Don Lorenzo fu uno dei precursori dell'autonomia trentina. (Storia dell'autonomia trentina) Anche in questo campo solo il futuro avrebbe visto la realizzazione di quelle idee che don Lorenzo propugnava già sul finire dell'ottocento: la lettera riportata qui sotto sembra testimoniarlo pienamente:
“Inclita
Presidenza del Consilio provinciale
d’Agricoltura Sezione
Trento
Essendomi
affatto impossibile presenziare oggidì l’unione di codesta Giunta
permanente ad onta del telegramma ricevuto jer sera a notte, spedisco
le mie idee quantunque sia la proposta Spiegelfeld qui arrivata
jer l’altro.
Detta
proposta anzitutto mi si presenta inutile perché naque, visse nella
parte italiana della provincia. La nostra agricoltura è gran parte
di certo di quel tutto che dicesi Trentino, ma non forma
l’essenziale, né il tutto. Le condizioni materiali e morali del
ceto agricolo, come di altri ceti, furono studiate ripetutamente
dagli intelligenti del paese, ed ancora dal Consiglio Provinciale
d’Agricoltura, ma questo studio si dovette arrestare di fronte
all’impossibilità di venire ad efficaci rimedi a dei mali che si
mostrano quà e là se anzitutto non si venisse alla riforma
dell’amministrazione provinciale, la quale come si trova
presentemente è quella che impedisce ogni serio provvedimento in
tutti i rami ed in tutti i ceti di questa parte della provincia. Se
non si pensa anzitutto a portare una riforma provinciale nel senso
che dia al paese il modo di farsi delle leggi che valgono ad
amministrare da sé le proprie imposte, e restare in giusto assetto
d’aziende comunali e le altre relative, in una parola se non si
concede al Trentino un poter proprio che valga ad esercitare in paese
le ordinarie aziende delle pubbliche amministrazioni, è affatto
inutile che noi nominiamo Comitati che studino le condizioni del ceto
agricolo, perché quando abbiamo fatto questi studi ci troveremo
sempre innanzi quella muraglia che ci chiude la via a rimedi, qual è
il presente amalgama provinciale.
Vuolsi
sapere chi è il mite popolo agricolo? Un popolo sano, laborioso,
morigerato, intelligente, un suddito fedelissimo, economo, paziente;
che s’affatica a cogliere dal suolo, anche il più refrattario, il
possibile dei prodotti, ma che il frutto delle sue fatiche va ad
annegarsi in un pozzo senza fine che sono le amministrazioni
comunali, lasciate in balia di pochi mestatori, senza che il lontano
potere provinciale valga a porvi rimedio non solo, ma che tante volte
ricolma di onori gli stessi scialacquatori della pubblica cosa.
Ci
si dia il modo di salvare il frutto dei nostri lavori, ed allora solo
troveremo tosto il modo di avvantaggiare le condizioni morali e
materiali anche del ceto agricolo, ed allora solo sarà benvenuto un
comitato non di 3 ma magari di 9 membri, che si mettano a studiare la
questione agraria nostra; che saremo sicuri che i loro studi saranno
efficaci perché avremo in mano nostra i modi di realizzarci, senza
ciò, ripeto è tempo perduto. E questo modo unico e solo, volere o
non volere, è l’autonomia amministrativa del Trentino
Fiavé
28 Maggio 1896
pLGuetti
Membro della Giunta”
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Ponte Arche e il Bleggio 1910-1920 |
Tale testimonianza inedita risulta emblematica del pensiero di don Lorenzo:
egli infatti concepiva e promuoveva due vie per risollevare
l’economia trentina con lo scopo di migliorare le condizioni di
vita del ceto contadino. In primo luogo la cooperazione che risultò
il percorso di maggior successo; in secondo luogo la richiesta di
un’autonomia amministrativa per il Trentino perché così facendo
“avremo in mano nostra i modi di realizzarci”. Per Guetti
gli interessi delle due parti del Tirolo erano diversi ed
un’amministrazione unica con l’elemento tedesco preponderante non
poteva che peggiorare la situazione economica del Trentino. Don Guetti ripropose queste idee anche dalle colonne dei giornali. Probabilmente tale interesse era nutrito anche dal fatto che nel
febbraio 1895 i liberali e i clericali tedeschi si dichiararono
favorevoli ad un’autonomia amministrativa per il Trentino ma il
Luogotenente Merveldt li dissuase dal presentare una proposta.
Nonostante il successo della prima via riguardante la cooperazione
don Lorenzo non abbandonò mai, forse anche a causa di questi stimoli
provenienti dal mondo tedesco, anche la via politica riguardante
l’autonomia. Ne è dimostrazione infatti la sua elezione al
Consiglio dell’Impero nel 1897 e anche il fatto che poco prima
della morte si recò a Vienna probabilmente già conoscendo lo stato
della sua malattia. (Vedi la pagina sulla morte di don lorenzo)
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