"Bollettino C.P.A.", 20 maggio 1893 (Stato delle coltivazioni di gelso e granoturco dopo la gelata)
S. Croce, 20 maggio. - E' ben triste questa volta il mettere mano alla penna per scrivere due righe di cronaca pel Bollettino. Se non fosse bastata la siccità eternamente lunga e tutt'ora perseverante, dobbiamo registrare una gelata delle più desolanti che mai sieno capitate a ricordo d'uomo. La sera del 6 maggio uno spirare d'aria gelida di nord, faceva dubitare di qualche malanno, ma non si credeva sarebbe così calamitoso. L'alba del giorno 7 era limpida come nelle serenate di gennaio; nelle posizioni migliori il termometro Reamur segnava + 3, ma sui filoni del vento si nascondeva sotto zero. Non fu una brinata, che l'erba già rara pella siccità, poco sofferse, ma fu il gelo che cosse addirittura i teneri germogli delle piante più preziose al momento, tanto in basso che in alto degli alberi. Sono passati 13 giorni dal disastro, e mentre in collina i gelsi hanno spiegato il loro verde-chiaro, giù al piano di Lomaso e attorno a Bono e Cares siamo ancora in inverno. Ma non si rimetteranno presto que' gelsi disgraziati? Ecco, la risposta. I getti o polloni di un anno sopra 20 gemme ne hanno 15 di gelate intieramente e queste non vegeteranno mai; le altre parti daranno un triste rimetticcio e solo vedremo svegliarsi qualche occhio dormiente alla base; ma aspettar foglia per rimettere ancora almeno una quarta parte dei bachi, è follia sperar. Dunque? Neppur pensare al raccolto bozzoli in quelle plaghe; bisogna contentarsi di tenere vivi gli alberi con una razionale potatura, quando si vedranno i nuovi getti e rimettere il tutto alla Provvidenza e dire: ad un altro anno; oggi siamo fritti.
S. Croce, 20 maggio. - E' ben triste questa volta il mettere mano alla penna per scrivere due righe di cronaca pel Bollettino. Se non fosse bastata la siccità eternamente lunga e tutt'ora perseverante, dobbiamo registrare una gelata delle più desolanti che mai sieno capitate a ricordo d'uomo. La sera del 6 maggio uno spirare d'aria gelida di nord, faceva dubitare di qualche malanno, ma non si credeva sarebbe così calamitoso. L'alba del giorno 7 era limpida come nelle serenate di gennaio; nelle posizioni migliori il termometro Reamur segnava + 3, ma sui filoni del vento si nascondeva sotto zero. Non fu una brinata, che l'erba già rara pella siccità, poco sofferse, ma fu il gelo che cosse addirittura i teneri germogli delle piante più preziose al momento, tanto in basso che in alto degli alberi. Sono passati 13 giorni dal disastro, e mentre in collina i gelsi hanno spiegato il loro verde-chiaro, giù al piano di Lomaso e attorno a Bono e Cares siamo ancora in inverno. Ma non si rimetteranno presto que' gelsi disgraziati? Ecco, la risposta. I getti o polloni di un anno sopra 20 gemme ne hanno 15 di gelate intieramente e queste non vegeteranno mai; le altre parti daranno un triste rimetticcio e solo vedremo svegliarsi qualche occhio dormiente alla base; ma aspettar foglia per rimettere ancora almeno una quarta parte dei bachi, è follia sperar. Dunque? Neppur pensare al raccolto bozzoli in quelle plaghe; bisogna contentarsi di tenere vivi gli alberi con una razionale potatura, quando si vedranno i nuovi getti e rimettere il tutto alla Provvidenza e dire: ad un altro anno; oggi siamo fritti.
Fiavé e la piana del Lomaso (fine '800) |
Nelle plaghe più fortunate i bachi hanno superata la seconda muta senza lagni; la foglia è sviluppata d'avvantaggio sull'età de bachi e quindi non se ne avrà deficienza, avendo gettati via quelli al basso della valle.
La siccità ci ha già tolto per tre quarti il primo raccolto del fieno; solo il frumento si mantiene in gamba di un verde cupo, che incanta in tanta arsura; già getta fuori la spica abbastanza turgida e chi sa? Non dice il proverbio inverno asciutto grano per tutto? Il granoturco è già spuntato da terra, e poverino è li che pare tema alzare il capo per non vedersi abbrustolire dal solione; qualcuno ha già cominciato a fare la prima zappatura sperando nella Provvidenza. Ma sì, Iddio è provvido, già qualche indizio di mutamento c'è per aria, il tuono oggi si fece udire ripetutamente; anche un po' d'acqua per bagnarci le labbra aride si fece vedere, e speriamo. Altra volta la penna scorrerà meglio e dirà i beneficii del cielo. Amen.
R.
Ps. 21 maggio. - Prima di gettare in bussola questa mia, godo aggiungervi che un buon acquazzone è caduto nella notte passata. Sursum corda! Le speranze cominciano ad avverarsi. Grazie dunque al Dator d'ogni bene, da cui attendiamo più fiduciosi il resto. Addio.
R.
Nessun commento:
Posta un commento