giovedì 24 gennaio 2013

IV. S. Croce - Bleggio

                   IV. S. Croce - Bleggio.      10 Luglio 87                                                   Torna all'indice

L’appetito vien mangiando, dice il proverbio; ed io direi che vien molto meglio digiunando. Così, soddisfatto per la bella gita di jeri, mi venne la voglia di continuare, e questa volta presi l’ascesa verso della bella plaga bleggina. Adopero questa parola, perché di origine romana, come sta scritto nel frammento di lapide trovato presso Bivedo ed ora al Museo di Rovereto, la quale porta scritte queste parole: 
EX BLEGINA – IUSSU CŒSARIS 
di enigmatica significazione. 
Bleggio ha una parrocchia con sede a S. Croce e due Comuni generali col nome storico di Bleggio Superiore e Inferiore. Tempo fa era un sol Comune e si divisero pro bono pacis secondo la intenzione, non credo però secondo l’effetto. Ad ogni modo fecero benissimo a ritenere il nome antico, mentre i Comuni di Lomaso dividendosi commisero un gravissimo errore, perché fecero scomparire per conto loro il nome classico di Lomaso col quale nessuno di que’ comuni ora più viene nominato. Fortuna che esiste la parocchia di Lomaso che continua e continuerà la gloriosa tradizione, la quale per conto dei padri della patria e di chi li dirigeva sarebbe ormai per sempre dimenticata. … Ma non facciamo deviazioni chè la via lunga ne sospinge. 
La strada per andarvi è tutta carrozzabile e in tre sole ore si può fare il ritorno dopo una visita alle cose degne di nota. Guadagnata l’altura di Cares (nome gallico?) nella visita alla piccola chiesetta puossi osservare qualche frammento di lapide delle prime epoche cristiane, murato innanzi alla facciata in basso, e raro nel suo genere. 
Proseguendo il viaggio dopo 10 minuti siamo a Comighello; qui è d’uopo deviare di pochi passi per visitare la chiesetta di S. Nicolò che ci offre una bella sorpresa pittorica. Sono quattro pitture antichissime, due delle quali portano l’effigie poetica delle Sibille, mentre al parapetto dell’altare ammirasi in miniatura uno stupendo dipinto rappresentante la carità cristiana in numerosissime figure. Brava questa gente che seppe conservare questo tesoro dell’arte, mentre a Lomaso si lasciarono malamente perire varii quadri delle Sibille ed il vessillo militare tolto ai Veneti dai nostri nella battaglia di Calliano dei 10 Agosto 1487, il quale per concessione Vescovile veniva portato nelle processioni. Attenzione dunque, che giammai si rinnovino simili vandalismi o sperperi!
Ancora 15 minuti di piccola ascesa ed eccoci a S. Croce. Chi v’arriva per la prima volta, si ferma estatico innanzi alla Croce colossale, di granito grigio, che gli si presenta innanzi con una maestà monumentale. Stando un po’ da lungi le giuste proporzioni ingannano l’occhio sulla sua altezza; ma arrivati al piede, si capisce subito quanto sia reale la sua imponente elevazione di 20 m. Basti solo il dire che la pietra ottagona, ove discende l’asta della Croce, porta 8 nicchie di 1,5 m di altezza. Al monumento mancano ancora gli accessorj, cioè statue da porsi in queste nicchie, in quelle dell’asta, e le quattro alla base, ove sono presentemente quattro sfere granitiche. Questo monumento, votato in tempi di calamità, venne solennemente eretto nel 1863 a spese di divoti offerenti; volesse il cielo che, senza verificarsi altre circostanze simili, la pietà de’ nipoti venga presto a compiere questa solenne espressione di vera fede, che forma una delle meraviglie del Trentino.. 
La vicina Chiesa parrocchiale è di perfetta architettura classica, a croce latina. L’altare maggiore ha un lusso di marmi lavorati splendidamente ed in modo speciale nel cimiero e nel parapetto dello stesso. È pur classica la statua dell’Immacolata in marmo bianco, posta nella nicchia dell’altare sopra il tabernacolo e che conta più di un secolo e mezzo d’esistenza. L’altare della cappella di S. Croce, tutto in legno dorato, è pure di molto valore; quivi ammiransi numerosissimi i quadri votivi per grazie ottenute dalla Croce taumaturga, che forma spesso la meta di pellegrini giudicariesi e non solo, ma del Trentino e d’Italia. Manca a compimento di tutto questo bel quadro la cornice, cioè la facciata della Chiesa; faccio voti che la pietà e lo zelo de’ buoni bleggiani si scuotano finalmente, e seguendo le antiche tradizioni si venga ad effettuare sì bella opera; e così in questa occasione si potrebbe levare l’organo da dove presentemente sta e trasportarlo in fondo alla Chiesa con più profitto dell’estetica e dell’acustica. Avanti dunque chi può e deve darne la forte iniziativa. Fra i parochi che si segnalarono pello zelo della casa di Dio, primo e facile principe mi permetto nominare il M. R. Don Carlo Agapito Mosca da Caderzone in Rendena,1 Dottore in S. Teologia ed oratore famoso. Resse questa parocchia dal 24 giugno 1736–22 ott. 1771, e morì in sede di 75 anni. Questi al suo nome primiero di Carlo v’aggiunse quello di Agapito, quando venne nominato Cardinale di S. Chiesa Agapito Mosca da Pisa, al quale mandò lettere di congratulazione. Dalla vita un po’ singolare di questo dottissimo sacerdote mi piace riferire questo fatterello: Nei primi anni della sua cura parocchiale di Bleggio si avea comperato un suolo vicino e vi fece costruire un roccolo, dove passava lunghe ore dilettandosi nella caccia e ne’ suoi studi prediletti. Ma di notte tempo da mano ignota questa sua delizia roccolesca venne abbattuta e per intiero distrutta. Nella prossima domenica egli si volge sull’altare e dopo aver dichiarato che perdonava cordialmente al distruttore e lo dispensava dall’obbligo di restituzione per danni sofferti, così conchiuse: Da qui innanzi sarò non cacciatore, ma pastore di anime. O felix culpa!... 
La piazza di Larido sul finire dell'ottocento
Chi volesse poi da S. Croce fare una scorsa alle Curazie del Bleggio Superiore, troverà amenissimo il viaggio. Nel passare da Cavrasto, paese di grandezze decadute, non senza importanza però al presente, perché tappa de’ viaggiatori per e dal Durone, non manchi di fare una visitina a quella Chiesa curata, dipinta recentemente, ove evvi la tomba del Bottesi,sacerdote defunto in concetto di santità. (L’articolista avrebbe potuto dircene un po’ di più. Noi conosciamo il nome di D. Gregorio Bottesi, n. a Lundo (Lomaso) nel 1754, cur. emer. di Lundo, e morto il 15 maggio 1834. È questi? R.) Voltando poi a sera verso Balbido, patria d’un Vescovo Crosina, si ascende a Rango, paese il più alto della parrocchia (750 m) e che segna illustri famiglie per la storia giudicariese. Voltando poscia a settentrione, a lenta discesa si attraversano i quattro paeselli formanti la Curazia di Quadra, cioè Cavajone, (in antico molto più esteso), Marazzone, Larido, e Bivedo, ove trovasi la Chiesetta, con eleganza dipinta di fresco dal Rota. In questa ammirasi di classico pennello la palla del coro, portante una Madonna col Bambino, dai lati il Battista e S. Antonio Abate ed in basso tre ritratti della famiglia Guidottini, estinta ora, ma la prima del paese all’epoca del dipinto che è il 1540. Non è senza pregio anche il quadro, appeso alla parete della facciata, del Sgozzi veronese, ove ammirasi un S. Girolamo vestito interamente da Cardinale di S. madre Chiesa. 
Chi fosse amante di prospettiva non ha che da fare pochi minuti di strada all’altura di Pron, ove sono le uccellande Salvatori; da qui potrà godere uno de’ più bei panorami di questa classica vallata. Dai ruderi del Castello Restoro, che sorse ai piedi del colle attorno attorno, potrà numerare i più che 30 paesuccoli di cui è tempestato questo anfiteatro giudicariese. Da questo luogo la discesa, piuttosto ripida, è però amena e breve, e lascia soddisfatto il viaggiatore per avere ben spese quattro ore con tale istruttiva escursione. Ma il campanello invita alla cena, e faccio senz’altro punto fermo.

1.Don Carlo Agapito Mosca (1696-1771), personaggio unico nella storia caderzonese, fu il più celebrato predicatore trentino del secolo XVIII, e il pievano indimenticato del Bleggio (1736 - 1771) dove sino alla sua morte profuse la dovizia della sua fede, della sua dottrina, della sua parola, lasciando segni e memorie tali da confermare in tutto la fama del religioso ineguagliabile che fece fiorire attorno a sé il deserto.(Notizie tratte dal sito 
http://www.caderzone.net/lang/IT/pagine/dettaglio/storia_cultura,4/dalle_origini,64.html)
2.Don Gregorio Bottesi da Lundo (14.3.1754-15.5.1834); per ulteriori informazioni si veda i "Cenni sulla vita del reverendo sacerdote don Giovanni Bottesi missario di Cavrasto" scritta dal parroco di bleggio don Giovanni Battista Lenzi nel 1908 (edita da Monauni) e disponibile in numerose biblioteche.

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