venerdì 25 gennaio 2013

V. Stenico – Seo – Premione

V. Stenico – Seo – Premione                       12 Luglio                                                    Torna all'indice

Oggidì cercheremo distrarci un po’ al di là della Sarca, cioè alla sinistra, e per ciò fare passeremo al Ponte delle Tre Arche doppiamente famoso. Famoso perché diede il nome alla località adiacente delle Tre Arche, o semplicemente alle Arche, la quale sembra chiamata a divenire centro principale del movimento commerciale ed agricolo delle Giudicarie esteriori. Quivi si tengono mensilmente, tranne nei mesi di crudo inverno, i mercati di animali e grani al terzo martedì, mi si dice con numerosissimo concorso non solo de’ dintorni, ma delle valli vicine e perfino dal Regno d’Italia. Tutto si fa in regola, solo si desidera che l’autorità politica tenga un po’ più d’occhio a certe combricole e balli di contrabbando, ove si fa mercato di cose ben preziose, quale l’onestà ed il buon costume della inesperta gioventù; il che non deve giammai avvenire in paesi cattolici; a chi spetta la responsabilità di questi disordini, il mettervi rimedio pronto, perché so di un detto infallibile che suona: Dio non paga il sabato… potrebbe essere anche il martedì… Ma non moralizziamo, non è il mio forte, vado anch’io, e…, torniamo al ponte. Famoso in secondo luogo, perché fu unico tra i numerosi fratelli che restò in piedi nella ecatombe pontina del 1866, sebbene avesse già in seno la pillola da crepare. 
Di sotto al ponte voi vedete scorrere impetuosa la corrente, la quale aumenta il suo cupo muggito nel sentirsi serrata la via sotto la triplice arcata. Vidi alla sponda destra il pennello, posto a salvezza del ponte, quasi del tutto corroso dalla rabbia dell’onde; so che in proposito si fecero rapporti alla presidenza del Distretto o della Concorrenza per rimetterlo in buon ordine; dunque non si ritardi ulteriormente, la reclamata riparazione se non si vogliono lamentar presto danni peggiori; e sperando che queste parole non sien dette a’ sordi, passo avanti e ascendo alla capitale politica del Distretto.
Stenico, sede del Giudizio distr., degli Uffici del Censo e Forestale, d’un posto dell’i.r. Gendarmeria e di altri annessi e connessi, vi presenta naturalmente un ambiente burocratico che lo differenzia da tutti gli altri paesi della valle, ma il suo popolo del resto si mantiene egualmente nella gran maggioranza di puro tipo giudicariese. A cagione del suo Castello ben conservato, e che vidi con un po’ di controsenso recentemente coperto in parte a tavolette di cemento, già ab antiquo questo paese fu preposto a capo del Distretto, sebbene per rispetto alla valle si trovi nella posizione di un punto qualunque della periferia. Verissimo che per conto litiganti e paganti starebbe meglio più sù, magari al rifugio della Tosa, ma pel resto de’ mortali si desidererebbe anche questa capitale un po’ più centrica.
Chi sa? visto che il progresso ha preso l’aire e che ovunque si spendono e si spandono danari in fabbriche tribunalizie e carcerarie, che non avvenga anche qui qualche innovazione? Al caso i manovali vi sarebbero pronti ad ogni momento assieme al materiale. Stenico (capo luogo degli Stoni?) è buon luogo romano. Vi si trovò l’epigrafe del veterano M. Ulpio Bellico e moltissime monete romane (Orsi l. c.) Il Castello naturalmente vi occupa la posizione più amena e romantica, e da qui si prospetta come in vasto panorama gran parte della valle; su quest’altura fuvvi al certo un arce romana, sopra la quale si rifece il presente fabbricato in epoca posteriore, ove i P. Vescovi di Trento tenevano un Luogotenente per tutte le 7 Pievi
La chiesa, di recente costruzione, è dedicata a S. Vigilio e ciò forse per consolidare la tradizione popolare del suo passaggio da questa parte alla evangelizzazione della Rendena. È vero che molti altri opinano che il S. Martire sia andato nella valle rendenese dalla Valle del Nosio pel passo di Campiglio, ma non avendo documenti certi su questo punto, io sto coi primi per la tradizione più probabile, e ritengo sia andato S. Vigilio in Rendena per la strada di Toblino, Ranzo, Banale e da qui per Stenico e forse anche pel Durone, ove il passo è facile per natura sua. Ai dotti del paese lascio assicurar meglio questo punto storico di non poca importanza, mentre passo ad altre distrazioni. 
Da qui ascendendo a mattina con strada buona a breve si arriva a Seo, il paesello più alto di tutta la valle ed in posizione tale che vi dà il più bello ed esteso panorama del bacino distrettuale. Dalle  finestre della canonica oltre 40 paeselli vagamente dispersi si presentano alla vostra vista. Le svariate scene poi topografiche, gli sfondi e le sfumature di vallette amene e di colli pittoreschi, la larghezza dell’orizzonte, le vette dei monti a piramide, a cocuzzoli, a merletti, a ridossi arrotondati, il fiume (la Sarca ben inteso) quale arteria principale in cui si versano torrenti spumanti, placidi ruscelli, ed umili rigagnoli, presentano tale materiale al pennello del pittore od al fotografo da essere inesauribile. Faccio voti che nell’interesse del paese si moltiplichino le riproduzioni fotografiche di questi luoghi, che in un non lontano avvenire son chiamati a diventare una seconda Svizzera. Che se al presente siamo ancora in ritardo, tutta la colpa è di questi valligiani, che lasciano ignorare al forestiero questi tesori alpini. Dunque mano all’opra da chi sente sincero amor di patria… Mi distacco a malincuore da questo luogo incantevole e precipito in pochi minuti a Premione, paesello presentemente poco considerato, mentre in antico era il prescelto per le unioni di regola di tutte le Giudicarie esteriori, come Preore era per quelle interiori. 
Per quanto domandassi, non trovai qui nessuna raccolta di memorie patrie e forse perché in allora non si aveva uno stabile ufficio ove custodire i relativi conchiusi; nessuna meraviglia per questo, mentre anche al presente si tengono le sessioni distrettuali in qualche trattoria alle Arche, senza avere un luogo fisso ove riporre i protocolli rispettivi, i quali formerebbero tanti documenti storici, e così trasportandoli or qua or là dai vari presidi che si succedono, si finisce col lasciare alla storia delle semplici congetture e tradizioni incomplete. Non sarà certo una pretesa fuor di luogo, il raccomandare ai padri della patria di stabilire un luogo opportuno al Ponte delle Arche, che sia di proprietà esclusiva del distretto e quivi tenere le unioni comulative eventuali. Meriterebbe poi assai per la storia chi vi facesse la raccolta delle memorie importanti che si trovano qua e là sparse nel dimenticatojo di tante cancellarie comunali, di qualche archivio canonicale e forse ancora di qualche famiglia di antico lustro. Ma l’ora è tarda; e non vorrei che questa distrazione mi facesse dimenticare la cena, alla quale lo stomaco non vuol per niente rinunciare; ripasso quindi il ponte e, con soddisfazione della cuoca, arrivo in punto al Benedicite.

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