domenica 17 febbraio 2013

I vigneti modello del Banale

"Bollettino C.P.A.", agosto 1885 (Visita di don Lorenzo Guetti e don Giovanni Battista Lenzi, presidente del consorzio agrario distrettuale di Santa Croce del Bleggio, ai vigneti nell'area del Banale)

S. Croce (C.A.D.) 18 agosto. - Una commissione presieduta dal M. R. Don G. B. Lenzi preside del nostro Consorzio agrario distrettuale faceva in questi dì una visita al Banale per scopi agricoli ed in modo speciale per l'evasione del conchiuso X preso nell'assemblea generale dei 26 maggio p.p. (*)
Lettera inviata dal delegato Merli Antonio al Consorzio
 agrario di Santa Croce e probabilmente letta dallo stesso
don Guetti. Nel  documento Merli riferiva riguardo alla
 riscossione della tassa sociale e al fatto che vi erano
 lamentele riguardanti il mancato ricevimento dell’“Almanacco
Agrario”. Inoltre avvertiva che gli avvisi riguardanti il solfato
 di rame e le sementi erano stati tolti dalla bacheca prima
 che molta gente avesse potuto vederli 
(A.P.VL., Documentazione personale di sacerdoti del decanato  
di Lomaso, Carteggio ed atti, fasc. “Documentazione personale di 
don Lorenzo Guetti 1859-1893”)

Ecco una debile descrizione delle felici impressioni di questa campagnata. L'aspetto generale delle campagne fu soddisfacente, ed il grano turco in perfetta vegetazione senza avarie per siccità a preferenza di altre zone di questo distretto. Anche le viti di ogni qualità si videro cariche di grappoli con pochissima malattia d'oidium e anche in quelle poche che non sentirono l'azione dello zolfo. L'attenzione della comitiva consorziale fu in modo speciale diretta ai vigneti esperimentali e diremo modello. A Sclemo in buona posizione havvene uno del socio e delegato consorziale sig. Romedio Merli. Questo ha di singolare che solo le ceppaje ed i capi a frutto futuri formano il filare, mentre il capo a frutto presente viene teso traversalmente all'interfilare sì che tutta l'uva resta all'aria libera ed esposta ai raggi del sole. La cimatura riesce più facile e più pronta e la zappatura pure non resta niente affatto impedita. La quantità d'uva di quest'anno è quasi dire esagerata, forse questa pregiudicherà alla qualità. La cimatura sembra troppo rigorosa ché lascia troppo scoperti i grappoli al solione ed alla minima grandinata, ma ad ogni modo merita applauso questo viticultore assai solerte. L'assaggio del vino prodotto l'anno scorso in buona quantità dalle uve di varia qualità di questo vignaletto, diede buon esito sia in sapore che colore, e la commissione brindò alla bravura del nostro Merli. - Ma ove l'aspettazione fu superata dalla realtà si fu nella visita ai vigneti modello del sig. Luigi Rigotti di S. Lorenzo, e rispettivo assaggio di vini di vario tipo. Quivi la coltura della vite è perfettissima giusta i precetti di Nane Gastaldo e quale veramente era da aspettarsi da uno dei più distinti allievi della Scuola agraria a S. Giorgio di felice memoria.
Il sig. Rigotti oltre a tante varietà di viti coltivate in due vigneti in via di prova, possiede un vigneto quasi esclusivo di Borgogna nero e bianco e che questo anno, favente Deo, gli frutterà oltre i 10 Ettolitri d'ottimo graspato. Già a quest'ora s'ammirano alcune ceppaje cariche di grappoli neri e siamo solo alla metà d'agosto!
La peronospera viticola fece la sua comparsa anche quest'anno, ma nei vigneti rigottiani trovò un vigilante difensore che la cacciò quasi del tutto e con pochissimo danno, sicché si dovette rifuggiare sulle viti coltivate alla noetica di alcuni vicini, ove fece e fa non poco male. L'oidium poi, che a preferenza pare ami intaccare le viti renane o coltivate razionalmente, fu soffocato collo zolfo, e perfino in questi dì si dovette su qualche ceppaja ripetere una quadrupla e perfino quintupla solforazione.
Lo stupore giunse al colmo alla vista della vegetazione e produzione fruttifera di un piccolo appezzamento di viti renane di recente impiantagione in mezzo ad un suolo o diremo meglio ad un promontorio affatto marnoso. Solo con leve e piccone e con gran spesa si poté sollevare e sminuzzare il suolo per riporvi le barbatelle. Ora si vedono le sole viti prosperare ottimamente anche nel tempo de' più forti calori; nissun filo d'erba vi può vivere, anzi è impossibile ogni sorta di zappatura fatta con arnesi fuorché col piccone; sicché dopo il primo scasso fatto nell'impianto delle viti e della relativa concimazione già da quattro anni quel vigneto non ebbe che le sole cure aeree senza la minima vegetazione sotterranea!
Nell'intermezzo della visita ai vigneti, come è naturale, non si tralasciò l'assaggio dell'umor che dalla vite cola, e ottenuto da questi vigneti l'anno scorso di infelice raccolto. Il vino presentato all'assaggio fu di quattro qualità. Ordinario da pasto e proveniente da varie qualità di viti di predominio della Vicentina; borgogna nero e bianco da pasto fino, ed una qualità moscatello spumante uso Champagne. De gustibus non est disputandum. Ma ci volle un atto di fede non facile per persuadersi che a S. Lorenzo si potessero avere prodotti sì fini. Il borgogna nero e bianco presentava il suo vero tipo che, sebbene ancora immaturo, sembrava uscire lì per lì dalle più genuine cantine del Reno. La meraviglia però cessa affatto quando si conosce la bravura teorica e pratica del nostro enologo Rigotti, il quale è chiamato in questo ramo ad illustrare la patria ed a portare una rivoluzione viticola in queste valli che non farà male a nissuno, ma bene a tutti.
Bisognerebbe però che i maggiori possidenti di quì lo imitassero, e dietro il suo esempio estendessero la coltura della vite giusta i suoi vigneti modello, e verrebbe il tempo che Bacco non disdegnerebbe abitare anche queste amene valli degne di miglior fortuna.
Allievo il sig. Rigotti, come dissi della scuola di S. Giorgio, sembrerebbe invece uscire dalle scuole superiori di enologia; il suo completo laboratorio chimico, la lucidezza della esposizione teorica, la prontezza dell'esecuzione pratica alle svariate prove chimiche del mosto e del vino e dei varii processi relativi persuade, meraviglia, incanta. Perfetto conoscitore delle varie colture e malattie delle viti, dei migliori sistemi di confezionare i vini, meriterebbe al certo che il sig. Luigi Rigotti fosse prescelto a preferenza di qualunque altro nel Distretto per essere mandato agli studi e pratiche contro la Fillossera nella scuola superiore di Klosterneuburg, o di Vienna. Si spera che ciò si farà da chi è chiamato a fare la scelta dei delegati. Noi intanto ripetendo un bravo di cuore a questo giovine figlio del popolo, ed uno dei delegati del nostro Consorzio agrario distrettuale, per il bene della patria gli auguriamo un felice avvenire.
La commissione consorziale in fine fece una breve visita alla stazione meteorologica nella canonica di San Lorenzo, iniziata dai benemeriti nostri Alpinisti tridentini ed ora diretta da quell'ottimo Vicario curaziale D. Antonio Prudel1. Questo sacerdote, dopo avere soddisfatto con zelo indefesso alle esorbitanti fatiche della cura d'anime in quel paese frazionato e disperso assai e che conta 1000 anime, si presta ancora all'ufficio di meteorologo senza rimunerazione alcuna! Sarebbe cosa ben fatta perciò che, se non si vuole da parte ecclesiastica assisterlo di personale, almeno da chi si deve venisse rimunerato in questo impegno non poco seccante e dispendioso. Quanti che fanno assai meno per la scienza vengono da pubblicj erari rimunerati con profusione ed a danno della giustizia distributiva; dunque videant consules!
Conchiudiamo. S. Lorenzo del Banale è assai fuor di mano e lungi dal centro delle Giudicarie esteriori e per disgrazia accessibile per una strada assai disastrosa, unica cosa che reclama pronto rimedio, altrimenti vorrei dire ai nostri agricoltori giudicariesi: andate là di frequente ed imparate il vero progresso che luminoso appare dalla teoria coronata dalla pratica. Patria avanti!
RUSTICUS


*Vedi il N. 7 di questo Bollettino a pag. 211

1. Don Antonio Prudel da Costasavina (21 aprile 1845-16 maggio 1923); curato di San Lorenzo e gestore della stazione meteorologica. Fu uno dei soci fondatori del consorzio elettrico industriale di Stenico. A San Lorenzo per sua intuizione nacque la seconda cooperativa di smercio e consumo(dopo quella di Villa di Santa Croce) dell'area trentina. Fu presidente, direttore e maestro della banda di San Lorenzo. Grazie alla sua intraprendenza fu costruita la nuova chiesa di San Lorenzo (le sede precedente è usata attualmente come teatro)

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