IV. S. Croce - Bleggio. 10 Luglio 87 Torna all'indice
L’appetito vien mangiando, dice il
proverbio; ed io direi che vien molto
meglio digiunando. Così, soddisfatto
per la bella gita di jeri, mi venne la voglia di continuare, e questa volta presi
l’ascesa verso della bella plaga bleggina.
Adopero questa parola, perché di origine romana, come sta scritto nel frammento di lapide trovato presso Bivedo
ed ora al Museo di Rovereto, la quale
porta scritte queste parole:
EX BLEGINA – IUSSU CŒSARIS
di enigmatica significazione.
Bleggio ha una parrocchia con sede
a S. Croce e due Comuni generali col
nome storico di Bleggio Superiore e
Inferiore. Tempo fa era un sol Comune e si divisero pro bono pacis secondo
la intenzione, non credo però secondo
l’effetto. Ad ogni modo fecero benissimo a ritenere il nome antico, mentre i
Comuni di Lomaso dividendosi commisero un gravissimo errore, perché fecero scomparire per conto loro il nome
classico di Lomaso col quale nessuno
di que’ comuni ora più viene nominato. Fortuna che esiste la parocchia di
Lomaso che continua e continuerà la
gloriosa tradizione, la quale per conto
dei padri della patria e di chi li dirigeva
sarebbe ormai per sempre dimenticata.
… Ma non facciamo deviazioni chè la
via lunga ne sospinge.
La strada per andarvi è tutta carrozzabile e in tre sole ore si può fare
il ritorno dopo una visita alle cose
degne di nota. Guadagnata l’altura
di Cares (nome gallico?) nella visita
alla piccola chiesetta puossi osservare qualche frammento di lapide delle
prime epoche cristiane, murato innanzi alla facciata in basso, e raro nel
suo genere.
Proseguendo il viaggio dopo 10
minuti siamo a Comighello; qui è
d’uopo deviare di pochi passi per visitare la chiesetta di S. Nicolò che ci offre una bella sorpresa pittorica. Sono
quattro pitture antichissime, due delle quali portano l’effigie poetica delle
Sibille, mentre al parapetto dell’altare
ammirasi in miniatura uno stupendo
dipinto rappresentante la carità cristiana in numerosissime figure. Brava questa gente che seppe conservare
questo tesoro dell’arte, mentre a Lomaso si lasciarono malamente perire
varii quadri delle Sibille ed il vessillo
militare tolto ai Veneti dai nostri nella battaglia di Calliano dei 10 Agosto
1487, il quale per concessione Vescovile veniva portato nelle processioni.
Attenzione dunque, che giammai si
rinnovino simili vandalismi o sperperi!
Ancora 15 minuti di piccola ascesa
ed eccoci a S. Croce. Chi v’arriva per la
prima volta, si ferma estatico innanzi
alla Croce colossale, di granito grigio,
che gli si presenta innanzi con una maestà monumentale. Stando un po’ da
lungi le giuste proporzioni ingannano
l’occhio sulla sua altezza; ma arrivati al
piede, si capisce subito quanto sia reale
la sua imponente elevazione di 20 m.
Basti solo il dire che la pietra ottagona, ove discende l’asta della Croce, porta 8
nicchie di 1,5 m di altezza. Al monumento mancano ancora gli accessorj,
cioè statue da porsi in queste nicchie,
in quelle dell’asta, e le quattro alla
base, ove sono presentemente quattro
sfere granitiche. Questo monumento, votato in tempi di calamità, venne
solennemente eretto nel 1863 a spese
di divoti offerenti; volesse il cielo che,
senza verificarsi altre circostanze simili,
la pietà de’ nipoti venga presto a compiere questa solenne espressione di vera
fede, che forma una delle meraviglie
del Trentino..
La vicina Chiesa parrocchiale è di
perfetta architettura classica, a croce
latina. L’altare maggiore ha un lusso
di marmi lavorati splendidamente ed
in modo speciale nel cimiero e nel
parapetto dello stesso. È pur classica
la statua dell’Immacolata in marmo
bianco, posta nella nicchia dell’altare
sopra il tabernacolo e che conta più
di un secolo e mezzo d’esistenza. L’altare della cappella di S. Croce, tutto
in legno dorato, è pure di molto valore; quivi ammiransi numerosissimi i
quadri votivi per grazie ottenute dalla
Croce taumaturga, che forma spesso
la meta di pellegrini giudicariesi e
non solo, ma del Trentino e d’Italia.
Manca a compimento di tutto questo
bel quadro la cornice, cioè la facciata
della Chiesa; faccio voti che la pietà
e lo zelo de’ buoni bleggiani si scuotano finalmente, e seguendo le antiche tradizioni si venga ad effettuare
sì bella opera; e così in questa occasione si potrebbe levare l’organo da dove presentemente sta e trasportarlo
in fondo alla Chiesa con più profitto dell’estetica e dell’acustica. Avanti
dunque chi può e deve darne la forte
iniziativa.
Fra i parochi che si segnalarono
pello zelo della casa di Dio, primo e
facile principe mi permetto nominare il M. R. Don Carlo Agapito Mosca
da Caderzone in Rendena,1 Dottore in S. Teologia ed oratore famoso.
Resse questa parocchia dal 24 giugno
1736–22 ott. 1771, e morì in sede di
75 anni. Questi al suo nome primiero
di Carlo v’aggiunse quello di Agapito,
quando venne nominato Cardinale di
S. Chiesa Agapito Mosca da Pisa, al
quale mandò lettere di congratulazione. Dalla vita un po’ singolare di questo dottissimo sacerdote mi piace riferire questo fatterello: Nei primi anni
della sua cura parocchiale di Bleggio
si avea comperato un suolo vicino e vi
fece costruire un roccolo, dove passava lunghe ore dilettandosi nella caccia
e ne’ suoi studi prediletti. Ma di notte
tempo da mano ignota questa sua delizia roccolesca venne abbattuta e per
intiero distrutta. Nella prossima domenica egli si volge sull’altare e dopo
aver dichiarato che perdonava cordialmente al distruttore e lo dispensava dall’obbligo di restituzione per
danni sofferti, così conchiuse: Da qui
innanzi sarò non cacciatore, ma pastore
di anime. O felix culpa!...
La piazza di Larido sul finire dell'ottocento |
Chi volesse poi da S. Croce fare
una scorsa alle Curazie del Bleggio Superiore, troverà amenissimo il viaggio.
Nel passare da Cavrasto, paese di grandezze decadute, non senza importanza
però al presente, perché tappa de’ viaggiatori per e dal Durone, non manchi
di fare una visitina a quella Chiesa curata, dipinta recentemente, ove evvi la
tomba del Bottesi,2 sacerdote defunto
in concetto di santità. (L’articolista
avrebbe potuto dircene un po’ di più.
Noi conosciamo il nome di D. Gregorio Bottesi, n. a Lundo (Lomaso) nel
1754, cur. emer. di Lundo, e morto il
15 maggio 1834. È questi? R.) Voltando poi a sera verso Balbido, patria d’un
Vescovo Crosina, si ascende a Rango,
paese il più alto della parrocchia (750
m) e che segna illustri famiglie per la
storia giudicariese. Voltando poscia a
settentrione, a lenta discesa si attraversano i quattro paeselli formanti la
Curazia di Quadra, cioè Cavajone, (in
antico molto più esteso), Marazzone,
Larido, e Bivedo, ove trovasi la Chiesetta, con eleganza dipinta di fresco
dal Rota. In questa ammirasi di classico pennello la palla del coro, portante
una Madonna col Bambino, dai lati il
Battista e S. Antonio Abate ed in basso tre ritratti della famiglia Guidottini, estinta ora, ma la prima del paese
all’epoca del dipinto che è il 1540.
Non è senza pregio anche il quadro,
appeso alla parete della facciata, del
Sgozzi veronese, ove ammirasi un S.
Girolamo vestito interamente da Cardinale di S. madre Chiesa.
Chi fosse amante di prospettiva non
ha che da fare pochi minuti di strada
all’altura di Pron, ove sono le uccellande Salvatori; da qui potrà godere uno
de’ più bei panorami di questa classica vallata. Dai ruderi del Castello Restoro, che sorse ai piedi del colle attorno
attorno, potrà numerare i più che 30
paesuccoli di cui è tempestato questo
anfiteatro giudicariese. Da questo luogo la discesa, piuttosto ripida, è però
amena e breve, e lascia soddisfatto il
viaggiatore per avere ben spese quattro
ore con tale istruttiva escursione. Ma
il campanello invita alla cena, e faccio
senz’altro punto fermo.
1.Don Carlo Agapito Mosca (1696-1771), personaggio unico nella storia caderzonese, fu il più celebrato predicatore trentino del secolo XVIII, e il pievano indimenticato del Bleggio (1736 - 1771) dove sino alla sua morte profuse la dovizia della sua fede, della sua dottrina, della sua parola, lasciando segni e memorie tali da confermare in tutto la fama del religioso ineguagliabile che fece fiorire attorno a sé il deserto.(Notizie tratte dal sito
http://www.caderzone.net/lang/IT/pagine/dettaglio/storia_cultura,4/dalle_origini,64.html)
2.Don Gregorio Bottesi da Lundo (14.3.1754-15.5.1834); per ulteriori informazioni si veda i "Cenni sulla vita del reverendo sacerdote don Giovanni Bottesi missario di Cavrasto" scritta dal parroco di bleggio don Giovanni Battista Lenzi nel 1908 (edita da Monauni) e disponibile in numerose biblioteche.
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