venerdì 17 marzo 2017

Lettera di don Guetti alla Presidenza del Consiglio Provinciale d'Agricoltura Sezione di Trento

1896 maggio 28: lettera di don Guetti alla presidenza del Consiglio Provinciale d'Agricoltura sezione di Trento giustificandosi per non poter partecipare alla riunione della Giunta permanente di cui faceva parte in quanto presidente del Consorzio Agrario Distrettuale di Santa Croce del Bleggio e valutando la proposta "Spiegelfeld" come inutile senza prima una riforma dell'amministrazione provinciale in senso autonomistico. (A.C.F., Registro "Copia-lettere", velina n.47-50-51)

47-50-51
 n. 32
Inclita Presidenza del Consilio ple 
 d’Agricoltura Sezione 
 Trento 
Essendomi affatto impossibile presenziare oggidì l’unione di codesta Giunta permanente ad onta del telegramma ricevuto jer sera a notte, spedisco le mie idee qualunque sulla proposta Spiegelfeld qui arrivata jer l’altro. 
Detta proposta anzitutto mi si presenta inutile perché naque, visse nella parte italiana della provincia. La nostra agricoltura è gran parte di certo di quel tutto che dicesi Trentino, ma non forma l’essenziale, né il tutto. Le condizioni materiali e morali del ceto agricolo, come di altri ceti, furono studiate ripetutamente dagli intelligenti del paese, ed ancora dal Consiglio Ple d’Agricoltura, ma questo studio si dovette arrestare di fronte all’impossibilità di venire ad efficaci rimedi a dei mali che si mostrano quà e là se anzitutto non si venisse alla riforma dell’amministrazione provinciale, la quale come si trova presentemente è quella che impedisce ogni serio provvedimento in tutti i rami ed in tutti i ceti di questa parte della provincia. Se non si pensa anzitutto a portare una riforma provinciale nel senso che dia al paese il modo di farsi delle leggi che 185 valgono ad amministrare da sé le proprie imposte, e restare in giusto assetto d’aziende comunali e le altre relative, in una parola se non si concede al Trentino un poter proprio che valga ad esercitare in paese le ordinarie aziende delle pubbliche amministrazioni, è affatto inutile che noi nominiamo Comitati che studino le condizioni del ceto agricolo, perché quando abbiamo fatto questi studi ci troveremo sempre innanzi quella muraglia che ci chiude la via a rimedi, qual è il presente amalgama provinciale.
Vuolsi sapere chi è il mite popolo agricolo? Un popolo sano, laborioso, morigerato, intelligente, un suddito fedelissimo, economo, paziente; che s’affatica a cogliere dal suolo, anche il più refrattario, il possibile dei prodotti, ma che il frutto delle sue fatiche va ad annegarsi in un pozzo senza fine che sono le amministrazioni comunali, lasciate in balia di pochi mestatori, senza che il lontano potere provinciale valga a porvi rimedio non solo, ma che tante volte ricolma di onori gli stessi scialacquatori della pubblica cosa.
Ci si dia il modo di salvare il frutto dei nostri lavori, ed allora solo troveremo tosto il modo di avvantaggiare le condizioni morali e materiali anche del ceto agricolo, ed allora solo sarà benvenuto un comitato non di 3 ma magari di 9 membri, che si mettano a studiare la questione agraria nostra; che saremo sicuri che i loro studi saranno efficaci perché avremo in mano nostra i modi di realizzarci, senza ciò, ripeto è tempo perduto. E questo modo unico e solo, volere o non volere, è l’autonomia amministrativa del Trentino.
Fiavé 28 Maggio 1896                                               pLGuetti
                                                                           Membro della Giunta



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