martedì 10 aprile 2012

Chi non s'ingegna si nega

"Bollettino C.P.A.", 20 novembre 1893 (carenza di mangimi per bovini ed utilizzo dei sussidi provinciali e statali)

S. Croce, 20 novembre 1893. - E' un fatto innegabile ed altrettanto doloroso che la siccità di quest'anno ci portò un danno indecifrabile pella deficienza dei mangimi.
Pure, si dirà, come va poi che in tanta deficienza non si pensa a provvedersene coi sussidii stanziati dalla Provincia e con quelli sperabili dello Stato?
La cosa è semplicissima a spiegarsi. Il nostro contadino è tutto empirismo e lui misura gl'individui della sua stalla conforme alla cubatura del fieno che accumula sull'aia. Visto che quest'anno il cumolo è meschinissimo, ridusse pure ai minimi termini i suoi bovini. Invece di sostenerne qualche capo coll'esborso di pochi fiorini nella compra di paglia o di paboli concentrati, si privò di quelli vendendoli a qualunque prezzo nelle fiere autunnali, confidando nella Provvidenza per l'avvenire. Quindi il danno c'è vistosissimo, e se non si fa palese ora nelle borse del contadino, se lo vedrà nell'estate ventura. E poi? si poteva indurre il nostro contadino ad agire altrimenti? I suoi impegni erano urgenti; il ricevitore comunale battea alla porta minacciando l'esecuzioni; il fare debiti per sostenere i suoi bovini sull'incertezza del futuro, parve cosa non previdente; sicché quasi tutti, si tennero fermi a privarsi del capitale, per non morire per gli interessi. Ma dunque, si dirà, saranno ora inutili i sussidii provinciali e quei governiali, chè non si occuperanno più nella provvista de' mangimi. Tutt'altro. Per fare le provviste di paglia certamente per noi non fanno al caso, chè di questa n'abbiamo in paese a sufficienza; invece ci saranno utili per l'acquisto di altri mangimi concentrati ed in specie de' semolini per tener meglio nutriti i pochi animali che restarono e per preparare numerosi e buoni allievi per l'anno venturo. E' da aspettarsi che in quest'inverno saranno numerosissimi i vitelli che invece di passare al macello resteranno in stalla, ed ora se si facilitasse il loro nutrimento con latte allungato ma bene infarinato, non si farebbe opera di sommo vantaggio?
Dunque vengano i sussidi e vengano vistosissimi; si passino ai rispettivi Consorzi agrari e questi al caso concreto cerchino di utilizzarli nel miglior modo ben parso, viste le singole e particolari circostanze delle vallate.
Tutto sommato però, se devo dirvelo chiara e tonda, si è che questi cosidetti sussidii mi fanno la figura di chi chiude la porta dopo che sono scappati i buoi; cioè sono sempre in ritardo e al povero contadino tocca provare quel duro proverbio che dice: chi non s'ingegna si nega. Vostro
R.

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