"Bollettino C.P.A.", 22 ottobre 1889 (Inondazione e conseguenti problemi per l'agricoltura)
S. Croce, (C.A.D) 22 ott. - Se rosee furono le notizie partecipatevi dall'ultima mia, ben tristi sono quelle che ora son costretto a riferirvi. Sono 15 giorni e più che il tempo diluvia e mentre scrivo ci minaccia una seconda innondazione peggiore di quella di 10 giorni fa. Ogni rigagnolo diventa un torrente; da mezzo ai più ridenti prati voi vedete spesseggiare sorgenti insolite e mai vedute; i campi recentemente arati e seminati sono allagati se in pianura, sono tagliati da spessi solchi d'acqua se in declivio e tutto cammina al basso, ove i torrenti ingrossano fangosi e furiosi, i quali concorrono a far terribile il Sarca, i cui reboati assordano il vostro povero corrispondente si che non si raccapezza più. Ove andremo a finire con quest'acqua sciroccale? Iddio ci usi misericordia, ecco l'unica speranza, giacché i mezzi umani che ci vennero incontro nelle passate innondazioni si mostrano impotenti fino al ridicolo. Fino a qui questo distretto pella sua fortunata conformazione, e pel grano di sale che aveano i nostri buoni nonni nel fondare i loro villaggi, non ebbe dalle innondazioni quelle catastrofi che si ebbero altrove nel nostro disgraziato trentino, ma pur gravi sono le conseguenze anche per noi. Intanto tutti i lavori autunnali sono sospesi da 15 giorni e più, e se ci capita la neve, che è quasi desiderabile per fermare la innondazione, ci troveremo senza legna per l'inverno e con poco far letto pel bestiame e quindi con scarso stallatico in primavera. Peggio poi a vista d'occhio deperiscono i seminati, perché la bontà dei concimi avuti, se ne va a nutrire i pesci del Garda. Le fiere importantissime di questo mese furono deserte pel tempaccio, e tanti ancora si trovano disorganizzati nelle compre-vendite dei bovini. Ma non disperiamo; la Provvidenza c'è ancora, e quel Dio che ci percuote ora, ci consoli domani, e con questa speranza faccio punto.
S. Croce, (C.A.D) 22 ott. - Se rosee furono le notizie partecipatevi dall'ultima mia, ben tristi sono quelle che ora son costretto a riferirvi. Sono 15 giorni e più che il tempo diluvia e mentre scrivo ci minaccia una seconda innondazione peggiore di quella di 10 giorni fa. Ogni rigagnolo diventa un torrente; da mezzo ai più ridenti prati voi vedete spesseggiare sorgenti insolite e mai vedute; i campi recentemente arati e seminati sono allagati se in pianura, sono tagliati da spessi solchi d'acqua se in declivio e tutto cammina al basso, ove i torrenti ingrossano fangosi e furiosi, i quali concorrono a far terribile il Sarca, i cui reboati assordano il vostro povero corrispondente si che non si raccapezza più. Ove andremo a finire con quest'acqua sciroccale? Iddio ci usi misericordia, ecco l'unica speranza, giacché i mezzi umani che ci vennero incontro nelle passate innondazioni si mostrano impotenti fino al ridicolo. Fino a qui questo distretto pella sua fortunata conformazione, e pel grano di sale che aveano i nostri buoni nonni nel fondare i loro villaggi, non ebbe dalle innondazioni quelle catastrofi che si ebbero altrove nel nostro disgraziato trentino, ma pur gravi sono le conseguenze anche per noi. Intanto tutti i lavori autunnali sono sospesi da 15 giorni e più, e se ci capita la neve, che è quasi desiderabile per fermare la innondazione, ci troveremo senza legna per l'inverno e con poco far letto pel bestiame e quindi con scarso stallatico in primavera. Peggio poi a vista d'occhio deperiscono i seminati, perché la bontà dei concimi avuti, se ne va a nutrire i pesci del Garda. Le fiere importantissime di questo mese furono deserte pel tempaccio, e tanti ancora si trovano disorganizzati nelle compre-vendite dei bovini. Ma non disperiamo; la Provvidenza c'è ancora, e quel Dio che ci percuote ora, ci consoli domani, e con questa speranza faccio punto.
N.
Il fiume Sarca con le terme di Comano (1939) |
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