venerdì 27 gennaio 2012

1889 marzo 14: Lettera di don Guetti al parroco di Santa Croce Lenzi riferendo sulla visita alla ragazza Veronica Reversi di Rango in compagnia del medico distrettuale Antonio Tschurschenthaler



Molto Reverendo Sig. paroco,

Oggidì 14 Marzo ad ore 1 ½ fui chiamato a Cavrasto dall’I.R Capitanato distrettuale il quale assieme al medico distrettuale, al Comissario, ed I.R Aggiunto forestale erano preparati per andare a Rango in Casa Reversi in commissione regolare alfine di verificare i fatti straordinari che da tempo ivi succedono e darne il proprio giudizio. Pregato dagli stessi di farne parte e sentito da Lei M R, Sig. Paroco, il tenore dell’ultima lettera di S.A. il Principe Vescovo, che lasciava in ciò libero alla nostra prudenza, cioè di intervenire o meno, credei non solo utile il farlo, ma anzi necessario sotto tanti aspetti che ora sarebbe troppo lungo accennarli, ma che si vedranno dalle cose che sono per dire. Partiti da Cavrasto circa le 2 ½ pom. ad ore tre eravamo in casa di Pietro Reversi. Quantunque la famiglia sapesse in antecedenza l’arrivo della Commissione, perché il padre della ragazza la mattina era stato a Tione a sollecitarla e la ragazza stessa fosse [asseniata] dal padre a star tranquilla perché facesse sentir bene, pure la ragazza da principio era timida assai e quelle faccie nuove sembravano imporle molto. Pria di mettersi a letto, il medico distrettuale alla mia continua presenza prese ad esaminare il letto, sotto e dalle parti, levò la lettiera in testa mobile, esaminò minutamente la panca prediletta pei sussurri. Andò dentro nelle altre stanze a percuotere per farmi sentire, se i battiti fossero simili a quelli ch’io sentii altre volte. Così fece discendendo nell’avvolto sotto la camera. Ciò fatto, si fece andare la ragazza a letto vestita, il che lo fece ella sola e perché non avesse paura dalla presenza di tante persone restò solo il medico distrettuale ed io. Poco tempo dopo si sentirono due o tre piccole graffiature; allora entrarono il Sig. Capitano e gli altri, e pure alla loro presenza si udirono ripetere leggermente alcune graffiature. Allora il Dottore si portò vicino alla ragazza per vedere se i movimenti fossero fatti dalle mani sue o meno, ed al momento di ripetersi le graffiature, alzò le coperte in fretta e sebbene avesse veduto un po’ di movimento nelle mani della ragazza, asseriva che non potea in quel momento aver ritirate le mani dal luogo, dove si udiva il graffiare e con ciò il medico trovava un principio di straordinario. Ma dopo questo non si udì altro alla presenza rigorosa del medico. Uscendo dalla camera tutti si udì ancora qualche graffiatura e qualche punteggio. Allora il Medico li presentò un paio di guanti onde assicurarsi che la ragazza non facesse la graffatrice, ma ella non volea metterli addirittura e quando si comandò dal padre, che li mettesse, si mise a piangere e pianse per ben mezzora. Allora non sentendo nessun movimento, si fece uscire la ragazza dal letto e sedere sulla panca ma quella non si mosse menomamente. Si fece alzare la ragazza e stare in piedi vicino a quella per vedere se la panca si movesse verso la ragazza come successe altre tante volte, ma mentre il medico accovacciato in terra stava spiando ogni movimento della ragazza, la panca mai si mosse. Allontanato il medico e gli altri dalla camera, e stando io in mezzo alla stessa e sull’uscio il commissario, al tocco della ragazza la panca si mosse due volte con piccolo movimento innanzi, ma la cosa non avveniva più alla presenza del dottore e del Capitano, allora fu cessato per intanto ogni tentativo vedendo essere inutile l’attendere. La commissione si portò in cucina ed il medico prese notizia di tutti gli individui di casa ed esaminò a tutti lo stato esterno fisico e misurò le dimensioni del cranio, ed assunse dati sulla parentela, prosopia, etc. di questi individui e trovò il padre idrocefalo, ed il figlio di circa 15 anni, quasi cretino e balbuziente, in modo che fato di recitare il Pater noster sembrava un ragazzo di quattro anni o meno perché parlava proprio nel gergo bambinesco. Poscia entrò in camera e fece visita minuta alla ragazza sempre esternamente e senza spogliarla e con bella maniera ed affabilità cosicché la ragazza non sembrava avere più paura alla presenza del solo medico e del commissario capitanale. Esaminò l’occhio della ragazza, e vi trovò un po’ di pupilla dilatata e dello strabismo, ma perfetta la vista ad ambi gli occhi. Il tatto fu trovato perfetto ad anche il senso in ogni parte del volto e del collo che andava punzecchiando con un ago. Le fece odorare dell’ammoniaca ad ambo i fori del naso e non trovò nulla di irregolare, le fece assaggiare anche una polvere amara e ne sentì tosto il cattivo gusto. In una parola trovò la ragazza nel complesso sana senza segnale di isterismo, anche puerile. Visto che la ragazza sembrava un po’ più pacifica di prima, fu fatta andare ancora a letto, ma non si udì più alcun segno né ordinario né straordinario sulle graffiature al letto. Solo in piedi vicino alla scranna si ebbe un piccolo movimento della stessa, ma non avvertito dal medico perché era assente dalla camera, e non si potea dedurre con certezza se fosse spontaneo o fatto col piede dalla ragazza. In conclusione la commissione capitanale ufficiosa venuta mezzo incredula e scettica su questi fatti divulgati ai quattro venti, né restò ancor più incredula dopo i fatti esperimenti essendo stati frustrati dei solo effetti. Anche quelle poche graffiature sentite dalla commissione, non furono neppur l’uno per cento né per fortezza né per ripetizione delle volte udite dagli altri innumerevoli e da me stesso. Cosicché la commissione venne nella conseguenza non essere la cosa come si descrive e tutt’al più effetto d’ipnotismo imperato, cioè voluto dalla volontà del padre e che so io. Quindi l’I. R. Capitano vivamente raccomandò al Padre di non ammettere più nissuno per sentire simili esperimenti se non volla andare incontro a tristi conseguenze, alla ragazza raccomandava poi che frequentasse la scuola che fosse buona e che giammai si lasciasse indurre a tentare di far battere perché non cadesse ammalata. Abbiamo ora due proibizioni: quella Vescovile sotto l’aspetto di vero spiritismo, e quella capitanale sotto l’aspetto di cosa da nulla e quasi ridicola, o tutt’al più di ipnotismo innoquo! Ad ogni modo si è concordi di non far più esperimenti volontarj e se succedessero ancora sussurri involontarii ed indipendenti da ogni volontà degli individui della famiglia, il medico distrettuale si riservò di venire solo all’insaputa della stessa famiglia onde meglio esaminare la cosa per vedere se si debba conchiudere atto straordinario, mentre ora non può fare detta conclusione. Essendo il medico distrettuale francamente cattolico di principii e di pratica, mi raccomandò stessi attento ad ogni cosa e riferirgli, onde ritornare per dettare una eventuale sentenza con maggior fondamento di oggidì. Egli non vorrebbe negare i fatti veduti ed uditi da tanti, anche da persone degne degnissime di fede, ma nella posizione ufficiale che si trova presentemente non può dire di aver trovato nulla che meriti serio riflesso per la scienzia.
Ritornato colla commissione capitanale a Cavrasto, si trovarono ivi alcuni Signori ed una Signora provenienti da Riva, che erano vogliosi di andare a Rango per assicurarsi de’ vider delle cose sentite. L’I.R. Capitano disse loro che resta proibito per tutti e quindi non vorrebbe si presto fare un’eccezione. Quando il Sig. Capitano udì, che nella comitiva rivana trovavasi un Cavaliere Viennese con una Signorina pure da Vienna portatisi qui appositamente per vedere le cose di Rango, egli ascese alla loro stanza e non potrei dire che cosa ebbero a conchiudere. Vedremo domani se que’ Signori si siano portati a Rango o meno. Gli altri signori di Riva non erano del parere che le autorità sia Ecclesiastica che civile siano vedute nella determinazione di proibire l’intervento dei curiosi e specialmente delle persone dotte, a sentire i sussurri di Rango perché, diceano loro, se son veri, sarà una prova lampante all’esistenza dello spiritismo, se invece fosser falsi o maliziosamente combinati, si verrebbe più presto a scoprire il vero e così disingannare il publico. Il Capitano però stette nella sentenza di proibire da qui innanzi l’accorso de’ curiosi, ordinò vocalmente che il comune facesse aprovare i suoi comandi, promettendo di spedire analogo decreto proibitorio. Stando le cose in questo modo, mi sembra chiaro che anche il clero di qui stia in somma circospezione per l’avvenire onde, in ogni modo vada a finire la cosa, sia messo al sicuro tanto dalla troppa credulità del volgo, come dalla spinta incredulità dei presunti dotti, e quindi onde ciò avvenga fui contento d’essere statto presente ai fatti ed ai detti dell’odierna commissione capitanale, perché anche S.A. il Vescovo sia reso ad atto di tutto ciò, se crede, M.R. Signor Paroco, faccia di questa mia quell’uso che desidera. Scusi la fretta e la lunghezza della scrittura e m’abbia

Quadra 14 Marzo 1889 ore 9 pm. Devot.s.
              pte Lorenzo Guetti
                       Curato

P.S. Il medico tentò alla mia assenza d’ipnotizzare la ragazza; ma mi disse che gli riuscì impossibile perché la ragazza rifuggiva da tale operazione. Avea con sé anche la macchina elettrica ma non ne fece alcun uso.

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