sabato 24 dicembre 2011

Un' autonomia per il Trentino


Don Lorenzo fu uno dei precursori dell'autonomia trentina. (Storia dell'autonomia trentina) Anche in questo campo solo il futuro avrebbe visto la realizzazione di quelle idee che don Lorenzo propugnava già sul finire dell'ottocento: la lettera riportata qui sotto sembra testimoniarlo pienamente:

Inclita Presidenza del Consilio provinciale
d’Agricoltura Sezione
Trento
Essendomi affatto impossibile presenziare oggidì l’unione di codesta Giunta permanente ad onta del telegramma ricevuto jer sera a notte, spedisco le mie idee quantunque sia la proposta Spiegelfeld qui arrivata jer l’altro.
Detta proposta anzitutto mi si presenta inutile perché naque, visse nella parte italiana della provincia. La nostra agricoltura è gran parte di certo di quel tutto che dicesi Trentino, ma non forma l’essenziale, né il tutto. Le condizioni materiali e morali del ceto agricolo, come di altri ceti, furono studiate ripetutamente dagli intelligenti del paese, ed ancora dal Consiglio Provinciale d’Agricoltura, ma questo studio si dovette arrestare di fronte all’impossibilità di venire ad efficaci rimedi a dei mali che si mostrano quà e là se anzitutto non si venisse alla riforma dell’amministrazione provinciale, la quale come si trova presentemente è quella che impedisce ogni serio provvedimento in tutti i rami ed in tutti i ceti di questa parte della provincia. Se non si pensa anzitutto a portare una riforma provinciale nel senso che dia al paese il modo di farsi delle leggi che valgono ad amministrare da sé le proprie imposte, e restare in giusto assetto d’aziende comunali e le altre relative, in una parola se non si concede al Trentino un poter proprio che valga ad esercitare in paese le ordinarie aziende delle pubbliche amministrazioni, è affatto inutile che noi nominiamo Comitati che studino le condizioni del ceto agricolo, perché quando abbiamo fatto questi studi ci troveremo sempre innanzi quella muraglia che ci chiude la via a rimedi, qual è il presente amalgama provinciale.
Vuolsi sapere chi è il mite popolo agricolo? Un popolo sano, laborioso, morigerato, intelligente, un suddito fedelissimo, economo, paziente; che s’affatica a cogliere dal suolo, anche il più refrattario, il possibile dei prodotti, ma che il frutto delle sue fatiche va ad annegarsi in un pozzo senza fine che sono le amministrazioni comunali, lasciate in balia di pochi mestatori, senza che il lontano potere provinciale valga a porvi rimedio non solo, ma che tante volte ricolma di onori gli stessi scialacquatori della pubblica cosa.
Ci si dia il modo di salvare il frutto dei nostri lavori, ed allora solo troveremo tosto il modo di avvantaggiare le condizioni morali e materiali anche del ceto agricolo, ed allora solo sarà benvenuto un comitato non di 3 ma magari di 9 membri, che si mettano a studiare la questione agraria nostra; che saremo sicuri che i loro studi saranno efficaci perché avremo in mano nostra i modi di realizzarci, senza ciò, ripeto è tempo perduto. E questo modo unico e solo, volere o non volere, è l’autonomia amministrativa del Trentino
Fiavé 28 Maggio 1896 pLGuetti
Membro della Giunta”

Ponte Arche e il Bleggio 1910-1920


 Tale testimonianza inedita risulta emblematica del pensiero di don Lorenzo: egli infatti concepiva e promuoveva due vie per risollevare l’economia trentina con lo scopo di migliorare le condizioni di vita del ceto contadino. In primo luogo la cooperazione che risultò il percorso di maggior successo; in secondo luogo la richiesta di un’autonomia amministrativa per il Trentino perché così facendo “avremo in mano nostra i modi di realizzarci”. Per Guetti gli interessi delle due parti del Tirolo erano diversi ed un’amministrazione unica con l’elemento tedesco preponderante non poteva che peggiorare la situazione economica del Trentino. Don Guetti ripropose queste idee anche dalle colonne dei giornali. Probabilmente tale interesse era nutrito anche dal fatto che nel febbraio 1895 i liberali e i clericali tedeschi si dichiararono favorevoli ad un’autonomia amministrativa per il Trentino ma il Luogotenente Merveldt li dissuase dal presentare una proposta.
Nonostante il successo della prima via riguardante la cooperazione don Lorenzo non abbandonò mai, forse anche a causa di questi stimoli provenienti dal mondo tedesco, anche la via politica riguardante l’autonomia. Ne è dimostrazione infatti la sua elezione al Consiglio dell’Impero nel 1897 e anche il fatto che poco prima della morte si recò a Vienna probabilmente già conoscendo lo stato della sua malattia. (Vedi la pagina sulla morte di don lorenzo)

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