firmata dal parroco Lenzi quale presidente del consorzio agrario di Santa  Croce fu scritta invece dal Guetti che svolgeva il ruolo di segretario del consorzio (diventerà presidente nel 1888) 
Nella medesima riunione del 29 dicembre si lasciò alla direzione la libertà di accordarsi con altre cooperative per l’acquisto cumulativo dei generi e già il cinque ottobre “si accetta la proposta di adesione alla Federazione” e si stabiliva di “concertare per una provista di farina a mezzo della federazione o d’altri a consegnaNel febbraio del 1896 fu approvata la proposta del maestro della locale scuola Beniamino Righi col quale si “autorizza la direzione a trattare l’acquisto della casa Possaghi sempre che il prezzo non superi i fior. 3000, riservandosi ulteriore approvazione se si dovesse eventualmente sorpassare di qualsiasi cifra detto importo. Infatti, assicurava il curato di Fiavé “ci vedremo in breve installati in luogo tale da soddisfare pienamente ogni esigenza non solo, ma da arrecare al servizio interno tale una miglioria da risparmiare sullo smercio quello che ci occorrerà per coprire la nuova spesa che non è niente affatto indifferente. La casa, situata al centro del paese, divenne la nuova sede della società e magazzino sociale. Nella riunione si votò inoltre all’unanimità l’adesione alla Federazione delle casse rurali e dei sodalizi cooperativi “molto più che il proprio Presidente, è anche il presidente di quella”. Don Guetti dava conto anche dell’aumento di generi restanti in magazzino che “oltre dipendere dall’attività maggiore che prese la nostra società, è cagionato dal deposito salami che sono in stagionatura; dall’acquisto di tutto il formaggio delle malghe nostre, Misone e Cogorna, e di una buona partita di grano turco del Regno acquistato in ottobre, epoca del minor prezzo”.
Nella sessione del 2 marzo 1897 si adottò unanimemente uno statuto modello redatto dalla Federazione che si sostituì a quello esistente. Ma ecco le parole che don Guetti spendeva in seguito all’acquisto della nuova sede precedentemente riportato:

I soci nostri dopo la casa paterna, dopo la Casa di Dio, devono considerare questo luogo come casa propria e casa di loro convegni, e di loro conversazioni e perfino di onesti ritrovi e divertimenti. Qui nei numerosi locali i soci troveranno di che occuparsi in qualunque ora essi vorranno dopo avere adempiti i loro doveri di famiglia e di cristiani. Libri di onesta lettura, giornali di retto sentire, compagni di comune pensare, impediranno di passare il tempo in ozio od in discorsi inutili, peggio dannosi alla carità od all’onestà. Qui i soci troveranno l’unico rifugio per salvare borsa e moralità evitando l’andata solita alla bettola od al ridotto”.

L’ultima sessione della Famiglia cooperativa a cui don Lorenzo partecipò risale al 22 febbraio 1898 quando fu approvata all’unanimità l’adesione al Banco di San Vigilio e fu confermata la direzione della Cooperativa. Tuttavia l’impegno del curato di Fiavé nella Cooperativa perdurò, fino a poco prima della morte. Sul registro “copia-lettere” della Cooperativa di Fiavé in data 5 aprile 1898 è riportata una risposta alla Cassa distrettuale per ammalati di Tione in cui don Lorenzo pretendeva che prima che la Cooperativa si iscrivesse a tale ente fosse necessario visionare unacopia dello statuto di questa società “non volendo subire un decreto qualunque senza un legale contratto”. È possibile ipotizzare che lo stesso Stefano Zambotti, il direttore che in quel periodo gestiva le ordinazioni della Cooperativa via lettera, chiese a don Lorenzo di rispondere a tale ente vista la sua maggiore competenza e il fatto che tale risposta esulasse dalle consuete missive relative alle ordinazioni.
Nella seduta del 9 ottobre 1898, dopo la morte di don Lorenzo, si passò alla nomina del nuovo presidente e vicepresidente e a quella dei membri di direzione e sorveglianza. Il vicepresidente ricordò in questo modo il compianto presidente: “con poche e sentite parole ricorda agli altri soci, la grave perdita che fece la Famiglia Cooperativa per la morte inaspettata del suo Presidente e Curato locale don Lorenzo Guetti, anima e vita del medesimo consorzio […] e quindi in segno di affetto e di compianto invita i soci presenti ad alzarsi”. (Bibliografia)


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