Negli studi esposti fino ai nostri giorni è stato analizzato il
ruolo del curato di Quadra e Fiavé come promotore iniziatore e
fondatore di molte cooperative e Casse rurali. Sono rimaste invece poche testimonianze riguardo ai
compiti di don Lorenzo all’interno di tali enti in qualità di
presidente, direttore o socio.
Alla luce di alcune testimonianze possiamo far luce sul ruolo
che don Lorenzo rivestì quale presidente della cooperativa di Fiavé.
Un ruolo illuminante che si pone nel punto di arrivo del cammino di
formazione e realizzazione del curato.
Le cooperative si rifornivano di generi tramite dei “carrettieri” (Vedi fotografie) di fiducia a cui spettava il compito di trasportare le merci
acquistate dalla cooperativa principalmente presso i grossisti di
Trento, Riva ma anche, nel caso della Cooperativa di Fiavé, di
Desenzano, Brescia, Bregenz e Trieste. In questo secondo caso le
merci venivano trasportate a Trento, Riva o a Ponte Arche presso
negozianti o depositi di fiducia dove i carrettieri passavano a
ritirarle.
Da
questi scritti emerge un don Guetti inedito, uomo capace di trattare
con i commercianti che rifornivano la cooperativa e che non aveva
paura di esporre il suo dissenso quando il prezzo era troppo alto o
la merce fornita non era della qualità desiderata.
Rivestendo
la carica di presidente, inizialmente il curato di Fiavé gestiva le
varie ordinazioni presso i commercianti principalmente via lettera.
Tali lettere si sono conservate su un “registro di veline” che il
presidente era tenuto ad usare per avere copia delle lettere spedite.
Ogni singola carta velina del registro veniva posta al di sotto della
lettera mentre la si stava scrivendo. Si otteneva così una copia
identica della lettera spedita.
Tali lettere, inviate principalmente a commercianti, sono scritte
continuativamente da don Lorenzo a partire dal 12 maggio 1895 fino al
29 giugno 1896 in qualità di presidente; successivamente don Lorenzo
continuerà a rivestire la carica di presidente ma tale attività
riguardante le ordinazioni verrà svolta via lettera dal direttore
Stefano Zambotti. (Cerca nel'indice dei nati in Trentino 1815-1923)
Di seguito si analizzano singolarmente alcuni documenti che
esplicitano il ruolo e le capacità imprenditoriali sviluppate da don
Lorenzo nel campo della cooperazione durante il periodo di presidenza
nella cooperativa di Fiavé.
Alcune “veline” scritte da don Guetti lamentavano in particolare
il prezzo troppo alto e la scarsa qualità del prodotto. A causa
della lontananza tra cliente e venditore risultava difficile la
contrattazione del prezzo. Per questo motivo il curato di Fiavé non
esitava via lettera a chiedere sconti, assicurarsi di essere ben
servito, lamentarsi della scarsa qualità del prodotto ricevuto e,
nei casi estremi, minacciare la fine del rapporto commerciale tra la
cooperativa e il grossista.
È il caso di una lettera datata 10 giugno 1895 inviata al signor Roberti di Trento dando
notizia che il carrettiere sarebbe passato a ritirare la merce e
avrebbe pagato la fattura applicandovi lo sconto del 2 %. Tuttavia
tale sconto “questa volta ci sembra meschino” e,
nonostante la buona qualità del prodotto, minacciava la fine del
rapporto commerciale se non si fosse praticato “un forte ribasso
almeno del 15%”. Se tale sconto non si verificava, concludeva
don Lorenzo, non potremo neppure raccomandare la vostra ditta “alle
nostre numerose consorelle”.
Altro documento testimonia un simile atteggiamento, ma questa volta il presidente
della cooperativa di Fiavé dalle minacce passava ai fatti:
“Sig.
Mario Ferrari
1 dicembre 1895
Trento
Vi
acchiudiamo lettera di ferrovia perché ci sistemiate a vostro
domicilio la cassa fiammiferi, che come da intelligenza doveva venire
a Riva; manderemo nostro carradore a levarla.
Vi
osserviamo che non fummo contenti della comissione fatta a ½ Sig.
Vielmetti giacché invece di un barile di aringhe ci mandò un barile
di sardelle; 100 pacchi fiammiferi ce ne spedisce 500! Non è il modo
di soddisfare gli avventori, ciò ci servirà per altra volta di
regola.
Distintamente
pGuetti”
La questione riguardante gli sconti sembra prioritaria in tali
scritti. Più volte don Guetti nella lettera di saldo fattura
autoapplicava alla merce comperata uno sconto del 2% senza
apparentemente chiedere consenso al commerciante. E sulla lettera si
giustificava scrivendo: “Il piccolo sconto del 2%, meno il sale,
crediamo poterlo pretendere visto il pagamento previsto” oppure adducendo “per noi sicuri che vi chiamerete pur voi
contenti” e garantendo la prosecuzione del rapporto commerciale.
Altre volte don Lorenzo si lamentava riguardo ad errori di spedizione
o alla scarsa qualità del prodotto mandato: “Anche nella
qualità non fummo troppo contenti ché il Vezzena non era vero
vezzena, ma uso Vezzena”.(Tipo di formaggio)) Molto spesso in tali casi il curato di Fiavé rispediva il prodotto
al mittente chiedendo anche il risarcimento delle spese di
spedizione. È il caso di un’ordinazione di un ettolitro di acquavite (Distillato) ricevuta della qualità non desiderata
poiché non era “garantita pura graspa”. Il curato di
Fiavé non esitava, come testimonia il documento, a rispedire la
botte al commerciante chiedendone una della qualità desiderata e
“col diritto di rifarci della sudetta inutile di andata e
ritorno del recipiente non conforme all’ordinazione”.
Tali testimonianze ci confermano ancora una volta il ruolo
preponderante dei sacerdoti all’interno delle istituzioni
cooperative, che erano concepite tuttavia non come enti caritatevoli
ma come vere e proprie aziende al cui vertice vi era appunto il
prete-manager. Lo scopo di queste istituzioni era quello di
“provvedere ai propri soci il necessario alla vita con minor
spesa possibile, ed in secondo luogo, smerciare cumulativamente que’
prodotti che non fanno pei soci al prezzo maggiore si possa. Dunque:
avere con poco e dare con molto”. La cooperazione non era “il
risultato della scienza moderna, o della moderna filantropia”
ma “nientemeno che il Vangelo di Cristo messo alla pratica nel
punto più pratico della vita materiale, qual è il vitto ed il
vestito”.
Da tali testimonianze emerge in don Guetti una personalità molto
forte e determinata. Dalle stesse lettere traspare il carisma di una
persona che non esitava a protestare e minacciare quando ad andarci
di mezzo era la cooperativa con i suoi soci. È doveroso rimarcare
anche il ruolo di don Guetti quale “insegnante” nella gestione
del magazzino cooperativo. A partire dal settembre 1896 la stesura
delle lettere nel registro viene infatti quasi interamente demandata
al direttore Stefano Zambotti che adotta lo stesso stile e
addirittura le stesse parole di don Lorenzo nel rapportarsi con i
commercianti e nel concordare un prezzo vantaggioso.
Il curato di Fiavé sapeva quindi farsi amare dai poveri ergendosi a
paladino dei loro diritti, ma sapeva anche farsi rispettare dai più
ricchi commercianti.
Possiamo trovare dimostrazione di questo in occasione della sua morte
quando da tutto il Trentino e oltre giunsero lettere e telegrammi
indirizzati alla cooperativa di Fiavé; anche da parte dei
commercianti con cui don Lorenzo aveva intrattenuto questi rapporti
commerciali.
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