Oggidì cercheremo distrarci un po’
al di là della Sarca, cioè alla sinistra, e
per ciò fare passeremo al Ponte delle
Tre Arche doppiamente famoso. Famoso perché diede il nome alla località adiacente delle Tre Arche, o semplicemente alle Arche, la quale sembra
chiamata a divenire centro principale
del movimento commerciale ed agricolo delle Giudicarie esteriori. Quivi
si tengono mensilmente, tranne nei
mesi di crudo inverno, i mercati di
animali e grani al terzo martedì, mi
si dice con numerosissimo concorso
non solo de’ dintorni, ma delle valli
vicine e perfino dal Regno d’Italia.
Tutto si fa in regola, solo si desidera
che l’autorità politica tenga un po’
più d’occhio a certe combricole e balli di contrabbando, ove si fa mercato
di cose ben preziose, quale l’onestà ed
il buon costume della inesperta gioventù; il che non deve giammai avvenire in paesi cattolici; a chi spetta la
responsabilità di questi disordini, il
mettervi rimedio pronto, perché so
di un detto infallibile che suona: Dio
non paga il sabato… potrebbe essere
anche il martedì… Ma non moralizziamo, non è il mio forte, vado anch’io, e…, torniamo al ponte. Famoso
in secondo luogo, perché fu unico tra
i numerosi fratelli che restò in piedi
nella ecatombe pontina del 1866,
sebbene avesse già in seno la pillola da
crepare.
Di sotto al ponte voi vedete scorrere impetuosa la corrente, la quale aumenta il suo cupo muggito nel sentirsi
serrata la via sotto la triplice arcata.
Vidi alla sponda destra il pennello, posto a salvezza del ponte, quasi del tutto
corroso dalla rabbia dell’onde; so che
in proposito si fecero rapporti alla presidenza del Distretto o della Concorrenza per rimetterlo in buon ordine;
dunque non si ritardi ulteriormente, la
reclamata riparazione se non si vogliono lamentar presto danni peggiori; e
sperando che queste parole non sien
dette a’ sordi, passo avanti e ascendo
alla capitale politica del Distretto.
Stenico, sede del Giudizio distr.,
degli Uffici del Censo e Forestale,
d’un posto dell’i.r. Gendarmeria e di
altri annessi e connessi, vi presenta
naturalmente un ambiente burocratico che lo differenzia da tutti gli altri
paesi della valle, ma il suo popolo del
resto si mantiene egualmente nella
gran maggioranza di puro tipo giudicariese. A cagione del suo Castello
ben conservato, e che vidi con un po’
di controsenso recentemente coperto
in parte a tavolette di cemento, già ab
antiquo questo paese fu preposto a
capo del Distretto, sebbene per rispetto alla valle si trovi nella posizione di
un punto qualunque della periferia.
Verissimo che per conto litiganti e paganti starebbe meglio più sù, magari
al rifugio della Tosa, ma pel resto de’
mortali si desidererebbe anche questa
capitale un po’ più centrica.
Chi sa? visto che il progresso ha
preso l’aire e che ovunque si spendono e si spandono danari in fabbriche
tribunalizie e carcerarie, che non avvenga anche qui qualche innovazione? Al caso i manovali vi sarebbero
pronti ad ogni momento assieme al
materiale. Stenico (capo luogo degli
Stoni?) è buon luogo romano. Vi si
trovò l’epigrafe del veterano M. Ulpio
Bellico e moltissime monete romane
(Orsi l. c.) Il Castello naturalmente
vi occupa la posizione più amena e
romantica, e da qui si prospetta come
in vasto panorama gran parte della
valle; su quest’altura fuvvi al certo un
arce romana, sopra la quale si rifece il
presente fabbricato in epoca posteriore, ove i P. Vescovi di Trento tenevano
un Luogotenente per tutte le 7 Pievi.
La chiesa, di recente costruzione,
è dedicata a S. Vigilio e ciò forse per
consolidare la tradizione popolare
del suo passaggio da questa parte alla
evangelizzazione della Rendena. È
vero che molti altri opinano che il S.
Martire sia andato nella valle rendenese dalla Valle del Nosio pel passo
di Campiglio, ma non avendo documenti certi su questo punto, io sto
coi primi per la tradizione più probabile, e ritengo sia andato S. Vigilio
in Rendena per la strada di Toblino,
Ranzo, Banale e da qui per Stenico e
forse anche pel Durone, ove il passo
è facile per natura sua. Ai dotti del
paese lascio assicurar meglio questo
punto storico di non poca importanza, mentre passo ad altre distrazioni.
Da qui ascendendo a mattina con
strada buona a breve si arriva a Seo, il
paesello più alto di tutta la valle ed in
posizione tale che vi dà il più bello ed
esteso panorama del bacino distrettuale. Dalle finestre della canonica
oltre 40 paeselli vagamente dispersi si
presentano alla vostra vista. Le svariate scene poi topografiche, gli sfondi
e le sfumature di vallette amene e di
colli pittoreschi, la larghezza dell’orizzonte, le vette dei monti a piramide, a cocuzzoli, a merletti, a ridossi
arrotondati, il fiume (la Sarca ben inteso) quale arteria principale in cui si
versano torrenti spumanti, placidi ruscelli, ed umili rigagnoli, presentano
tale materiale al pennello del pittore
od al fotografo da essere inesauribile.
Faccio voti che nell’interesse del paese si moltiplichino le riproduzioni
fotografiche di questi luoghi, che in un
non lontano avvenire son chiamati a
diventare una seconda Svizzera. Che
se al presente siamo ancora in ritardo, tutta la colpa è di questi valligiani, che lasciano ignorare al forestiero
questi tesori alpini. Dunque mano
all’opra da chi sente sincero amor di
patria… Mi distacco a malincuore da
questo luogo incantevole e precipito
in pochi minuti a Premione, paesello presentemente poco considerato,
mentre in antico era il prescelto per le
unioni di regola di tutte le Giudicarie
esteriori, come Preore era per quelle
interiori.
Per quanto domandassi, non trovai
qui nessuna raccolta di memorie patrie e forse perché in allora non si aveva uno stabile ufficio ove custodire i
relativi conchiusi; nessuna meraviglia
per questo, mentre anche al presente si tengono le sessioni distrettuali
in qualche trattoria alle Arche, senza avere un luogo fisso ove riporre i
protocolli rispettivi, i quali formerebbero tanti documenti storici, e così
trasportandoli or qua or là dai vari
presidi che si succedono, si finisce col
lasciare alla storia delle semplici congetture e tradizioni incomplete. Non
sarà certo una pretesa fuor di luogo,
il raccomandare ai padri della patria
di stabilire un luogo opportuno al
Ponte delle Arche, che sia di proprietà
esclusiva del distretto e quivi tenere
le unioni comulative eventuali. Meriterebbe poi assai per la storia chi vi
facesse la raccolta delle memorie importanti che si trovano qua e là sparse
nel dimenticatojo di tante cancellarie
comunali, di qualche archivio canonicale e forse ancora di qualche famiglia
di antico lustro.
Ma l’ora è tarda; e non vorrei che
questa distrazione mi facesse dimenticare la cena, alla quale lo stomaco
non vuol per niente rinunciare; ripasso quindi il ponte e, con soddisfazione della cuoca, arrivo in punto al
Benedicite.
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