La Repubblica
Argentina si compone di 14 Stati, autonomi nella loro amministrazione
e che conservano tutto il potere non delegato dalla Costituzione
nazionale al governo federale. Al governo nazionale appartengono i
territori nazionali delle Missioni, del Chaco, della Pampa e della
Patagonia col distretto federale cioè la città di Buenos-Ayres,
sede capitale.La forma del governo è rappresentativa repubblicana
federale. Gli Stati autonomi si chiamano provincie ed hanno propria
costituzione modellata sulla costituzione nazionale, alla quale essa
non può essere contraddittoria in veruna parte. Le costituzioni
provinciali assicurano a ciascuna provincia l’amministrazione della
giustizia, il regime municipale e la educazione primaria. Le
provincie eleggono i proprii governatori, o proprii legislatori e gli
altri pubblici impiegati provinciali senza che il governo federale
centri punto. Le vertenze politico-amministrative fra provincie
vengono risolte dalla suprema Corte di giustizia.
Il governo federale
si compone di tre poteri: Legislativo, Esecutivo, Giudiziario.
– Un congresso
composto di due camere (deputati e senatori) è investito del potere
legislativo. Ogni provincia ed anche la capitale della nazione elegge
i proprii deputati direttamente per mezzo del popolo a semplice
pluralità di suffragio in ragione di 1 per ogni 20 mila abitanti o
di una frazione che non sia al di sotto di 10 mila.Il numero dei
deputati presenti basato sul censimento del 1869 è di 86. Il senato
poi si compone di due senatori per ciascuna provincia e per la
capitale eletti pure a pluralità di voti dalla propria legislatura
di ciascuna provincia; perciò nel numero totale di 30.
-Il potere
esecutivo viene esercitato dal presidente della Repubblica, il quale
sta in carica per 6 anni e non può essere rieletto che
coll’intervallo di un periodo. Per eleggere il medesimo, la
capitale e ciascuna provincia nominano per votazione diretta una
giunta di elettori, la quale ammonta al doppio del numero totale dei
deputati e senatori che inviano al congresso. Questi elettori, fra i
quali non può figurare nessun deputato né senatore, né qualunque
impiegato al soldo della nazione, si riuniscono nelle rispettive
capitali di provincia 4 mesi prima che spiri il periodo presidenziale
ed effettuano le elezioni con doppie liste, una col nome del futuro
presidente, e l’altra con quello del vice-presidente. Lo scrutinio
poscia ha luogo nel congresso, e quivi si proclama pure il nuovo
presidente e vice-presidente, dato che alcuni dei candidati ad ambo i
posti abbiano ottenuta la maggioranza assoluta di suffragi; in caso
contrario, secondo i principii della costituzione, il congresso
stesso elegge uno dei varii candidati che figurano sulle liste.
L’attuale presidente della Repubblica è il tenente generale Giulio Argentino Roca, il governo del quale, cominciato il 12 ottobre 1880, cesserà il 12 ottobre 1886. Condividono col presidente le funzioni del potere esecutivo 5 ministri segretari di Stato, responsabili degli atti che contrassegnano e legalizzano per mezzo della loro firma; la loro nomina vien fatta dal presidente stesso, e si chiamano col nome degli Interni, degli Esteri, delle Finanze, della Giustizia, Culto ed Istruzione e della Guerra e Marina.
L’attuale presidente della Repubblica è il tenente generale Giulio Argentino Roca, il governo del quale, cominciato il 12 ottobre 1880, cesserà il 12 ottobre 1886. Condividono col presidente le funzioni del potere esecutivo 5 ministri segretari di Stato, responsabili degli atti che contrassegnano e legalizzano per mezzo della loro firma; la loro nomina vien fatta dal presidente stesso, e si chiamano col nome degli Interni, degli Esteri, delle Finanze, della Giustizia, Culto ed Istruzione e della Guerra e Marina.
- Il
potere giudiziario è esercitato da una Corte suprema di giustizia, i
membri della quale vengono nominati pure dal presidente ma d’accordo
col senato. Da quest’organizzazione politica americana ci sarebbero
da imparare delle belle coserelle, che starebbero molto bene
applicate dalle legislazioni rancide d’Europa; ma i nostri polmoni
sono troppo usi a respirare parcamente le aure della vera libertà e
perciò contentiamoci così per non morire d’emorragia. (Continua).
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